DIOCESI LA CRISI DI COPPIA SI INTRECCIA CON QUELLA ECONOMICA

Savona, nulli 11 matrimoni

Ieri inaugurato l’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico ligure
MIRIANA REBAUDO LA STAMPA
La crisi matrimoniale s’intreccia con la crisi economica. Due elementi messi in luce dai responsabili del Tribunale ecclesiastico ligure e contenuti nella relazione presentata ieri dal vicario giudiziale, mons. Paolo Rigon, nel corso della cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario 2009. «Le richieste di nullità sono in diminuzione. Nel 2008 sono state 110, ossia 33 cause in meno rispetto all’anno precedente. Un dato significativo e preoccupante». E’ infatti un probabile riflesso dell’attuale crisi economica (e a riprova di ciò 43 cause, pari a quasi la metà di quelle di quest’anno, hanno goduto del patrocinio gratuito), inoltre sono sempre meno quelli che si pongono problemi morali legati a matrimoni falliti e nuove unioni, tant’è che nello stesso 2008 le domande di separazioni in Liguria sono state 3 mila 684. Tornando ai numeri del Tribunale ecclesiastico ligure, le sentenze sono state 136, delle quali 117 hanno decretato la nullità del matrimonio e 19 negative.
La diocesi di Albenga-Imperia ha visto 12 verdetti (10 positivi e due negativi, per motivi non fondati) e 7 nuove cause. Undici, e tutte affermative, le sentenze che hanno riguardato la diocesi di Savona-Noli, che nel 2008 ha presentato 7 nuove richieste. Oltre a queste, a Genova sono giunte in appello 177 cause provenienti dal tribunale ecclesiastico regionale lombardo (155 quelle trattate nel 2008). Complessivamente il tribunale ecclesiastico della Liguria ha emesso 291 decisioni, in media una al giorno. Tra i motivi di dichiarazione di nullità, tre sono i motivi predominanti: problemi psicologici e neurologici uniti all’incapacità grave di assumere ed adempiere agli obblighi essenziali del matrimonio; in secondo luogo l’esclusione dei figli, infine l’esclusione della indissolubilità. La relazione di mons. Rigon ha focalizzato proprio la motivazione legata all’esclusione della prole. Una scelta, ha sottolineato il vicario giudiziale, che «fa capo all’egoismo imperante e dilagante oggi» per il quale «i figli sono un peso e una responsabilità» oppure concernono «il timore e la paura che non nascano sani». Non solo: «si teme di non avere i mezzi economici per farli crescere». Ma c’è anche chi ritiene che «i figli impediscano la carriera lavorativa, impediscano di divertirsi, tolgano la libertà di movimento». Addirittura, in qualche caso, c’è chi ha detto no ai figli temendo, con la gravidanza, di perdere la propria linea o sacrificare la propria bellezza. Esistono, naturalmente, anche motivi più seri, quando non drammatici, ma, ha concluso Rigon, «la vita contemporanea offre situazioni e disagi fino a ieri impensabili».