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11 anni fa, in gennaio, nasceva l’Associazione ex studenti del classico e scientifico

<Amici dei licei>

Almeno voi battete un colpo!

Tra i promotori Antonio Ricci e tanti albenganesi. I programmi, le attese e….



Antonio Ricci è tra gli ex liceali dei Albenga

Albenga – Era nata sotto i migliori auspici (vedi  in fondo ritaglio de La Stampa del 4 gennaio 1998). L’Associazione culturale amici dei licei ingauni.  <Si prefigge – scriveva Stefano Pezzini – di diventare un centro permanente di cultura, un laboratorio di idee che possano contribuire a migliorare Albenga ed il suo comprensorio…>.

Tra i fondatori figuravano Mauro Basso, Cristina Bogliolo, Angela Bruzzone, Maria Giovanna Carbonetto, Marisa Cha, Paola Enrico, Paola Ferrari, Ugo Folco, Francesco Gallea, Paola Misulla,  Paolo Moscardini, Antonio Olivieri, Liliana Parodi,  Silvana Raimondo, Antonio Ricci, Rossana Rolando,  Sandra Sacchetti,  Giuseppina Verrazzani.

<Gli obiettivi – ricordava l’articolo inaugurale  tenendo conto che sono quasi diecimila i giovani del ponente che hanno studiato nei due licei -  sono di valorizzare un patrimonio culturale vitale…attuare corsi e seminari extrascolastici utilizzando ex professori, ex allievi esperti di argomenti. …indirà borse di studio ( la prima è già stata istituita nel ricordo di Antonio Porello)…promuoverà stage in Italia e, all’estero per studenti e docenti su particolari temi di interesse preminente. …Il tutto per contribuire allo sviluppo economico, sociale e culturale di Albenga e del comprensorio...>.

Albenga non solo ha il problema del cemento sempre in agguato, dopo i danni pesanti già arrecati, ma da anni sta vivendo l’emergenza “agricoltura in via di estinzione”. L’ultimo colpo potrebbe venire dalla Ferrovia a monte, dopo la totale incapacità degli enti preposti, delle stesse associazioni di categoria a promuovere (non a parole, non a convegni, a tavole rotonde, con giornalisti e moderatori senza memoria, pur in buona fede) per attuare misure capaci di rilanciare l’agricoltura.

Nei supermercati di Albenga, di Ceriale (le due capitali agricole di ieri) spesso troviamo in vendita prodotti agricoli un tempo fiore all’occhiello della piana. Oggi sulle confezioni possiamo leggere “provenienza Germania”. Si, quella Germania dove per decenni abbiamo esportato con successo la produzione di nicchia ingauna. Con titoloni sui giornali.

Oggi loro producono, noi compriamo. La loro agricoltura, pur nel contesto generale, produce ed esporta, ma oltre ad avere governi capaci, hanno organizzazioni di rappresentanza agricola che sanno come difendere l’avvenire dei loro iscritti. Più fatti, più risultati, meno chiacchiere e promesse mai verificate nella loro attuazione.

L’emergenza agricoltura ha trovato come formidabile “amico-avversario” l’impennata dei prezzi d’oro dei terreni, dell’avanzata del mattone sotto varie forme.

Un meno 40 per cento di terre coltivate nella piana non ha allarmato, non ha mobilitato la “cultura”. Non ha dato neppure la parola agli ultimi “eroi” delle campagne, al modo di vivere e di pensare dei figli rimasti nella terra.

Con la ferrovia a Bastia d’Albenga, la piana subirà un altro colpo letale. Prevale il silenzio, l’indifferenza, la disinformazione in molti casi.

Nel comprensorio di Savona e nella Valbormida stanno pagando a caro prezzo  aver sottovalutato la scomparsa (in qualche caso come a Savona città, l’estinzione delle industrie) di alternative occupazionali. Una sciagura per migliaia di giovani. Senza un avvenire, costretti ad emigrare.

Accadrà anche ad Albenga che sta perdendo sempre più quote produzione agricola, di mercato, mitigata finora dai servizi e dal business delle aree. Quando finirà l’abbuffata, cosa accadrà? Qualcuno può spiegarlo? E’ chiedere troppo? Un domani a chi dovranno dire grazie le generazioni del terzo millennio?

Cosa racconteranno gli uomini di cultura e di storia (lasciamo a parte i politici) ai loro studenti del liceo classico e scientifico?