TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Svizzera, Austria, Germania, dove
non abita la crisi dell’ospitalità alberghiera
Piove “turismo ladro”
Per favore, basta bugie!
Nei primi dieci posti è sparita
l’Italia. E cosa accade nella nostra Riviera…
di
Luciano Corrado Scriveva
IL Sole 24 Ore del 17 marzo
scorso. <Tra gli effetti della crisi
economica-finanziaria, c’è anche un’accentuata competizione tra le località
turistiche. In un contesto di dura concorrenza, gli elementi in grado di
fare la differenza sono la qualità complessiva del territorio, un sistema di
trasporti di alto livello, la qualità delle risorse umane impiegate
nell’industria dei viaggi e delle vacanze. Ecco perché ai primi posti nelle
classifiche dei Paesi più ospitali, stilata da Travel Competitiveness Report
del World Economy Forum, ci sono Svizzera, Austria e Germania. Nei primi
dieci posti non c’è l’Italia:
mentre Francia, Canada, Spagna,
Svezia, Stati Uniti, Australia e Singapore completano la top ten. La
classifica comprende 133 Paesi,
con un metodo di analisi, il Tourism Competitiveness Index (Ttci), che
utilizza una combinazione di dati di fonte pubblica e privata>. Fini qui quanto
ha scritto il giornale di
Confindustria, solitamente documentato ed attendibile. In questi giorni,
giornali e televisioni locali, tanto per parlare di casa nostra, hanno
ripreso la litania annuale e ripetitiva di cosa accadrà per le vacanze di
Pasqua. La scoperta più strepitosa è sapere da fonte autorevolissima che <se
ci sarà il sole avremo molti turisti>. Più recenti le
reazioni sui nuovi finanziamenti regionali di aiuto alle aziende ricettive e
al settore. Copione già vissuto:
<Siamo parzialmente soddisfatti, ci
vuole altro, siamo in ritardo>. Chi si trova
nella veste di cronista, osservatore e testimone di 45 anni di vita
turistica ligure, savonese, imperiese, può sottoporvi un’eloquente sequenza
di giornali, dove negli ultimi 20-25 anni i titoli sono sempre gli stessi,
identici. Fotocopia. Tra grande
fiducia, massimo ottimismo e cocenti delusioni. Tra notizie che annunciano
un ritorno i tedeschi, ad altre dove il futuro turistico sarà rappresentato
dai nuovi ricchi dell’Est europeo; fino ai miliardari cinesi ed indiani,
pronti a sbarcare con voli charter nel “moderno” aeroporto di
Villanova d’Albenga, sempre (da
50 anni) in fase di sviluppo,
rilancio. E non siamo al festival delle barzellette organizzato a
Loano, presenti tantissimi
sindaci barzellettieri. Che onore! E ancora: si
legge spesso che sarà vero, chiudono, hanno chiuso, centinaia di alberghi
grandi e piccoli (persino cinque
stelle lusso di Sanremo), ma in questa o quella località, ci sono ottimi
imprenditori disposti ad investire e rischiare in alberghi da mille e una
notte. Una settantina nella sola provincia di Savona, quelli riportati dai
quotidiani locali. Si diffondono
persino notizie (si rivelano bufale) di prestigiose catene alberghiere
internazionali interessate a rilevare questo o quel grand hotel. Magari si
mette nell’angolino le notizie vere delle località e dei Paesi dove queste
catene continuano ad investire, non a parole. Finisce magari per non fare
notizia che una catena internazionale, presente a Savona, per lavorare
arriva ad affittare camere doppie a prezzi imbattibili,
12-16 euro a notte, perché i
pullman arrivano tardi e partono prestissimo. L’ha documentato un inviato
speciale de Il Secolo XIX. Inutile
nascondere (Trucioli Savonesi,
l’ha ripetuto in molti articoli) che una grossa corresponsabilità
delle disfatta, sta nell’incapacità
delle associazioni di categoria di avere rappresentanti autorevoli,
indipendenti, capaci, non ricattabili. Non devono essere dei guerriglieri,
ma evitare di illudere all’infinito coloro che dovrebbero rappresentare. C’è
bisogno di certezze per gli ultimi “eroi”, per i loro figli, per chi aspira
ad un posto di lavoro qualificato. Non c’entrano,
come si è detto per anni, i lamenti, le lacrime, semmai è la fotografia
cocente di dove siamo arrivati. E non abbiamo ancora toccato il fondo. Hanno chiuso le
fabbriche, i cantieri navali, per raccontarci che questa provincia, che
questi angoli di Liguria, sono
votati ad un futuro turistico. Dopo aver perso i
posti di lavoro nelle fabbriche, sono svaniti migliaia di posti di lavoro
nel terziario, con la chiusura di aziende alberghiere, penalizzate in primo
luogo dalla sfrenata e suicida (per la società, non per gli speculatori ed i
loro beneficiari) politica della “case al mare” con la dequalificazione del
territorio, della qualità delle vacanze e della clientela. Un’ecatombe di
seconde case vuote 11 mesi all’anno, con l’industria
turistica sempre più a rotoli. Con milioni di euro dei contribuenti (non
evasori) per promozioni, manifestazioni, mostre, spettacoli che servono
soprattutto alla “casta” a mettersi in passerella. Si finge di
ignorare che la cultura dominante dei Paesi del centro e nord europa, per
anni clienti fedeli e con una buona capacità di spesa, della nostra terra, è
di gran lunga più avanzata della nostra. Non sarà un caso
se i nostri mezzi di comunicazione di massa (dalla televisione pubblica
a quella di “re Berlusconi”)
ci nascondono, o ignorano, sistematicamente come si vive in quei paesi che
sono stati il bacino d’utenza negli anni d’oro, del miracolo economico e
turistico del ponente ligure. Non ci
raccontano cosa descrivono i loro programmi televisivi. Quale sia diventata
la nomea dell’Italia turistica. Quante volte la Riviera Ligure occupa
notizie e documentari. Oggi
Il Sole 24 Ore, se ce ne fosse
bisogno, ci documenta che proprio quei clienti-turisti del centro Europa (Svizzera,
Austria, Germania) sono diventati, a loro volta, le mete più fiorenti e
richieste del mercato mondiale delle vacanze, proprio in tempo di crisi.
