FOTO STORICHE DA LOANO

Cosa distingue il modo di fare politica, di confrontarsi con i cittadini

La Dc di Loano anni ‘70?

Non è Forza Italia oggi

Il dissenso, allora, meritava rispetto. Oggi vanno di moda derisione e barzellette

Loano -  Le pagelle si danno a scuola; i punteggi nei concorsi; le graduatorie nelle assegnazioni. Trucioli Savonesi, libera voce di volontari senza pubblicità a pagamento e senza le donazioni onlus, liberi dai condizionamenti del potere economico, liberi anche di sbagliare e di essere giudicati, raccontano la vita (nel bene e nel male) delle nostre città, facendo quasi sempre parlare i documenti, gli atti, gli articoli-testimonianza dei giornali, la cronaca dei fatti.

Abbiamo ricostruito, soprattutto per le giovani generazioni, la lista dei candidati della democrazia cristiana, allora partito egemone non solo a Loano, che chiedeva il voto ai cittadini per amministrare la città.

Molti loanesi hanno conosciuto, apprezzato o disprezzato, diciamo non condiviso, l’operato di quei concittadini. Uno schieramento assai eterogeneo. Dal pensionato all’artigiano, dal medico allo studente, dall’avvocato all’insegnante, all’agricoltore all’impiegato di banca.

Tutti, nessuno escluso, aveva un proprio lavoro, un’attività famigliare. Non era, insomma, un dipendente a tempo pieno del Comune che avrebbe dovuto amministrare. E’ la prima differenza, sostanziale, rispetto alla generazione di oggi, di chi (in maggioranza) governa Loano. Alcuni sono dipendenti diretti della politica, del partito che li fa eleggere, stipendiati (spesso unico introito) con i soldi dei contribuenti loanesi. Con il ruolo di controllori e controllati. Qualche eccezione, ovviamente, non manca.

Un modello di fare politica attiva che un tempo veniva addebitato alle “Botteghe Oscure” del vecchio partito comunista. Con i funzionari messi di volta in volta nei posti di potere o sottopotere. In maggioranza o in minoranza. Un “modello” additato dalla destra come il “sommo male” della sinistra italiana.

Quel “modello”, come da cronaca quotidiana, è entrato a far parte di molti amministratori pubblici di Forza Italia, in parte An, a contagiare la Lega Nord (a Loano non governa). La politica “prima occupazione stabile”. Stipendi da 6 milioni al mese (vecchie lire) per un sindaco. Quindi vice, assessori, presidenti. Oppure “piazzati” in società controllate. In corsa per i 10 mila euro al mese in Regione, i duemila in Provincia.

A quanto pare la maggioranza dei cittadini loanesi sembrano entusiasti, nonostante il loro premier, Silvio Berlusconi, continui a detestare in televisione e suoi giornali i “professionisti della politica “(sua la definizione). Premiano e votano, dopo la caduta della Dc, proprio quel modo di far politica, da sempre inviso alla destra storica (aggiungiamo i liberali, repubblicani). Non a certa sinistra, come ha già avuto modo di dimostrare quando è al governo.

Altra particolarità della nuova generazione. Non hanno la virtù del confronto senza prepotenza. Deridono, scherniscono, basta leggere i giornali, gli avversari.  Non hanno in simpatia chi si sforza, a volte sbagliando, di raccontare la “casa di vetro” (Comune e dintorni) senza condizionamenti. Non amano aprire le porte di uffici e scrivanie per far sapere che <tutto avviene alla luce del sole, nel solo interesse della comunità, senza carte riservate, atti riservati>. Eppure, ripetono fino alla noia, di non aver nulla da nascondere.

Certo non erano rose e fiori neppure ai “vecchi tempi”, ma giornalisticamente parlando: <Oggi un abisso divide il palazzo loanese da chi ha il dovere di informare. Se non stai con me, diventi mio nemico, non sei degno del mio saluto. L’ufficio stampa del Comune, al mio servizio, pagato profumatamente, ti ignora, ti disconosce. Chi rappresenti? Te stesso?>.

