TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni Il babà azzurro veleno ovvero: il potere della propaganda
Di questi tempi sono rimasta parecchi giorni fuori da internet, e ho avuto l’impressione di vivere in una realtà parallela, dove molte cose non accadevano, o perlomeno, non se ne aveva traccia, dove i tiggì oscillavano fra un pauperismo di maniera e un facciamo finta di niente, dove certe notizie le sentivi di sfuggita in tv, poi non le leggevi sui giornali, o viceversa… Per fortuna, ritrovare la rete e le informazioni vere e confermate mi ha se non altro dimostrato che non ero pazza, che non avevo sognato o capito male. In questo clima stranito e isolato dal reale, che è, peraltro, non dimentichiamolo, quello in cui vive metà della popolazione italiana, tuttavia ho cercato di mantenere contatti col mondo attivo. Me ne tornavo giusto giusto dalla manifestazione a Vado Ligure, sabato scorso, quando ho iniziato a vedere ampi, vastissimi spazi azzurri campeggiare sui muri della città. Ovunque. Piccoli e ripetuti rettangolini, o enormi reiterati lenzuoloni, negli appositi spazi d’affissione. Avvicinandomi
per leggere il messaggio, la beffa è stata enorme. Un nome ben noto
prometteva più energia con meno emissioni. La coincidenza fra
crescere delle proteste e aumento della propaganda non può essere
casuale, così come i finanziamenti per scuole e squadre sportive, il
riproporsi continuo di quel nome, le presentazioni, appunto, a
scolaresche e universitari, la sponsorizzazione di convegni su
ambiente ed energia, eccetera. Il martellamento si fa sempre più
massiccio. Cosa alquanto sospettosa, se appena uno ci si soffermasse
un attimo. Vogliono farci digerire il boccone amaro a ogni costo. Le persone ci
cascano? Ci cascano, purtroppo. In mancanza di vere e chiare
informazioni credono a quelle che sembrano più popolari, vincenti e
strombazzate. Soprattutto i giovani, abituati a questa società
dell’immagine, dell’effimero, del messaggio-spot. Altrimenti un
certo personaggio del nulla, fautore solo dei suoi affari, non
continuerebbe a riscuotere tanto successo in politica. Purtroppo la
propaganda funziona così. Se si coltivassero un po’ di più la
logica, il ragionamento, il buon senso concreto, il confronto con
realtà e informazioni, la pubblicità probabilmente sparirebbe e i
tanti persuasori occulti dovrebbero cambiare mestiere. Proverò a
spiegarmi con un esempio, per dimostrare quanto affermo. In testa mi
continua a ronzare l’affermazione beffarda del diavolo ad un
peccatore dantesco “tu non credevi ancor ch’io loico fossi” … o
qualcosa di simile. Tu non potevi immaginare che io conoscessi la
logica, nevvero? Ebbene, mi piacerebbe per una volta far la parte di
quel diavoletto. Permettetemi un excursus, un volo pindarico. (O
almeno, uno starnazzare da gallina obesa, suvvia.) Diciamolo
subito, togliamoci il pensiero: io odio la pubblicità. Io odio chi
vuole convincermi di qualcosa, partendo dal presupposto che quasi
mai è per il mio bene, ma per interessi altrui. Se un prodotto o
servizio è veramente buono, si sostiene da solo con la qualità. Al
contrario più cercano di impormelo a tutti i costi, più sospetto che
sia una schifezza. Sono refrattaria. Almeno alla pubblicità come è
intesa nella società dei consumi. Perché se fosse nel suo senso
originario, rendere pubblico qualcosa a scopo commerciale, non avrei
tante obiezioni. Inizialmente
era così, informazione al pubblico. Esempio,
aprono una nuova pasticceria. La pubblicità dice:
venite da Grande Pasticcio in
via Tal dei Tali, abbiamo i migliori babà del mondo a ottimi prezzi,
provate e non ve ne pentirete. O.K, contenuto
informativo, io magari vengo e provo, se mi piace ne parlo con gli
amici e la pasticceria va a gonfie vele. Sulla base, attenzione,
della sua qualità e dei prezzi, senza turlupinarmi in alcun modo.
