TRUCIOLI SAVONESI spazio di riflessione per Savona e dintorni
L’ABC PER TRUFFARE
MILIARDI
Quando
le banche centrali inondano il sistema di liquidità l’euforia contagia un
po’ tutti; e così fervono i prestiti, gli acquisti, gli investimenti. In
sintesi, l’economia gira a tutto volume. Ma basta
poco per un’inversione di rotta: le prime avvisaglie di sovrapproduzione,
qualche default nei pagamenti, un rialzo dei tassi. Nella testa di qualcuno,
si accendono le prime lampadine di ritirata: il picco è prossimo o
addirittura è già arrivato. Quando l’idea si diffonde, l’effetto domino è
repentino e devastante come uno tsunami: ciascuno vuole realizzare prima di
ciascun altro, battendolo sul tempo; e il gioco finisce miseramente nel
crollo repentino e generalizzato delle quotazioni di ogni cosa. Bene a
conoscenza di questo meccanismo, che pure si ripete da almeno due secoli, e
fidando sulla sua rapida dimenticanza, qualche furbastro cavalca l’onda di
piena, per poi ritirarsi prima della risacca. L’ultimo praticante di questa
tattica è stato Madoff, un finanziere ebreo cui i ricconi del pianeta si
rivolgevano per implorare il privilegio di affidare alle sue cure il proprio
patrimonio mobiliare. Col risultato di un crack di $ 50 miliardi (il doppio
di quanto hanno mendicato, cappello in mano, i tre big dell’auto USA: un
business peraltro gestito con metodi altrettanto fallimentari). Il
sistema è elementare: pagare interessi ed eventuali riscatti impegnando i
soldi degli ultimi arrivati. Elementare quanto diffuso: in America lo
chiamano sistema Ponzi (dal tizio che lo collaudò un secolo fa). Da noi, con
qualche variante operativa, catena di Santantonio; ma la sostanza è la
stessa: truffa ai danni di ingenui quanto ingordi risparmiatori, allettati
dal guadagno facile, rapido e sostanzioso. A Finale
Ligure, negli ultimi anni del secolo scorso, il direttore di una filiale
bancaria usò questo sistema, a titolo privato, con alcuni clienti del suo
istituto. Quando poi nel 2001 scoppiò la bolla tecnologica e di Internet, i
suoi investitori si ritrovarono col proverbiale pugno di mosche. A New
York, in proporzioni incomparabilmente maggiori, grazie al suo status di ex
presidente del NASDAQ (il settore tecnologico della borsa di Wall Street),
Madoff fece altrettanto, gabbando fior di miliardari, perlopiù over 70, che
si godevano una dorata, e perlopiù immeritata, vecchiaia in hotel
extra-lusso di Miami o Acapulco, dai quali stanno frettolosamente
sloggiando, lasciandosi dietro giovani quanto improbabili mogli. Truffa
che mi porta a qualche riflessione sul vigente sistema economico.
L’economia, nonostante la sicumera di molti docenti accademici, premi Nobel
compresi, non è né può essere una scienza, al pari della psicologia.
Questo proprio per la presenza predominante della psicologia dietro ogni sua
mossa. Il procedere delle quotazioni azionarie, che dovrebbero rispecchiare
il valore reale delle aziende quotate, segue invece le voci, i rumors, i
sentiment, determinati a loro volta dalle aspettative di profitti e
dividendi o, al contrario, di perdite. Ogni decisione di acquisto influisce
e determina un rialzo; ogni decisione di vendita deprime il valore
dell’azione venduta per quanti vengono dopo. Chi motiva ogni decisione è il
trend, il futuro, come è
psicologicamente naturale che sia; e come è confermato dalla incidenza sulle
quotazioni dei futures, scommesse
sui valori futuri di merci che non saranno mai acquistate fisicamente.
Se
usciamo dai vocianti saloni delle borse e ci addentriamo nei silenziosi
corridoi delle BCE o della Fed
americana, ci accorgiamo che le cose non sono poi tanto diverse quando
passiamo dai titoli azionari alla moneta e ai Buoni del Tesoro. Si
tratta qui di un gigantesco sistema Ponzi, con l’aggravante che la truffa
non viene mai scoperta, in quanto i governi e le banche centrali si coprono
a vicenda. Il vantaggio di chi tiene il banco, rispetto ai vari Ponzi
privati, è che ha la licenza di profondere moneta dal nulla a suo
piacimento, schermato per giunta dalla compiacente discrezione dei media.
Guardate l’impressionante grafico qui sotto:
D’altro
canto, il denaro ha questa ineliminabile caratteristica: non è un bene
fisico, e da qualche parte bisogna pur investirlo (non a caso l’Italia è
stata cementificata). Problema che fa sorridere chi non arriva a fine mese,
ma che travaglia le notti di chi denaro ne ha, poco o tanto che sia, ed è
esposto alle mire dei ladri, non solo malavitosi, ma ancor più
“istituzionali”: gente adusa a rubare allo Stato e agli organismi pubblici,
come il terremoto politico in corso sta a testimoniare; ma ben lieti di
allargare i tentacoli anche attraverso i furti “silenziosi”, effettuati sul
potere d’acquisto di stipendiati, pensionati e risparmiatori, tramite
l’inflazione indotta dalla iperbolica produzione del tandem moneta-BOT. Ma, un
momento, dirà qualcuno, oggi siamo in piena deflazione. Il motivo è chiarito
dal grafico più sopra: i soldi ci sono, e abbondanti; ma, come un fiume nel
deserto, si prosciugano cammin facendo e non pervengono agli usi per cui
avrebbero dovuto esser creati, vengono congelati nei conti delle banche.
Così inflazione e deflazione convivono in un abbraccio micidiale, a
detrimento di tutti, tranne la solita minoranza privilegiata e parassitaria. Oggi
industria e commercio sono bloccati. La psicologia, come dicevo più sopra,
gioca la sua brava parte: anche avendo soldi da parte, non si compra se si
prevedono ribassi, dei prezzi o del proprio reddito; si compra invece quando
sono in vista rialzi. È il meccanismo che fa spendere di meno sotto Natale
in vista dei successivi saldi, specie alle porte di un 2009 miserevole. È il
meccanismo che ha fatto precipitare il valore patrimoniale di tutte le
aziende, anche solide, ai minimi storici. In attesa di ulteriori ribassi o,
peggio, di fallimenti, nessuno più compra, né merce né azioni. Un
combustibile psicologico che porta a chiudere le fabbriche e a far rifugiare
i soldi in BOT, ossia in titoli garantiti dallo Stato. Il quale però vive di
tasse sui redditi e sugli scambi commerciali. Se questi cadono in picchiata,*
cosa mai dovrebbe garantirci da un fallimento dello stesso Stato?
*
Ultima
ora: apprendo che
Marco Giacinto Pellifroni
21 dicembre 2008
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