TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
IL CEMENTO DEI PROGRAMMI ELETTORALI
Primarie che vanno, programmi che vengono, i primi. La
Provincia di Savona e il Comune di Celle ci confermano come tutto resti
legato a una situazione politica vecchia, immobile su scelte già fatte, cui
i politici si sono talmente affezionati da dover convincere, prima di tutti
se stessi, che sono quelle necessarie al progresso.
Il filo conduttore delle future scelte politiche,
di tutti gli orientamenti, resta,
comunque, il cemento.
LA CONTINUITA’ IRRESPONSABILE
Alcuni di loro, usciti da
primarie, giustificano
paradossalmente la validità della loro candidatura, come sostenuta dalla
gente. A questo proposito
Luigi Cameirano asserisce, in un’intervista a un quotidiano locale, ”
La gente non vuole il cambiamento, vuole certezze. Io sono la continuità.” Verissimo, questa classe politica è la continuità: con
problemi non risolti, con un forte strabismo tra gli interessi del pubblico
e del privato, con la conquista del territorio aggredito da continue colate
di cemento. Cemento che, mentre indebolisce il territorio stesso dal punto
di vista strutturale e geomorfologico, non crea ricchezza che per i “soliti
pochi” e non promuove progresso, né
vera modernità. Una classe politica, la nostra, difficile da distinguere
nelle idee e nei programmi. Le false diatribe tra
Orsi e Cameirano, ad Albisola,
sono l’emblema di buttate giornalistiche, buone solo a nascondere una verità
scomoda: chiunque vinca, “IL PROGETTO” va avanti. Sarebbe stupendo se “IL PROGETTO” non volesse dire,
cubature di residenze e di volumi a uso privato come: i palazzi sulla
spiaggia al posto dei cantieri Solimano, così come si è fatto per le
ingombranti cubature del Crescent, la torre e il porticciolo della Margonara
, le nuove torri progettate da Botta , i palazzoni di Mottura e Fontana e
alla squadra di Rialzo, la cementificazione della collina savonese e quella
del ex Mammut , per fare alcuni
esempi savonesi. Se ci si sposta
nelle Albissole , invece, dopo la cementificazione massiccia della
collina di Marina e dei quartieri di Grana: pietosi esempi di congestione
urbana e di scarsa vivibilità ambientale, non potendo trovare aree sulle
costa , si aspetta il cemento a Margonara e gli utili che potrà portare(!). Albisola Superiore , ferma da anni nelle grandi scelte strategiche (non si capisce perché, vista la ben nota continuità di colore e di persone!) si appresta a realizzare operazioni progettate da tempo.Il cemento sarà, così, di casa all’ex Gavarry e
territorio annesso, all’ex Sacer, Grandis e zone limitrofe, alle ex scuole
elementari, asilo Balbi, ma solo per fare alcuni esempi. Continua, poi, nell’ascesa verso il cemento e nella piena
continuità, Celle con Colonie,
fabbriche (Olmo) e chissà cos’altro. Per non parlare di
Vado che dopo aver conquistato una mega piattaforma sul suo specchio di
mare, il potenziamento di una tra le più grandi centrali a carbone del
territorio nazionale, si appresta a realizzare mega-lottizzazioni nei suoi
terreni. Tutto come se il territorio fosse infinito e così il suo
consumo.
LA CASTA DEL PARTITO DEMOCRATICO
Il segretario PD
Lunardon presenta il programma per la Provincia: la piattaforma di Vado
e la Margonara si devono fare, non si transige. Il parere negativo della
Commissione Tecnica Regionale, sembra
un aspetto da permettersi di non prendere in considerazione: il Piano
Portuale lo impone, “la politica, ha già preso le sue decisioni”,
riferendosi proprio agli accordi tra il suo partito e
Canavese. Questo conferma come la classe politica, e a Savona
quella del PD, pensa di essere onnipotente, di poter proseguire nei suoi
intenti, anche se questi sono tecnicamente impattanti e prevaricatori nei
confronti del territorio e della gente che lo abita. Lo scontro con la base, un tempo temuto soprattutto alla
vigilia di un appuntamento elettorale, oggi non ha più valore, anzi viene
deriso e minimizzato.
L’opposizione, quella vera,
a un modo superato di fare politica, incapace di risolvere i veri problemi
di territorio, miope perché inadatta ad affrontare le sfide del futuro
prossimo, succube perché asservita agli interessi di chi detiene il potere
economico, viene estromessa dalla
politica savonese e puntualmente definita arretrata
e inutilmente nostalgica. Così, in tutta la provincia savonese, i partiti
istituzionali hanno fatto in modo che i loro migliori uomini fossero epurati
o si autosospendessero per una sempre più marcata irriconoscibilità in una
gestione spesso faziosa, asservita e appiattita sui soliti uomini che,
ancora oggi, calcano le scene della politica dei partiti savonesi. Così le persone migliori sono sparse in movimenti e
gruppi, o fanno tutt’altra forma di politica, spesso più efficace perché
quella che da voce alla contestazione, al rifiuto. Una contestazione che affonda le sue radici non, come
spesso si vuol far credere, sull’atteggiamento miope di chi dice sempre
“NO”, ma su concrete analisi, su dati, su studi, su proposte alternative
puntualmente rigettate, perché “bisogna realizzare l’opera senza
spostare una virgola”, perché l’impegno preso dalla casta è quello e “la
politica ha preso già le sue decisioni” e non si può certo deludere le
aspettative dei potenti interlocutori.
