TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Istituzioni/ Cosa insegnano le vicende giudiziarie di Napoli e
Pescara
Frammentazione corporativa
da gestione del potere
Il nodo della “vocazione maggioritaria” dai Ds, alla Margherita, al
Pd
Savona-
Due importanti episodi hanno animato, proprio in queste ore, la vita
politico – istituzionale del nostro Paese, che attraversa un momento
particolarmente complesso alle prese con il prepotente ritorno della
“questione morale” (se mai il tema potesse essere considerato come
passato in secondo piano) e al rinnovo dello scontro tra politica e
magistratura, anch’esso comunque atavicamente presente sulla scena
del sistema politico italiano.
Siamo
costretti ad occuparci di queste cose, pur nella loro piccineria,
rispetto ai drammi che sconvolgono lo scenario internazionale: primo
fra tutti, ovviamente, il dramma dei palestinesi a
Gaza sottoposti ad una
brutale invasione da parte di Israele.
Sentiamo, però, il dovere di occuparci anche di queste piccole cose
di casa nostra, lanciando ancora una volta l’allarme sulla qualità
della democrazia in Italia e sul suo progressivo deteriorarsi.
Dunque,
andando per ordine: il Sindaco di
Napoli ha deciso di
rispondere alla conferma dell’impianto accusatorio nei confronti di
alcuni membri della sua giunta, pronunciato dal tribunale del
Riesame, con un rimpasto dell’esecutivo, il terzo nel giro di pochi
mesi. Un fatto che avviene in un quadro della realtà delle istituzioni in Campania, a partire dalla Giunta Regionale, che, dalla situazione della criminalità a quella dell’emergenza rifiuti appare scosso nelle fondamenta della credibilità politica.
La
decisione del sindaco di Napoli
ha suscitato un fortissimo contrasto all’interno del suo stesso
partito, il PD,
causando anche le dimissioni dello stesso segretario provinciale:
mentre dai livelli della direzione nazionale di quel partito, che
porta intera la responsabilità del degrado evidente sotto gli occhi
di tutti e ormai denunciato da più parti, arrivano soltanto confusi
balbettii e la nomina di un commissario nella figura di un senatore
piemontese, noto “liberal”, che ha detto subito di “voler studiare
la situazione”. Figuriamoci!
Manca
completamente l’analisi di fondo di questo tipo di situazione: manca
perché se fosse compiuta adeguatamente le conclusioni sarebbero
molto difficili da presentare.
E’ il
caso allora di provarci davvero: questo stato di cose nasce dal dato
di partenza su cui DS e
Margherita hanno assemblato il
PD. Il dato relativo alla
cosiddetta “vocazione maggioritaria” che, in un partito formato
sulla pressoché assoluta preminenza delle presenze di potere
istituzionale a livello locale, escludendo la militanza politica
come fattore di crescita culturale e sociale, sul modello della
riduzione del rapporto tra politica e società come mero dato di
potere, non poteva che generare fenomeni di questo tipo catalogabili
come espressione di una frammentazione corporativa di gestione del
potere. Frammentazione corporativa considerata, davvero, il “fine” dell’agire politico da parte dei “gestori” dei diversi pezzi di ciò che rimane della soggettività organizzata del partito.
L’altro
episodio, cui s’intendeva far cenno, è quello relativo alle
“dimissioni – non dimissioni” del Sindaco di
Pescara, prima posto agli
arresti domiciliari dall’autorità giudiziaria che poi ha revocato il
provvedimento, mantenendo però la sostanza dell’impianto
accusatorio.
Si
tratta di un episodio clamoroso perché rende evidente, sotto gli
occhi tutti, quella situazione di arroccamento nella gestione del
potere che sembra proprio essere la sola ragione di vita del
PD, tra l’altro espressa
in una situazione come quella abruzzese, già segnata profondamente
dall’emergere della questione morale e contraddistinta, per di più,
da un eloquente risultato elettorale registratosi proprio pochi
giorni or sono.
La legge
sull’elezione diretta del Sindaco dovrebbe, a nostro avviso, essere
modificata per casi di questo tipo (come accadde del resto
a Savona, tra il 2005 ed
il 2006, allorquando il Comune fu retto da un vicesindaco poiché il
Sindaco eletto dai cittadini aveva bellamente deciso di andare a
ricoprire l’incarico di Assessore Regionale) perché troppo palese
appare (nel caso di Pescara
poi la strumentalità è evidente e clamorosa) un vero e
proprio dato di “stridore istituzionale”, all’interno di un dettato
legislativo sorto proprio per affidare agli elettori un intervento
più incisivo al riguardo della scelte delle persone chiamate ad
amministrare il territorio. Questi fatti, gravi, accadono mentre dal Governo arrivano segnali inquietanti di attacco alla realtà costituzionale: nel ruolo del Parlamento (pensiamo alla modifica dei regolamenti del Senato), nella distinzione dei poteri ( una certa idea di riforma della Giustizia), nella forma di Governo (il ritorno sulla scena dell’idea presidenzialista).
L’Italia
si avvia a trasformarsi in una sorta di regime populista, al centro
come alla periferia dove, appunto, quella che dovrebbe essere
l’opposizione parlamentare interpreta il proprio ruolo di governo
negli Enti Locali come
una sorta di “corporativizzazione del potere”.
La
nostra democrazia sta toccando fondali molto bassi: può valere la
pena lanciare ancora una volta l’allarme?
Savona, li 6 gennaio 2009 Franco Astengo
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