A FINE MESE AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO IL VERTICE SUL FUTURO DELL’AZIENDA


Ferrania, è arrivata l’ora delle scelte

LA STAMPA
[FIRMA]MAURO CAMOIRANO
Ferrania: convocato il vertice al ministero dello Sviluppo. La tanto attesa riunione è stata finalmente convocata per venerdì 30, alle ore 11. Vi parteciperanno i rappresentanti di cinque ministeri: Sviluppo, Lavoro, Trasporti, Infrastrutture e Ambiente, e poi la Regione, la Provincia, il il prefetto di Savona, il Comune di Cairo, la Segreteria tecnica, la Filse, l’Ips, l’Unione Industriali, i sindacati e ovviamente l’azienda.
Secondo indiscrezioni, l’improvvisa disponibilità del MinistroScajola, dopo tutta una serie di richieste ed appelli da finiti nel vuoto, si deve soprattutto al sapiente lavoro dell’amministratore delegato della Ferrania, Giuseppe Cortesi, non a caso di ritorno proprio da una recente riunione al ministero.
Comunque sia, dall’azienda si ribadisce il proprio punto di vista: «Abbiamo rappresentato al ministero quanto necessita all’azienda per poter sostenere ed avviare un concreto piano di rilancio e mi aspetto dal prossimo vertice che vengano confermate quelle condizioni affinchè si possa proseguire il lavoro intrapreso e che ha trovato una serie infinita di ostacoli strada facendo».
Ostacoli non più sopportabili dalla Ferrania e che avevano portato il gruppo Messina al famoso ultimatum.
Il punto, secondo la proprietà, non sta nel numero dei lavoratori riassorbiti dal piano industriale targato Messina, ma dal riuscire a mettere in moto un meccanismo di sviluppo: «Con il tempo che si è perso, le sofferenze finanziarie (l’azienda perde 1 milione di euro al mese) e uno scenario mondiale di crisi contingente che è sotto gli occhi di tutti, occorre far quadrare tutto sino all’ultimo centesimo. Le condizioni sono: 280 lavoratori impiegati (400 con l’indotto) e 100 milioni di investimenti.E di questi tempi non ci pare poco. Ma soprattutto, si mette finalmente in moto la macchina del rilancio che, una volta partita, vista anche la potenzialità strategica e logistica delle aree di Ferrania, potrà avere ricadute, anche occupazionali, tali da poter sopportare questo iniziale gap».
Perchè il punto è tutto lì. Il piano industriale di Messina è stato giudicato sin dall’inizio credibile, ma i nodi erano e rimangono un paio: l’organico di 450 dipendenti che si ridurrebbero a 280; e la constatazione che nessuno dei tanti progetti presentati, illustrati, ventilati, sia mai partito, anzi, il progetto perno si è via via modificato, dalla centrale a carbone al laminatoio. Ora si punta sul fotovoltaico, con la «benedizione», a quanto pare, dello stesso ministro Scajola. Il 30 forse si capirà se si tratta dell’ennesimo miraggio o se davvero la macchina si metterà in moto.