Se al cittadino loanese va bene cosi, nulla di scandaloso. Basta prenderne atto e continuare a descrivere cosa accade senza l’autocensura imperante, volente o nolente. Non far sapere cosa sgradite.

30 aspiranti consiglieri comunali, con le fotine così come apparivano (altri tempi anche sul fronte delle spese elettorali e della parsimonia dei singoli candidati). Oggi comanda  più il denaro. Magari si fa colletta per pagare le spese legali di un sindaco condannato per diffamazione, ai danni di un consigliere di minoranza. C’è qualcuno che ha persino ritenuto di “scaricarsi” la spesa dalla denuncia dei redditi. E’ legittimo, ma non era mai accaduto nella storia di Loano o della Liguria. Sarà difficile leggerlo sulla Gazzetta di Loano, sempre ottimista e positiva come si addice ad un giornale finanziato anche con i soldi dell’addizionale comunale (per chi deve pagarla) o della Tarsu.

I CANDIDATI DC

Mario Rembado, famiglia democristiana fin dalle origini, più volte sindaco e candidato al Parlamento, oggi continua la professione forense. Ha accettato la carica (retribuita al minimo) di Difensore Civico. Un moderato, con simpatie per la sinistra democristiana. Ieri come oggi, vive in affitto. Ai tempi in cui era primo cittadino era “riverito” dagli immancabili costruttori edili.

Giorgio Agolio, una vita sui pullman, nell’azienda di famiglia. Un meccanico con le mani d’oro. Personaggi unici, si direbbe, nel loro modo di essere, per bontà, semplicità, altruismo.

Edoardo Ambrogio, nella lista di chi ha lasciato. Per anni anima del “Ramella”.

Vincendo Arena (tra gli sponsor della vittoria elettorale del sindaco Felice Elice nel 1967). Fotografo e poi imprenditore tipografico. Riposa in pace nell’altra vita.

Bruno Berton, da ex impiegato postale, all’attivismo nelle associazioni, gestisce un’agenzia di viaggi molto attiva ed apprezzata dai concittadini.

Gino Borghese rappresentava la destra della Dc, rigoroso direttore didattico dai toni spesso cattedratici. Una figlia aveva intrapreso la vita di giornalista, prima a Genova, poi a Roma dove è mancata prematuramente. Cronista graffiante e ricca di cultura.

Felice Bosisio, tra i grandi benemeriti di Loano. Molto popolare, uomo del dialogo, ostile alle esasperazioni. Si è impegnato, alla stregua di una missione, per il nuovo asilo Simone Stella. Faceva del bene, come si suol dire, in silenzio.

Nicola Campisi, il “volto buono”della politica, anche lui tra i defunti....

. Geometra, sposato, una figlia; la mamma è una cugina della moglie del notaio Burastero.

Flavio Casto, una vita intensa da ottimo ortopedico al Marino Piemontese.  Oggi vive tra Pietra e Borgio, tra gli amici l’avvocato Stefano Carrara. Casto, un gentiluomo, si faceva in quattro per i pazienti, per gli amici. Un medico vecchia maniera, sempre disponibile ad ascoltare chi chiedeva il suo aiuto.

Manfredi De Francesco, una “vecchia gloria” del “Bartalini”.  Attivo negli Alpini,  presente se c’è da dare una mano: dal Monte Carmo o alla Sagra del Crostolo (ai tempi d’oro di Borgo Castello).  Artigiano edile in famiglia. Tanti amici, ottimo organizzatore di ricorrenze ed anniversari. Sempre pronto a prodigarsi. Mai una parola di troppo.     

Pasquale Ebe, l’ex barbiere diventato dapprima proprietario di bagni marini, poi agente immobiliare di successo sull’onda dello sviluppo urbanistico di Loano. Un moderato, ha saputo coltivare le relazioni che contano. Oggi coltiva le amicizie con i compagni di sempre, le passeggiate.

Nicolò Elena, per anni figura controversa, considerato tra le persone più intelligenti e colte (con l’avvocato Stefano Carrara) che si sono alternate a Palazzo Doria. Personaggio conosciuto soprattutto per la sua attività di progettista. Bravo tecnico. Memorabile la sua “cacciata” dalla giunta del commendator Elice, ma l’ingegnere, da abile tessitore, si prese con il tempo la piena rivincita. Morale e materiale. Elice fu trombato, abbandonato dai suoi stessi consiglieri. Un film sempre attuale.