Eppure, non hanno mare, non hanno le spiagge, ma hanno saputo valorizzare,
rispettare l’ambiente, come accade nella parte italiana
dell’Alto Adige. Andate a
chiedere a quegli albergatori italiani di lingua tirolese o ladina, se
aspettano il bel tempo di Pasqua
per sapere se ci sarà lavoro o meno. Se assumere o meno dei dipendenti.
Programmare. Siamo il Paese
dell’illusionismo, il paese del “turismo” da illusioni a buon mercato. Con i
politici nostrani più autorevoli e gettonati che vorrebbero insegnare come
si fa turismo alberghiero, magari dopo essersi disfatti degli alberghi di
famiglia, dopo aver aiutato gli amici degli amici a disfarsi delle loro
strutture ricettive. Nell’immediato
futuro i turisti dovrebbero scegliere la
Riviera attratti dal miracolo di
cemento che ricopre le nostre città? Dovrebbero incolonnarsi in reti
stradali che sono rimaste quelle di mezzo secolo fa. Dove si sono
moltiplicate le potenzialità abitative
(e presto accadrà un nuovo strepitoso miracolo con il decreto
Berlusconi e soci, di più
cemento, ampliamanenti, nuovi volumi, altri vani, per la gioia di tanti
elettori di centro destra). Ci si è dimentica
che continuiamo ad essere dotati di una sola
Aurelia e di un’autostrada
che si intasa abitualmente. Offriamo ai nostri turisti di percorre la
Riviera, pochi chilometri, costringendoli a stare al volante per ore. Ma a
snellire ci penseranno le rotatoie: le aute spariscono dal cilindro del
cappello. Offriamo, in
compenso, una vicina Costa Azzurra
dove sono quattro le strade lungo la costa. E le rotatorie, agli incroci,
servono perché all’origine c’è una rete stradale adeguata. Non diamo nessuna
importanza alla circostanza che
gloriose ex “capitali turistiche”, come
Alassio, nel terzo millennio,
sono ancora sprovviste di depuratore; che spesso e volentieri è più facile
trovare un portafogli in strada che un posto auto. Dove è stata dichiarata
guerra a tutti gli orticelli. I sottotetti hanno fatto la moltiplicazione
dei pani. Come nel film: Avanti, c’è posto! I turisti,
informati, del terzo millennio sanno dove trascorrere le vacanze e dove non
rimanere vittime di ingenui spot. Basterebbe leggere i più diffusi giornali
europei; guardare programmi televisivi ed informativi internazionali, sarà
più facile rendersi conto dove siamo finiti ed il destino che attende le
future generazioni. Ci è rimasto il
richiamo di un entroterra, con le sue risorse ambientali in gran parte
salvaguardate, scampate alla voracità, ma quella montagna si sta spegnendo d
anni, in parte è già spenta per l’ingordigia della costa, dove ci sono
soprattutto gli elettori. Che votano e premiano i più “bravi e meritevoli”.
Ecco perché abbiamo raggiunto pagelle mondiali da primati anche in campo
turistico. A Pasqua magari
sarà folla, caos, locali pieni, per pochi giorni. E giù titoloni. E’
rilancio! Poi arriverà l’estate, nuove interviste, tra lamentele (va male) e
immancabili ottimismi di maniera (siamo fondamentalmente fiduciosi). Intanto
altrove si vince la sfida, pure in tempo di crisi. Questa
Riviera, baciata dalla natura e
dal clima, è stata rovinata e depredata dall’insipienza umana. Chi ne
pagherà le conseguenze?
Luciano Corrado |