I rischi e le insidie che in provincia di Savona hanno già numerosi precedenti

Il fantasma dei “veleni”

nella ex discarica di Spotorno

Nell’area della Serra sarebbero stati sotterrati di notte “bidoni” provenienti da fabbriche dismesse della Valle di Vado. Molti sussurri, chi si assume il rischio?



Progetto/1 Diga foranea e scogliera secondo
 la “Grandi Lavori Fincosit” da La Stampa

Spotorno – A volte la fantasia popolare corre. Le chiacchiere da bar non fanno certamente testo. Ma chi ha avuto la sorte di seguire, nel corso dei decenni, le vicende delle discariche di veleni o rifiuti “speciali”, comunque pericolosi, della provincia di Savona, non può meravigliarsi di nulla.

Tutto è davvero possibile. Film veri. Dalla Valbormida alla Riviera, da Varazze ad Andora, passando per Borghetto, Tovo San Giacomo, Magliolo. Le cronache passate dei giornali lo confermano. Sono zeppe.

Il caso vuole che mentre le pagine ed i media locali, scrivono della morte, a 82 anni, di Francesco Fazzari, il “patron” calabrese della famigerata cava di Borghetto  S. Spirito (per chi non lo sapesse, migliaia di fusti tossici interrati furtivamente ed un processo non ancora concluso dopo 16 anni), negli stessi giorni si è tornato a parlare dell’ormai prossima conclusione dell’iter del nuovo porto turistico Spotorno – Noli, acclamato, sia a destra, sia a sinistra (pochi esclusi, una piccola minoranza).

Tra la certezza dei favorevoli che non hanno dubbi – è uno spot abituale -  sul potente traino economico e turistico: il porto risolverà la crisi degli alberghi, delle attività commerciali, dei posti di lavoro nel terziario.

Sembra inutile dire che sarebbe veramente impagabile se fosse così, come ha già dimostrato e documentato, Giulia Maria Crespi, presidente nazionale del Fai  che non è uno schieramento politico, né una lobby: <Non mi risulta che dove esista in Italia un porticciolo turistico, ci sia un boom di alberghi, un’esplosione di presenze e di arrivi. Sia esploso il miracolo economico. Semmai è la qualità complessiva dell’offerta e del prodotto, a partire dai tesori ambientali, a fare da sicuro richiamo, a dare valore aggiunto certo, concreto>.

Bene, tornando alla morte di Fazzari, imprenditore calabro che non si è mai lasciato sfuggire una parola di troppo nei tanti interrogatori (anche da detenuto) davanti ai magistrati inquirenti e giudicanti, conosceva abbastanza bene il business dei rifiuti savonesi. Non era l’unico. Le “vie di smaltimento” prima in area savonese, spezzina, poi oltre i confini. Fino alla Campania come è stato scoperto o reso pubblico non molti mesi fa. E le sue battute: <Perché venite a cercare solo a Borghetto, nella mia cava. Ce ne sono tante…Dove sono finiti i rifiuti delle fabbriche della Valle di Vado?…>.


Progetto/2 La società “LaMarina” propone
un approdo con 355 posti barca da La Stampa

E’ probabile che nel suo ambiente si sapesse e si tacesse. Del resto tacciono quei spotornesi che di notte, magari, hanno avuto l’occasione di assistere ai camion che “ribaltavano fusti”. Alla ruspa impegnata, con le tenebre, a scavare  profonde fosse e ricoprirle. Supposizioni, illazioni, stupidaggini?

Se si fa tesoro dell’esperienza passata qualche interrogativo sarebbe saggio porselo. Non per scandalismo. Domanda: i rifiuti tossici della Valle di Vado quale destinazione certa hanno avuto? Almeno una parte di essi?

Se, come pare, la stragrande maggioranza degli elettori di Noli e Spotorno sono convinti o si sono fatti convincere, in perfetta buona fede, che il porticciolo sarà il toccasana tanto atteso, non resta che prendere atto. Il tempo, come sempre, è galantuomo.

Come 30 anni fa, quando si ripeteva che lasciando “rapallizzare” la Riviera, ci sarebbe stato il vero rilancio turistico, alberghiero. Più case al mare, più turisti, più ricchezza per tutti, più posti di lavoro. Come è finita non è il caso di riproporlo all’infinito.

Oggi vanno di moda gli “spot dei porticcioli”, uno per città, senza distinzione. Il mercato delle illusioni non deve sottostare alla prova del nove, ma alla capacità degli illusionisti di turno. Poi toccherà ad altri incitare che <E’ venuto il momento di tirarsi su le maniche….>. Altro spot mai in disuso, vecchio e ripetuto da decenni.

Un interrogativo, tuttavia, può essere posto: qualora durante la rimozione della discarica venissero alla luce fusti tossici chi pagherà i danni, le spese dello smaltimento, del disinquinamento? Del fermo lavori? Chi garantisce? Pantalone, secondo la consolidata tradizione italiana.

Venti miliardi è costato ai contribuenti lo smaltimento e la messa in sicurezza della Cava Fazzari di Borghetto.  Più soldi che realizzare un “inceneritore” di ultima generazione, visto che in questa provincia non è ancora stato risolto il “problema” della differenziata e delle discariche. Pur producendo ogni anno, oltre 200 mila tonnellate di rifiuti. Con costi di gestione e smaltimento ingenti, che pesano sui bilanci delle famiglie e delle attività.

Nell’articolo de La Stampa del 26 febbraio 2009, Marina Beltrame, dava notizia che con un’inedita < nota congiunta i Comuni di Spotorno e Noli si avviano all’iter dell’approvazione definitiva>. Pare di capire che hanno brillantemente superato i vincoli della presenza di poseidonia (regolata dalla Comunità Europea). O comunque, a livello regionale, la politica “di destra e di sinistra”, si è impegnata a baipassare eventuali ostacoli. Senza bisogno di modificare piani e normative vigenti in Liguria.

Tutto bene quel che finisce bene, purché non diventi un’opera incompiuta, non divori denaro di chi non ha colpe e responsabilità, suggerendo realismo, cautela, come farebbe ogni oculato padre di famiglia.

Anche in attesa di conoscere la posizione delle due società aspiranti: Marina di Chiariventi  (emanazione della Grandi Lavori Fincosit Spa) e La Marina srl, con molti soci locali. Le due società sono pronte ad assumersi il rischio di smaltire eventuale presenze di sostanze tossico-nocive della discarica Serra? Oppure scaricano sui Comuni? O ancora, sono previsti carotaggi, in modo da escludere preventivamente qualsiasi insidia delle viscere terrene?

Se le parti in causa non hanno la “volpe sotto l’ascella”, una risposta sarebbe sinonimo di trasparenza e soprattutto corretta gestione della cosa pubblica. Senza isterismi e con onestà.

l.c.