Inchiesta
Il rapporto dell’assessore Idalda Brondi

MAURO CAMOIRANO

“Altare, paese in agonia
e sempre più vecchio”

ALTARE
LA STAMPA
Altare è un paese che sta morendo.L’impietosa fotografia di un’agonia che solo un deciso cambiamento di rotta può fermare, emerge dal rapporto redatto dall’assessore al Bilancio, ed ex sindaco, Idalda Brondi. Un documento che aveva lo scopo di sostenere la «battaglia» sostenuta dalla giunta del sindaco Flavio Genta a favore del commercio locale e, specificatamente, contro i parametri adottati dagli studi di settore, su cui si basa il prelievo fiscale dell’Agenzia delle Entrate, ben poco corrispondenti alla concreta realtà locale. Ma, da quei dati, emerge soprattutto la fotografia di un paese in agonia, come ammette lo stesso sindaco Genta.
Le difficoltà del commercio sono, infatti, testimoniate dalle chiusure delle attività che non compensano le nuove aperture, così come si fa notare che anche le attività commerciali esistenti, sia alimentari che non, sono prevalentemente a conduzione famigliare.
Ma, i dati più significativi riguardano la popolazione, sempre più anziana (gli over 65 sono ben 697 su un totale di 2158 residenti, ovvero oltre il 32%) e composta da stranieri, che in cinque anni si sono triplicati, arrivando a costituire oltre il 7% della popolazione. Del resto, è un assioma comune ad altri paesi valbormidesi in crisi: il ristagno dell’economia locale porta ad un abbassamento dei prezzi degli alloggi e, contestualmente, ad una maggiore disponibilità da parte dei proprietari, soprattutto per quanto riguarda gli affitti che diventano, quindi, più appetibili. La presenza di una forte comunità straniera porta poi, spesso, ad un’ulteriore svalutazione o, comunque, ad attirare lo stesso tipo di utenza.
Ma il dato più significativo riguarda la forza produttiva. Sottolinea lo stesso sindaco: «Altare ha un bacino industriale di tutto rispetto, ma, prendendo come riferimento le tredici maggiori realtà produttive presenti sul territorio, con un organico di circa 700 persone, vediamo che solo il 13% di esse vive ad Altare. Ed una persona porta il proprio contributo all’economia di un’area dove compra casa, fa la spesa, va al bar, chiama il tecnico per quella riparazione o per quell’altra, o l’artigiano per quel lavoro o entra in quel negozio o in quell’altro, insomma, dove vive, non certo, o davvero in minima parte, dove lavora».
Prioritario, quindi, attirare residenti, invertire la tendenza, dare una scossa. «Ma non è una cosa semplice, soprattutto in tempi di crisi come questi. Da un punto di vista urbanistico abbiamo il grosso handicap di un piano regolatore non più attuale, che prevede lottizzazioni difficilmente praticabili. Ci stiamo lavorando, ma eventuali varianti o la redazione di un nuovo Piano urbano comunale non sono cose semplici, né da un punto di vista tecnico, né da quello economico. La carta vincente, non considerandola una bacchetta magica, ma sicuramente un’evidente inversione di rotta che può “dare il la” alla rinascita di Altare, è il progetto di recupero residenziale-commerciale delle aree ex Savam. Ma è ora che, oltre a presentazioni e progetti inizino a parlare i fatti».