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Il Travaglio dei savonesi

di Milena Debenedetti


Ieri un evento importante per il fermento culturale della città. Veramente importante, ma così importante che è stato annunciato solo di sfuggita dai media locali, giornali cartacei e in rete.

 Il giornalista Marco Travaglio ha fatto una capatina a Savona, per uno degli incontri  della libreria Ubik.

Tra l’altro, l’incontro era organizzato in collaborazione con il gruppo Amici di Beppe Grillo di Savona.

Cosa che praticamente  NESSUNO ha citato. Trattasi notoriamente di appestati, di innominabili,  a partire dal loro ispiratore il cui nome andrebbe scalpellato via dalle iscrizioni, come quello dei faraoni in disgrazia nell’antico Egitto.

Invece a manifestazione avvenuta, a posteriori, mi risulta finora solo un articolo de la Stampa, corretto ed equilibrato, che ha dato un buon resoconto dell’avvenimento e ha giustamente indicato gli organizzatori.

 Questi balbettii, contraddizioni e tentennamenti della nostra informazione la dicono lunga, su quella stessa situazione che Travaglio per primo denuncia, di scarsità di democrazia e libertà di circolazione delle notizie.

Per dirne una, a breve il nostro sarà insignito di un importantissimo premio assegnato dai giornalisti  tedeschi a chi, in patria o all’estero, si sia reso meritorio nella difesa della libertà di stampa.

Credete che troveremo questa notizia enfatizzata dai nostri media? Almeno enfatizzata quanto la condanna in primo grado (quindi, non definitiva) di Travaglio per aver sostenuto, crimine orrendo, che Previti fosse presente a una riunione mentre in realtà se ne era andato prima?

Altro che certe condanne definitive per mafia di importanti esponenti politici! Bazzecole, in confronto.

L’incontro è stato un successone. E dire che qualcuno ironizzava con il bravissimo responsabile della Ubik, per aver scelto come sede il palazzo della Sibilla sul Priamar, mentre di solito queste conferenze si organizzano nella libreria stessa o, al più, in Sala Rossa.

 Be’, la sala era stracolma. Più di mille persone, dice la Stampa, mentre il Secolo XIX preferisce soffermarsi sul migliaio di studenti affluiti agli incontri promozionali dell’Unione Industriali, ove certo li avranno imboniti sulle magnifiche sorti progressive di carbone e piattaforme. E torri di vetro.

 Sala piena, lo dicono anche le foto, sul sito degli Amici di Beppe Grillo a breve sarà disponibile il filmato. Gente lungo le pareti, seduta per terra, in piedi. Fuori addirittura, ad ascoltare dagli altoparlanti. Attenta, informata, partecipativa.

 Osservando la folla mi chiedevo: quanti sono qui per la popolarità del personaggio in TV? Quanti lo seguono in rete o sui giornali? Mi rispondevo da sola, certo la TV conta ancora tanto, specie per i meno giovani. Di certo, era una folla trasversale, in molti sensi, non omogenea o inquadrata. Accomunata dall’amore di verità e da senso di giustizia e decenza morale.

Che non coincide, ci ha detto Travaglio, con ciò che ha rilevanza penale. Molte azioni penalmente perseguibili non sono così moralmente riprovevoli quanto altre, di corruzione, clientelismo, favoritismi, abuso di potere, che invece non sono inquadrabili o dimostrabili come reati.

D’altra parte, inutile sbuffare annoiati su concetti che sembrano troppo ripetuti e astratti, come il conflitto di interesse. Perché a ben guardare scopriamo quanto questa “astrazione” in realtà porti diritta alle nostre tasche. E quanto le svuoti, senza che possiamo farci niente.

 Alla fine, però, rimangono le domande di sempre, osservando tutte queste persone, ansiose di udire voci documentate e fuori dal coro.

Certo, il bravo giornalista ci conferma tanti dei nostri sospetti. Mette altre voci nella nostra testa, dubbi o certezze. Aumentando la bile. Della serie: stavo già  male, ora sto peggio, e  so anche perché.

Tutto giusto, perché l’informazione è la base, è il fondamento per non essere presi in giro come vittime inconsapevoli di propaganda o di distrazione. E’ il sale di una vera democrazia partecipata e civile.

 Ma poi? Questa è la frustrata domanda espressa spesso anche sui siti su cui Travaglio scrive. Che fare, dopo?

Certo, ognuno fa il suo mestiere. Lui è un bravissimo giornalista, molto documentato, esperto in notizie giudiziarie e legislative. Non gli si può chiedere di più. Non è un capopopolo, non arringa le folle, non fornisce vie d’uscita o soluzioni.