SOCIALISTI SAVONESI: SOLITI
UOMINI, SOLITI
ATTEGGIAMENTI
Un quotidiano savonese riusciva, qualche giorno fa, a
riempire mezza pagina della cronaca locale con le parole di un intervento
fatto in Consiglio Comunale da un noto esponente della politica locale
socialista: Paolo Caviglia. Il giornalista titolava l’articolo proprio con la
“squisita” provocazione di Caviglia: ”Mettiamo sotto vetro lo scoglio
della Madonnetta!” Il suo intervento, deve aver sicuramente divertito i
colleghi Consiglieri, ma soprattutto li avrà rassicurati sulla posizione del
Partito Socialista Savonese nei confronti di operazioni di riguardo come la
Margonara e moltissime altre che, se sfuggono al chiasso mediatico, non sono
certamente meno inutili e dannose per il territorio dell’intera provincia. Le disquisizioni divertite sul falso valore dello scoglio che, l’assessore socialista, trova inesistente rispetto ad altri scogli su altri territori (con altre note storie di deturpazioni), senza pudore e senza rispetto verso un organo istituzionale, mettono alla berlina i contenuti tecnici del parere negativo del VIA regionale. Nessun politico o Amministratore si è sognato di
richiamare al rispetto l’Assessore che, con la stessa arroganza che
caratterizzava il modo di far politica del suo partito qualche decennio fa,
continua ad avere la presunzione di essere nel giusto. La storia degli scempi urbanistici, che fanno capo alla
politica del suo Partito, ha spesso fatto la più triste storia della Liguria
e lo stesso presidente Pertini fu, a suo tempo, scomodo testimone e censore
proprio di una classe di politici, non proprio estranei alla storia
personale di quelli che ancora oggi operano e contano. Sotto vetro, infatti, sembra proprio essere una classe
politica che non solo ha fatto il suo tempo, per vecchi modi di interagire
con l’opinione pubblica e con i media, ma proprio perché rappresenta la
continuità con quel vecchio modo di operare i cui danni sono sotto gli occhi
di tutti. Una classe politica logora che dovrebbe almeno cogliere
le occasioni irripetibili di tacere.
PROBLEMI TACIUTI E OCCASIONI PERSE
Si tace, invece, sui gravi problemi non risolti della
Provincia come la raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti, come
il depotenziamento della, troppo vecchia, centrale a carbone, la mancata
politica sulle fonti alternative e sul risparmio energetico e quella sulla
viabilità. Tutti problemi che non sono risolvibili con metri o
volumi di cemento, ma che si basano sullo studio di flussi, di tempi, di
nuovi stili di vita dei cittadini. Sarà troppo tardi (e lo è già) quando ci si accorgerà
della grande sproporzione tra i processi innescati dai progetti, le
decisioni politiche e amministrative, i reali finanziamenti, la loro
realizzazione e gli effetti che questi hanno avuto soprattutto sulle persone
che effettivamente abitano quel territorio. Le persone che vivono e subiscono, anche solo guardando,
lo spazio progettato per il resto della loro esistenza, pensando che sarà
così anche per i loro figli. Questo non ha compreso gran parte della classe politica
savonese. Questo non ha compreso
Fuksas, quando intervistato dalla
RAI, si dichiara ancora stupefatto per la guerra innescata dal suo
“straordinario” progetto. In un territorio che definisce degradato, “con
ville e case abusive, ora abbattute” (!), con quell’ecomostro dell’Ospedale
San Paolo , con quell’inutile scoglietto di cui non si capisce
l’inspiegabile attaccamento della popolazione”. In quel territorio profanato da vecchie colate di
cemento, (muraglioni a scarpa) che, ignora sia lì a sostenere dissesti
idrogeologici precedenti, provocati proprio da altre cementificazioni. In
quel territorio, lui porta l‘Architettura, quella con la A maiuscola. Nel suo delirio d’onnipotenza, l’architetto per quanto
geniale, colto, e “benintenzionato”, si arroga il diritto di plasmare lo
spazio, di cambiare una cultura del territorio e la sua memoria.
Questo l’errore! L’errore per cui torri, grandi piattaforme
infrastrutturali, monumenti, assetti delle nostre città tirate su dal nulla,
o riconvertite, appariranno sempre più oggetti violenti e non sempre perché
brutti, ma perché eterni e soprattutto perché slegati da una
progettazione urbana complessiva. Il grave errore di omettere, ad esempio,
la pianificazione dei trasporti e
dell’accessibilità, dove
collegare non basta, ma si deve permettere alla città di poter vivere,
culturalmente, socialmente e non solo tra le mura di grande magazzino
commerciale. L’errore di pensare che sia necessario spettacolarizzare
l’architettura per renderla più digeribile, quando invece si deve
obbligatoriamente cominciare a pensare a un valore aggiunto , sul quale
siamo ampiamente in ritardo: la sostenibilità architettonica. Nessun progetto contiene, ad esempio, norme volte al
contenimento energetico: pareti o tetti fotovoltaici, pale eoliche,
filtraggio e riciclo dell’acqua, alberatura verde funzionale. Neanche questo
senso di responsabilità ha contagiato la classe politica savonese, perdendo
l’ennesima occasione di poter stemperare il disgusto che si prova
nell’essere obbligati, ogni giorno, ad”ammirare” il biscione del Crescent o
la disabitata torre Bofill. L’abdicazione alle ragioni immobiliari, una consolidata
forma di deregulation, il consumo del suolo indiscriminato non porteranno
sicuramente, a Savona e nelle altre cittadine della costa, lo sviluppo, ma
lasceranno sui loro territori inutili e improduttive colate di cemento,
utili solo a ricordarci di aver perso l’ennesima occasione di rigenerare lo
spazio urbano e la vita delle nostre città.
ANTONIA BRIUGLIA
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