Mario Fraguglia (Mariet de Milan) era titolare di bar, sull’Aurelia, nei pressi dell’incrocio con via Dei Gazzi. E’ morto negli anni ’90. Faceva collezione di berretti di vigili urbani di tutta Italia. Persona affabile e popolare. L’unica figlia, giovanissima, aveva sposato, Danilo Pagnin, il fondatore del glorioso complesso musicale “El Merenderos”. Il nipote, Cristian Pagnin, è tra i musicisti savonesi piu apprezzati.

Andreino Franchelli, ex dipendente dell’Ufficio Imposte di Albenga, proprio proprietario di Bagni Marini, ha sempre avuto un “tono dimesso”, ma sapeva esporsi al momento giusto. Persona  schiva, riservata, di poche parole, non gradiva la passerella. Semmai la concretezza.

Elio Garassini, maestro di scuola, tra i sindaci più amati, benvoluti della città. Il simbolo del primo cittadino al di sopra delle parti. Della maggioranza e della minoranza, con l’etica del rispetto e del rigore morale nella vita pubblica. Un grande impegno verso i giovani, il mondo della scuola, parte della sua esistenza. Poi la pallavolo. L’hobby della musica. Con il suo sax ha rallegrato e divertito memorabili serate nei locali notturni più alla moda della Riviera. Al Tabù di Alassio (fine anni sessanta) quando l’estate iniziava a Pasqua e si concludeva ai primi novembre.

Ai  funerali hanno presero parte almeno duemila persone.

Arturo Germano, medico, titolare di laboratorio di analisi cliniche, ha  mantenuto un rapporto di grande dignità e rispetto nel ruolo di pubblico amministratore. Non faceva parte dei “cacciatori di poltrone” e di incarichi pubblici.  L’hobby della musica, della chitarra, ottimo solista. Un vero signore nei toni e nei modi.

Pietro Goso, ex guardia forestale, “mister preferenze”. Imbattibile quando c’era da correrere per aiutare chi chiedeva un “favore”. Camminava per tutti, senza distinzione di appartenenza politica. Correva e telefonava, grazie alle sue conoscenze nel mondo tavianeo, in rapporti d’amicizia con Secondo Olimpio, braccio destro di Taviani ed ex sindaco di Bardineto, per anni punto di riferimento obbligato per lo scudo crociato savonese. Per l’imprenditoria ed il potere del sottogoverno. C’è un Gasco savonese che può testimoniarlo.

Giuseppe Guzzetti, il sindaco che riusciva ad alzare la voce, ma non si tirava mai indietro per aiutare. Uomo della sinistra, con esperienza di amministratore (l’Istituto per minorati a Toirano). Il sindaco che sulla prima pagina del Secolo XIX arrivò ad ammettere: <E’ vero, ho paura, sono un coniglio>. Un’esperienza insolita in terra savonese, quando si trovò ad affrontare una costruzione abusiva, ampliata e trasformata, proprio a ridosso di un passaggio a livello. E di fronte alla richiesta di un suo intervento, finì per ammettere che le larvate minacce, ma non troppo, gli “impedivano” di ordinare la demolizione immediata. E’ stato uno dei sindaci più aperti con i giornalisti, come lo furono del resto Rembado e Garassini (mai arroganti), ma Guzzetti aveva una caratteristica. Quando doveva vincere una resistenza, con questo o quel assessore, o consigliere di peso, “chiedeva aiuto”. E la cronaca cittadina veniva in soccorso.

Giorgio Vugi Leopardi era un convinto assertore che il turismo si fa soprattutto con gli alberghi. Aveva gestito un’agenzia di viaggi, coltivava la passione del mare, del Circolo Nautico.