Senza convincere i diabetici o chi odia i dolci. Ammettiamo
anche la pubblicità comparativa:
i miei babà sono migliori di
quelli di Glassa & Cremina, all’angolo opposto. O.K., proviamo,
confrontiamo, decidiamo, con i concorrenti liberi di rilanciare. In
teoria, verso il meglio per il cliente. Ma qui già iniziano i dubbi,
la cosa si fa spinosa. Magari la pubblicità non funziona, il
concorrente al contrario di quanto affermato è migliore e non perde
terreno, e allora? La risposta è: innovazione.
Provate i
nuovi babà al cioccolato e canditi. Il doppio di gusto!
Si
incuriosisce con la novità. Ma non sempre innovazione equivale a
miglioramento, non almeno per quei prodotti che non risentono di
vertiginosi salti tecnologici. Se no la Coca Cola o il pastaio in
centro che fa le stesse cose da cinquant’anni e ha la coda fin fuori
negozio, non avrebbero ragione di esistere. E’ probabile
che i nuovi babà siano peggiori dei tradizionali o addirittura
immangiabili. E’ probabile che te li facciano pagare di più per
compensare la propaganda e il presunto miglioramento, mentre magari
gli costano di meno, perché usano meno rum e canditi scadenti dalla
Cina. Di solito funziona così e si fanno profitti d’oro. Se i
concorrenti seguono a loro volta in questa spirale di violenza,
avremo nuovi prodotti balzani e sempre più scarsi;
in questo caso a rimetterci è solo il cliente che non trova
più quello che semplicemente vuole, ma solo complicazioni,
peggioramenti, offerte non richieste; a quanto pare ultimamente
funziona così, dagli alimentari alla telefonia. Li chiamano i
vantaggi della concorrenza, libertà di scegliere fra alternative
sempre peggiori e sempre più sgradite.
Se no, se i concorrenti Glassa & Cremina tengono duro e
restano tradizionalisti, la ditta Grande Pasticcio si troverà in
difficoltà: calo dei clienti, investimenti non rientrati. Che fare?
Migliorare i prodotti e tornare all’antico? Non sia mai. Ecco che la
pubblicità ci viene in aiuto, trovando nuove categorie di clienti,
per esempio dicendo che gli esclusivi babà al “cacao magro” sono
dietetici, (in realtà contengono segatura), o convincendo che con
quei babà potrai essere più seducente, o irretire bonone, o salvare
l’ambiente, o essere “cool”
o cos’altro si inventino i maghi del delirio. Se funziona,
la dignitosa, onesta ma sorpassata Glassa
& Cremina perderà clientela e magari finirà per chiudere,
mentre orde di entusiasti modaioli si rovineranno stomaco e fegato e
pancreas con le novità creative dell’altra pasticceria. Ecco qua. Ecco
perché odio la pubblicità. (Anche la moda, tra l’altro.) Ma arrivati a
questo punto, mi chiederete: cosa c’entra la centrale con i tuoi
deliri dolciari? Bene, passo a
spiegare. Che successo avrebbe la pur infingarda Grande Pasticcio se
proponesse la seguente pubblicità:
i nostri nuovi babà al rum
non fanno più venire la diarrea, anzi sono consigliati per una
alimentazione equilibrata dai migliori dietisti, in più ve ne
vendiamo due chili al prezzo di uno? Probabilmente,
pensereste che sono dei disgraziati, dei delinquenti, che ammettono
che fino a ieri vi hanno avvelenato, che adesso cercano di attirarvi
con la convenienza e procurandosi pareri accreditati, ma con tali
premesse non c’è proprio da credere che i nuovi babà siano migliori,
anzi, è sicuro che vogliono continuare ad avvelenarvi indisturbati e
peggio di prima… O.K., questo per la pasticceria. Ma riflettiamo un attimo: in cosa sarebbe diverso il messaggio che ci passano i grandi cartelloni azzurri? Non ha implicita l’ammissione negativa? Perché dovremmo credervi, sentircene rassicurati, più di quanto si possa credere a quei birbantelli della Grande Pasticcio s.r.l.? Sarebbe pubblicità efficace, questa? Se lo è, siamo davvero messi male . |