Di suo, tra l’altro, sarebbe più un liberale, moderato, perbene, di destra, nel senso montanelliano del termine (e infatti di Montanelli fu rispettoso allievo). Non è mica il Che, anche se si permette di citare Berlinguer in veste di liberista e dà del sovietico (giustamente) a Berlusconi.

Non è lui a doverci togliere le castagne dal fuoco, così come non lo è direttamente un Grillo o altri che denunciano e propongono.

Dobbiamo essere noi. A ritrovare orgoglio, voglia di partecipare alla vita pubblica, di proporre, di cambiare, di migliorare gli scenari. Di non farci più fregare, buoni buoni come pecore alla tosa.

Di guardare oltre, al futuro e al vero progresso. Oltre i vecchi schieramenti ideologici.

 Domani, a Firenze, Beppe Grillo organizza un incontro per far nascere delle liste civiche, partecipative, dal basso, dalle realtà locali.

Ha convocato esperti per parlare di ciò che più interessa, in concreto: energia, rifiuti come risorsa, acqua pubblica, impulso alla connettività e alla rete, tecnologia, politica pulita, mobilità sostenibile, uso rispettoso del territorio.

Da lì si può ripartire, insieme con persone di buona volontà. Da lì si può trasformare la perenne frustrazione in energia di cambiamento e rinascita economica positiva. E dialogare, con chi è disposto a dialogare.

Certo, a guardarsi intorno qui abbiamo un politico che ha presentato un disegno di legge sulla caccia semplicemente devastante. Per azzerare la tutela della fauna in nome di qualche voto in più. Per “rilanciare” un settore in crisi ampliandone il bacino, secondo le logiche puramente economiche, deliranti e miopi che muovono ormai la nostra politica. Più specie cacciabili, più possibilità, fucile ai sedicenni. Sparare a tutto quello che si muove. Chi se ne frega delle devastazioni agli equilibri ambientali, dei rischi di incidenti, della spallata definitiva alla natura.

 Non mi meraviglia o mi scandalizza tanto questo modo di ragionare, quanto chi lo segue e si fa strumento nauseante di propaganda a martello. Dal Secolo XIX con le sue campagne allarmistiche sui cinghiali delle alture di Genova, al TG1 che stasera disquisiva su come Obama avesse confermato una legge di Bush per cacciare lupi grigi dalle parti dell’Idaho, con gran gioia di un governatore che pare non aspettasse altro.

Che c’azzecca, l’importanza di una notizia del genere, nel quadro mondiale, se non fosse proprio studiata a tavolino per condizionarci?( “Guarda, lo fa anche Obama, allora…)

Saranno orgogliosi, gli albisolesi, di un così importante candidato sindaco, che smuove i tiggi’.

 Intanto, sempre sui giornali, i sondaggi sul nucleare dell’altro nostro bell’esponente politico ligure  di massimo prestigio nazionale, sempre che non siano pilotati, viaggiano sul fifty fifty tra favorevoli e contrari. Il che vuol dire solo tanta disinformazione grossolana, e che il messaggio del nucleare pulito, tecnologicamente avanzato e prestigioso, indispensabile, è il solo che sia passato da questa nostra cosiddetta informazione. Continuiamo così.

Del resto, non è che da altri settori politici arrivino notizie confortanti. Certo in regione le leggi per sparare a  specie protette si sprecano anche col centro sinistra. Poi la comunità europea ci multa, ma chi se ne frega: pagano tutti i cittadini, mica i politici.

 I sindacati si svendono la salute pubblica per un pugno di assunzioni in centrale. La crisi che dimezza i container e “fa ripensare sull’opportunità di grandi progetti” , parole del tg3 regionale dopo intervista a Merlo, non smuove i fautori della piattaforma vadese.

 Il plotone compatto pro-cemento Margonara avanza e fa pressioni, con arroganza indicibile, senza curarsi di pareri di VIA o di Ministero dell’Ambiente. Questo grattacielo s’ha da fare. Punto. Come vi permettete di interferire.

A Savona eccoci a Binario Blu. Blu nel nome, bianco nel plastico, grigio disperato nel cemento, anche se stanno cercando di inzuccherare in tutti i modi il confetto, con i colori più accattivanti, giardini bambini giochini, sempre ripieno di sterile calcestruzzo è.

 Basta, mi fermo qui, sono esausta. Ma loro, purtroppo, no.

Ogni lettura di giornale è un assedio da Fort Alamo, un Little Big Horn, una Termopili, una Stalingrado. Un attacco da tutti i fronti. Siamo circondati.

 Non c’ho il fisico. Spero che qualcuno più giovane possa prendere il testimone, con energia, competenza e coraggio. Lo spero, per il bene di questa  città e per il futuro di questa terra.

 Quel migliaio e più di persone, di teste comunque pensanti, fanno sperare. E’ un seme gettato, sperando che germogli.

  Milena Debenedetti