Filippo Maffeo, breve la sua esperienza sui banchi del consiglio comunale. Taciturno, riflessivo, grande studioso e spiccata preparazione giuridica. Carriera giudiziaria. Si è contraddistinto in tanti anni per moderazione e senza casacche politiche. Ha svolto ruoli delicati quando era magistrato a Savona, pretore con funzioni di dirigente ad Albenga, sostituto procuratore ad Imperia. Non ha mai nascosto la sua amarezza per lo sviluppo urbanistico di Loano, la distruzione sistematica della parte storica, la scelta di cementizzare gli orti, i baracconi attorno alla parrocchia che avrebbero dovuto essere valorizzati diversamente. Non ha mai fatto salti di gioia nell’assistere all’involuzione etico-culturale-politica della città dove è nato, vissuto e dalla quale si è separato trasferendosi definitivamente ad Albenga.

Attilio Ottonello, nato a Calizzano il 13/12/1930 oltre ad essere stato dipendente ospedaliero con la qualifica di capo cuoco nelle allora imponenti cucine dell'Ospizio Marino, era anche molto scaltro e infaticabile: ha costruito una palazzina in Via Ortigara e una villetta in Via San Damiano, solo con le proprie forze e i propri risprarmi. E' mancato per un aneurisma cerebrale congenito all'età di 43 anni lasciando moglie e 2 figlie.

Mario Panozzo, non da oggi,  tra gli artefici del turismo loanese. Mai in primo piano, mai con la forca in mano. Uomo di concordia, ha coltivato le amicizie, anche quelle che contano. Non si mai tirato indietro, non ha mai chiesto di entrare nel “club dei privilegiati”. Ha  dato, senza pretendere poltrone. Ultimo pioniere dell’albergo tradizionale, di famiglia. Un trattamento alberghiero forse unico in Liguria. Dalle sue terre, dalle coltivazioni famigliari, genuine, ai tavoli dei clienti. Dalla marmellata della colazione del mattino, alla frutta fresca, alle patate, fino al vino, all’olio. Panozzo che ha sempre investito, anche nei Bagni Marini, rimanendo lontano dagli affari immobiliari che hanno affascinato altri ex albergatori. Ha acquistato l’ex colonia La Quiete sottraendola ad una sorte a suon di monolocali e bilocali.

Giacomo Ravera, ieri contitolare di azienda di autotrasporti e traslochi, da qualche anno diacono. Presenza costante in  parrocchia, a Loano, ma anche a Pietra Ligure. Un riflessivo, con idee, convinzioni assai esplicite sul degrado morale di molte città, ad iniziare da Loano.

Fernando Richero, il contadino buono, semplice che era solito fare il paciere nella sezione della Dc, quando aveva sede in via Cesarea. Era pontiere tra le diverse anime del partito. E  ci teneva: <Ho solo la quinta elementare, ma tanto buon senso…>.

Pietro Rocca, tra i testimoni di quei tempi, quando i coltivatori diretti avevano voce e peso nel partito.

Luisella Rosso, unica donna in lista all’epoca, ora  pensionata dopo anni di lavoro come impiegata al Ramella. Il papà, la famiglia, hanno gestito a lungo il distributore Agip, davanti al Bar Haiti-albergo Continental.

Angelo Rubado e Giuseppe Tassara (un figlio elettricista, un secondo bancario in pensione) erano i cittadini  pronti a rispondere alla “chiamata del partito”.

Nicola Vaccarezza, una famiglia che da 40 anni è rappresentata a Palazzo Doria. Albergatore con la mamma, il papà, il fratello Renzo, poi entrambi imprenditori edili di successo. Nicola ha coltivato con passione e grande impegno l’hobby della televisione locale (Tele Trill), dei primi seguitissimi notiziari o serate musicali. Era molto vicino a Secondo Olimpio. Nicola gran navigatore nell’era del potere del centro sinistra. Il suo sogno: vedere il figlio unico sindaco alla fine si è avverato. Anche se lui non ha potuto gioire. E ci sono tutti i presupposti perché Angelo prenda il volo verso il Parlamento. Sarebbe il secondo parlamentare loanese, dopo l’avvocato Carrara.

Andreino Viglino, altra figura delle vecchie glorie di Loano. Pronto a dare una mano al partito, prima di pensare al proprio tornaconto.

L.C.




 

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