TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni Prima puntata/ L’album dei ricordi di un corrispondente di provincia, anni ‘80Borgio, l’agricoltura che raccontava Morelli<Produco esotici: babaco, feijca, pepino>Sul taccuino finirono notizie che a rileggerle oggi ci aiutano a capire, imparare
Borgio Verezzi – E’ un
panorama desolante quello offerto dall’agricoltura della zona. Un vecchio
contadino si lamenta: <A Verezzi il
90 per cento delle terre sonoi ormai abbandonate, perché ci sono difficoltà
con l’acqua e mancano le strade comode che giungano sui campi. Non si lavora
più solo con la zappa, come trasportiamo i macchinari? A Borgio
non va meglio. E poi, i giovani non ne
ganno più voglia, la terra sta troppo in basso per loro.
Alla Cooperativa
Ortofrutticola l’impiegato (chi era? Ndr) corregge il tiro: <Certo, i
giovani preferiscono un impiego più comodo e sicuro, come le industrie
Piaggio e l’Impresa Ghigliazza ; al massimo, dedicano ai campi
dei genitori quel paio d’ore che gli restano. Chi può dargli torto? Si
lavora in situazioni difficili, non convenienti. Non solo, non vedo davvero
come si possa rimediare o invertire la tendenza all’abbandono>.
PierGiuseppe Morelli
dice in proposito:
<Purtroppo ci scontriamo con una serie di difficoltà concomitanti;
innanzitutto la nostra mentalità. Il ligure vuole lavorare da solo, è
diffidente, preferisce sempre spremere il suo piccolo appezzamento piuttosto
che ragionare, ad esempio, in termini di azienda o di cooperativa di
produttori. A ciò si uniscono problemi ambientali. La geografia impedisce
coltivazioni estensive e la terra, ampiamente sfruttata, non riesce a tenere
il passo, a livello di produttività, con quella vergine di altre regioni
come la Lombardia, il Piemonte, la Sicilia, la Sardegna. Tutto questo si
combina con una cronica mancanza di strutture, non c’è chi piazzi in
nostri prodotti in modo efficace>.
Morelli ha
scelto una coltivazione di tipo industriale e all’avanguardia. Frutti
esotici come il babaco, la feijca, il pepino, ma sottolinea: <Io rischio,
chi ha molto terreno a disposizione, non ha problemi a dedicare un ampio
spazio a colture nuove perché, se quelle vanno male, ha comunque dell’altro.
Non cosi per me, che pure ho rispetto agli altri un buon appezzamento di
terreno>. Tutti gli interpellati da Il Secolo XIX non mancano poi di evidenziare che l’agricoltura non viene affatto aiutata. Dicono quasi in coro: <Chi decide di rischiare, modernizzandosi, vedi serre riscaldate, illuminazioni particolari per l’inverno, macchinari sofisticati, e chiede prestiti alle banche li ottiene con tassi di interesse del 15-16 per cento, mentre per altri settori, come il turismo, gli interessi sono inferiori al 10 per cento>. Ancora Morelli
ricorda: <Non siamo in grado di reggere la concorrenza. In Olanda,
cito ad esempio, gli agricoltori hanno alle spalle delle strutture
solidissime. Ancora prima di piantare sanno quanto il raccolto renderà.
Possono cosi invadere il mercato con fiori o pomodori meno cari dei nostri.
Qui, ogni scelta è un rischio. I nostri mercati di riferimento, la Coop
Ortofrutticola di Albenga, e il Mercato all’ingrosso di Savona,
hanno pochi sbocchi. Basta perciò che il quantitativo di una merce sia
appena superiore al normale perché i prezzi crollino. In questo caso il
lavoro di un anno copre appena le spese>. Lo stesso Morelli
aggiunge: <Per tutte queste ragioni non vedo francamente molte prospettive.
Per la mia indole sono portato a rischiare, a cercare il nuovo, a non
fermarmi mai. Per questo posso dire di essere uno dei pochi, qui a Borgio,
ad aver assunto una mentalità imprenditoriale. Onestamente, neppure io so
cosa sarà domani, e non mi sento perciò di criticare chi ha deciso di
mollare tutto, o di accontentarsi del suo poco>.
(Alla
fine delle puntate dedicate a Borgio Verezzi pubblicheremo anche il nome
dell’allora aspirante corrispondente;, un percorso di molti giovani
desiderosi di abbracciare l’agognato lavoro di giornalista)
|