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Binari a monte: c’è la “Cossi costruzioni”, fu protagonista e vittima ad Albenga

<Quella tangentopoli senza tangenti

dove la politica muore>

Storia della grande retata del 1996. Personaggi delle cooperative e… assolti



Renato Cossi

Albenga – Trucioli Savonesi, n.184, della scorsa settimana, ha pubblicato un servizio dal titolo: <Binari a monte, business delle aree, chi tace le notizie che sono notizie>.

E ancora nei titolo: <La vicenda della Cossi costruzioni prima stoppata e poi assolta per l’Antimafia>. (vedi…).

Qualche reazione? Ufficialmente nessuna. Nulla di male. Il nostro compito è di informare i cittadini raccontando i fatti.

Lo stupore semmai nasce quando abbiamo chiesto ad alcuni albenganesi se ricordassero qualche strascico ingauno della “Cossi costruzioni”. Se, a loro avviso, c’era qualche politico-pubblico amministratore di ieri e di oggi, capace di spiegare cosa fosse accaduto. Perché! Un commento a menta fredda, a distanza di anni.

Stiamo ancora attendendo che i “personaggi” contattati, informati della richiesta, si facciano vivi. Di cosa hanno paura? Cosa devono temere? E’ silenzio di opportunità o di “omertà diffusa”? Di paura del potere, di chi comanda e può danneggiarti?

Dalla richiesta di rinvio a giudizio in data 24 giugno 1997 (La “grande retata” ad Albenga è del 9 luglio 1996) si legge al capo d’accusa n. 41: <…Cossi Renato e Piero Maria Bottinelli….con artefizi e raggiri….nei lavori di prolungamento di viale Olimpia nell’alveo del fiume Centa….nei lavori di costruzione degli argini e della strada di …>.

Ma si legge anche che Cossi e l’allora socio in associazione di impresa temporanea Bruno Damonte…erano parte lesa di una concussione…<indotti a promettere a Silvano Parodi, l’uomo delle cooperative rosse, un miliardo e 600 milioni per una surrettizia provvigione per l’affidamento pilotato dei lavori stradali tra Albenga e Villanova…>. Reato (tentata concussione) che per il Pm firmatario, Alberto Landolfi, vedeva coinvolto anche il sindaco in carica Angelo Viveri….

E’ utile e doveroso ricordare che quella maxi- retata (fin troppo spettacolare) si concluse con tortuosissimi processi a spezzatino. Tutti o quasi gli imputati (47) furono prosciolti al termine dell’iter giudiziario. In alcuni casi scattò la prescrizione.

Non resse, insomma, il teorema accusatorio principale, il resto finì per sgretolarsi.

Rimangono nella storia gli atti e le dichiarazioni. I risultati di quella microspia nascosta nell’ufficio di Angioletto Viveri, tutti quei nomi tirati in ballo a torto o a ragione, compreso l’allora ministro Claudio Burlando che chiese ed ottenne di essere interrogato, come teste, da Landolfi a Roma. Tra i nomi anche quello di un altro ministro, Antonio Di Pietro, seppure per circostanze diverse rispetto ad altri.

Lo scenario può essere paragonato ai tempi dell’emergenza “morale” di cui si parla con insistenza in questi mesi. Con titoli di giornale (vedi la prima pagina de Il Sole 24 Ore di sabato 24 gennaio, dal titolo “Quella tangentopoli senza tangenti dove la politica muore”.

Alcuni personaggi inquisiti ed assolti per lo storico “scandalo” di Albenga furono inquisiti ed assolti per lo “scandalo del depuratore” di Savona. Leggi, la lettera scritta dal dottor Luciano Locci, socialista della prima ora e all’epoca commissario straordinario dell’Usl savonese.

Per la cronaca abbiamo scritto che la “Cossi costruzione  (da poco acquisita da un colosso nazionale) è impegnata, in associazione di impresa, nel raddoppio della linea ferroviaria . Molti personaggi di ieri. A volte ritornano. La lezione è servita? Non a tutti.  <La politica è morta. Quella singolare materia che le è sopravvissuta serve solo come sponda per gli affari>. La storia savonese, imperiese? Forse, a scrutare bene l’orizzonte, a mettere insime i puzzle. Per ora a fare questa dichiarazione è un magistrato  che lavoro alla scandalo Global Service di Napoli di cui sono piene le pagine dei giornali. Proprio come accadeva ai tempi del ciclone Teardo, del ciclone-flop nella terra ingauna. Ai cicloni dello “scandalo-flop” del Casinò Municipale di Sanremo. Ai tanti che le cronache dimenticano, ai troppi che non sono neppure scoppiati. Sono rimasti sotto la cenere.