TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni Per
non voler controbattere a dichiarazioni rilasciate sugli organi di
stampa da politici e amministratori di Enti Pubblici, anche dopo le
disposizioni Ministeriali, sul progetto Margonara, da sole,
testimonianza di ottusità, di mancanza di etica pubblica, di un grave
atteggiamento irrispettoso verso Enti sovra ordinati e specchio di un
momento “oscuro” della vita politica in generale: ho voluto, dopo molti
miei articoli sull’argomento, scrivere una fiaba.
STORIA DI UNA MADREPORA SAVONESE Era partita
involontariamente, attaccata alla chiglia di una nave proveniente dai
Tropici e diretta nel Mediterraneo. Non sapeva dove era diretta di
preciso, ma si sarebbe accorta ben presto che la temperatura delle acque
non sarebbe stata più quella del luogo dove era nata
e si sarebbe dovuta adattare.
Cominciò così la storia di Oculina, una madrepora: una delle settecento
specie che popolano i mari tropicali e che offrono ospitalità e cibo a
miliardi di esseri marini.
Opalina era nata proprio in una stupenda barriera corallina ed era
rimasta attaccata al padre polipo principale finché, come tutti i figli
diventati grandi, era diventata autonoma e in grado di badare a se
stessa.
Era proprio quando, insieme ai suoi numerosissimi fratelli, cominciava a
gustarsi le gioie della vita che, vittima della sua insaziabile
curiosità, rimase catturata da un grande piroscafo, e il suo viaggio
cominciò.
Un viaggio lungo e faticoso ma Oculina era robusta, riusciva a
sopportare il violento impatto delle onde e anche il calore del sole che
riscaldava il metallo dello scafo.
Dopo giorni e giorni di viaggi, improvvisamente la nave rallentò, cambiò
il suono dei motori, fece un largo giro e Oculina si sentì risucchiare
da un vortice, ritrovandosi sulla superficie di un piccolo scoglio in
parte sommerso. Non era male quel posto, ormai si era adattata a
quelle caratteristiche ambientali ed era diventato il suo habitat.
Lunghi anni erano occorsi
perché Oculina avesse figli e questi, a loro volta, formassero una
colonia, molto più piccola di quella che aveva dovuto abbandonare nei
Tropici, ma ugualmente utile e bella. I
piccoli scogli erano vicini a una spiaggia e, nelle stagioni calde, i
bagnanti si potevano vedere e sentire, quando andavano a tuffarsi
proprio vicino al luogo dove lei e la sua colonia viveva. Sopra lo scoglio più grande riusciva anche a
intravedere un’edicola con una figura bianca, immobile, con lo sguardo
rivolto al mare.
Bastava immergersi poco al
disotto della linea di minima marea, per vedere le ramificazioni più
delicate e belle di Oculina, le strutture più esili ed eleganti del suo
corpo, le più stravaganti forme che madre natura, anche in questo mare,
aveva saputo creare.
Bastava immergersi in quello specchio di mare per vedere come branchi di
peschi avevano trovato uno straordinario equilibrio ambientale. Qualcosa, però, doveva cambiare.
IL
TORMENTO E LE BATTAGLIE DI OCULINA
Oculina non sapeva nulla di grattacieli e di
porticcioli turistici, non conosceva le archistar e non poteva
immaginare che ciò che aveva costruito, nel fondo di quel suo nuovo
mare, avrebbe dovuto, per volere degli uomini che abitavano sulla costa,
lasciare il posto a una torre alta
Gli uomini preparavano progetti, promuovevano contatti, imbastivano
accordi, presentavano “rendering” affascinanti per dire che le cose non
potevano rimanere così: che quel suo mare non valeva quanto un progetto
di svariati milioni, che quel suo mare non valeva poi così tanto da
essere difeso.
Oculina , non sapeva cosa stava succedendo, neanche che la città si
sarebbe divisa e che il suo mare, il suo scoglio sarebbero diventati un
simbolo delle lotte ambientaliste di mezza Italia.
Vedeva, stupita, ogni tanto, gruppi di giovani stendere grandi teli
bianchi con grandi scritte accanto all’edicola di quella piccola
figurina bianca. Ogni tanto qualcuno di loro le nuotava accanto per non
lasciarla sola, ma il tormento di Oculina era profondo. Sembrava che i
potenti non sapessero della sua esistenza laggiù, e che ignorassero
quale importanza questo potesse avere per quello specchio di mare.
Non era proprio così.
Oculina aveva, tra gli uomini, molti amici a difenderla e, per questo,
oggi sembra che quell’enorme colata di diciassettemila metri quadrati di
cemento, che avrebbe soffocato il suo habitat, non si possa fare più.
Resterà sulla carta: il magnifico “rendering” di un grande architetto.
Oculina si chiede se non sia anche merito di quella bianca figura dentro
l’edicola, che intravede dal fondo del mare, ma è certo che, per ora,
può tirare un sospiro di sollievo, anche se sente che la battaglia non è
ancora definitivamente vinta.
MARE, PROGETTI E DESTINI
Vita difficile, quella di una madrepora a Savona. Una città sul Mar
Ligure che, in pochi anni, ha deciso di cambiare volto, stravolta da una
colata di cemento soprattutto sulla sua costa. Prima il grattacielo Bofill di Poi il Crescent , lungo
Proseguendo la zona costiera altri palazzi, altro cemento che sembra
spesso passare senza grande opposizione da parte della gente comune.
Anche se lei non avrebbe voluto, gli uomini si sono divisi, si sono
scontrati per la sua sopravvivenza. L’Assessore Ferdinando minimizzava le critiche,
parlando di una «minoranza rumorosa e in pantofole»
e definiva il Priamar un ecomostro, mentre l'imprenditore francese, che
doveva realizzare l'opera, si trovava ad affrontare gravi guai
giudiziari. Vita difficile per una madrepora, ma i tecnici
regionali e ultimamente anche quelli del Ministero hanno ribadito,
insieme ad altre perplessità, che” non sarebbero state osservate le
disposizioni per preservare lo scoglio della Madonnetta e la
preziosissima colonia di madrepora presente”, quindi: «Si esprime parere negativo in
merito al progetto».
Oculina stenta a credere”
Non sia mai che i danni ambientali e politici pesino più dei cento
milioni investiti nell'operazione?” Oculina, per ora, continuerà a vivere e a far vivere
il nostro pescoso mare, il destino del suo viaggio dai Tropici, per ora
può continuare…….
ANTONIA BRIUGLIA |