TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

Laigueglia, a proposito della difesa degli arenili e dei costosi ripascimenti

Una notizia d’oro

da “Gabibbo” d’oro

Natalino Maurizio, ex vice sindaco ed ex presidente dei Bagni Marini parla di rimpiantare le praterie di posidonie ed ereggere barriere di ripopolamento ittico

 

Il Secolo XIX gli ha riservato quattro colonne di taglio basso. Nessuna reazione, purtroppo, a partire dai Bagni Marini, dalla loro maggiore  e potente organizzazione di rappresentanza (aderente a Confcommercio), presieduta a livello nazionale, dal prestigioso e storico, Riccardo Borgo, fino ad arrivare ai Comuni, agli schieramenti politici, ai movimenti ambientalisti. Tutti avrebbero dovuto applaudire. Non limitarsi a lamentare, a cadenza fissa, solo dell’aumento del canone demaniale.  O i danni delle mareggiate. La perdita di metri quadrati di spiaggia.

L’arenile è l’ultimo bene prezioso che fa da calamita turistica ad una malconcia Riviera di Ponente che ha sciupato in buona parte il patrimonio alberghiero, si è ubriacata a morte di “seconde case” (monolocali e bilocali), di trasformazioni dei sottotetti, ha gonfiato all’inverosimile gli insediamenti abitativi, schiacciati in angusti spazi tra mare e collina.

E quando l’ambiente complessivo volge al degrado, si perde in qualità di vita e in qualità di clientela. Lo confermano statistiche, valore aggiunto, capacità di spesa pro capite del turista. L’abbandono graduale della tradizionale clientela del centro e nord Europa, assai più colta e sensibile alle tematiche ambientali, alla tutela del territorio.

Salvare l’arenile, ultimo baluardo, anche dall’assalto disordinato dell’uomo, del suo egoismo, dovrebbe essere la parola d’ordine senza distinzione di fede e di colore politico.

Una volta tanto tutti uniti. E una volta tanto senza ricette miracolose, avvenieristiche,  ma di comune buon senso. Senza investimenti “proibitivi”.

Salvare l’arenile dall’erosione dopo i guasti dell’uomo. Invertire la tendenza prima che sia davvero troppo tardi. Come accaduto per la sopravvivenza degli alberghi. Come accade per lo scempio delle aree agricole coltivate. Inutile piangersi addosso.

Sostiene nelle dichiarazioni al Secolo XIX, Natalino Maurizio: Basta opere posate sulla sabbia, anzi bisogna sostituire i manufatti in cemento, a partire dai basamenti dei chioschi e dehor, con altri su palafitte.

Vale la pena rileggere  (vedi….) tutte le proposte di Natalino Maurizio che è stato vice sindaco, a Laigueglia, è stato presidente dei Bagni Marini. Al di là del suo ruolo, ha detto cose che molti avranno avuto modo di ascoltare, soprattutto da chi ha trascorso una vita di lavoro in mare, sulla spiaggia. Testimoni diretti. Esperienza sul campo.

<Il problema dell’erosione – ha detto al Secolo XIX – è complesso, non può essere più affrontato con semplici ripascimenti. Purtroppo non è possibile neppure riportare la situazione delle coste a quella che era un secolo fa, perché ormai lo sviluppo urbanistico delle città ha creato barriere in riva al mare che non è più possibile rimuovere….I ripascimenti a lungo termine hanno dei limiti, sono palliativi. Costano.  Servirebbero altre misure destinate a dare risultati certi nel tempo, come la sostituzione di strutture e manufatti in cemento, con altri su palafitte che non rappresentino ostacoli insormontabili per le onde….>.

E altro tema di grandissima attualità: <Un ruolo importante lo devono avere anche le praterie di posidonie che devono essere salvaguardate dalla pesca a strascico e in alcune zone reimpiantate, e magari barriere di ripopolamento ittico…Misure che devono essere coordinate tra loro e realizzate sulla base di studi scientifici…>.

A chi bisogna rivolgersi perché queste proposte diventino patrimonio comune e prioritario? Magari, tra tante ballerine ed inchieste interessanti, Striscia la notizia potrebbe prodigarsi in quest’opera meritoria. Fare da Pubblica assistenza. Più di ogni altro, il suo direttore Antonio Ricci, albenganese-alassino, può testimoniare che il cittadino Natalino Maurizio dovrebbe ricevere, ad honorem, un “Gabibbo” d’oro.

L.C.