TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni Trovare un capro espiatorio, disperato diversivo all’incapacità delle associazioniChi non recita
il mea culpa Chi ha
distrutto il turismo alberghiero? Ultimo autogol, processare l’assessore Bozzano.
Il ridicolo non ha limiti
Ora che quasi tutto è perduto ed il peggio deve arrivare, con nuove chiusure di alberghi e contratti di affitto non rinnovati, si grida al lupo. E’ tardi. Le mobilitazioni per trovare nell’ultimo assessore regionale al turismo, Margherita Bozzano, che non sarà un’aquila, un capo espiatorio non porteranno da nessuna parte. Il clima di sfiducia per le troppe disfatte è profondo. Albergatori che invocano la salvezza dalla Regione e non sono stati capaci di ottenere dai Comuni di centro destra o centro sinistra, nessuna riduzione sulle gabelle comunali. Ici e Tarsu, soprattutto. Oneri vari. Albergatori considerati alla stregua delle agenzie immobiliari che, per numero, li hanno qausi triplicati senza portare alcun beneficio all’economia e in quanto a posti di lavoro. Albergatori incapaci di fare autocritica, di fare largo ai giovani senza obblighi di riconoscenza verso nessuno. Senza tirare il carro a questo o quel “padrino”, forti soltanto di difendere una categoria da troppi anni bistratta ed inascoltata. Una categoria che si è divisa tra Confindustria e Confcommercio, ha ricevuto le briciole e pensava di aver trovato la luna. Basti pensare agli enti bilaterali, al largo uso dei benefici della formazione professionale. Qualche soldino per non cambiare nulla nella sostanza. Non si capirebbe perché alzano le barricate e si mettono di traverso alle scelte della Regione Liguria. Dopo l’abbandono (primi anni ’90) di Carlo Buccelli (storico presidente provinciale e regionale) degli albergatori, pur con errori e limiti umani, non si è più parlato del “nemico numero uno” del turismo alberghiero tradizionale: la speculazione edilizia imperante, la calamita del mattone, il business delle trasformazioni immobiliari, senza che infrastrutture pubbliche e servizi fossero adeguati alle esigenze abitative. Chi è riuscito ha venduto, trasformato ed ha messo il cappello al chiodo. Non si voleva disturbare gli interessi di cementieri “noti ed ignoti”. Non si voleva urtare la strategia portata avanti dalla lobby degli imprenditori edili (industriali, banche, cooperative). Si temeva di perdere consensi? Posti di potere? I nodi vengono al pettine. Trucioli Savonesi, negli ultimi due anni, l’ha scritto e documentato. Senza smentite. Con nomi e cognomi. Fatti e circostanze. Errori e strategie sbagliate, la miopia, presentano il conto. Così è iniziata la corsa allo scaricabarile. Sport superconosciuto da politici a digiuno di meritocrazia ed associazioni di categoria politicizzate. Dallo stesso mondo sindacale coinvolto negli enti bilaterali (vedi consigli di amministrazione, ed attività di formazione professionale, a suon di contributi della Comunità Europea). Il cioccolatino non è servito. Ha solo placato le acque. Ci sono realtà come Alassio (ma l’azzurra scajolana Imperia è addirittura l’unico capoluogo di provincia sul mare, in Italia, sprovvisto di depuratore) dove si sta litigando da 14 anni sul progetto. E su chi affidare, in futuro, l’impianto di depurazione delle acque. Vedi le accuse di Mantellassi, gravissime. Almeno sul piano morale e politico. Alassio tra le (ex) capitali del turismo e del cemento (ora con un fiorentissimo business di box interrati, venduti a 100-130-150 mila euro) , dove un presidente degli albergatori (Mantellassi) dopo aver dichiarato centinaia di volte che tutto o quasi va bene Madama Marchese, si è accorto che il cemento in un’area poverissima di spazi pubblici, schiacciata tra mare e collina, metteva definitivamente ko il turismo alberghiero, causando una chiusura dopo l’altra. Impoverendo il turismo alberghiero. Mantellassi, presidente e consigliere comunale, ha lasciato le truppe di Melgrati sbattendo la porta. Il sindaco-architetto Melgrati, come ringraziamento per il lunghissimo silenzio a tanti misfatti urbanistici- edilizi, l’ha deriso dichiarando pubblicamente: <Mantellassi voleva l’assessorato al turismo e non l’ha avuto>. O è verità oppure diffamazione, visto che l’interessato era al vertice di un’associazione di categoria e titolare di un’azienda alberghiera prestigiosa. C’è sempre qualche buontempone che suonando la gran cassa, vuole far credere che un Grand Hotel, il centro talassoterapico di un albergo, un porticciolo, possano risollevare le sorti del turismo alberghiero. Tornare felici e contenti agli anni sessanta. Trasformare il volano dell’economia fino ad oggi votata al mattone (peraltro colpito dalla crisi mondiale), riportando la bussola sul valore strategico dell’albergo tradizionale, messo in grado di competere non solo da interventi edilizi, ma da costi complessivi (da lavoro e da tasse) non alla stregua di chi vende merce o immobili. Lo sport di
addossare ad altri le responsabilità di un fallimento è pane
quotidiano per chi fa politica. Nel caso turismo, sempre
d’attualità, o si mente sapendo di mentire, o si è degli emeriti
imbroglioni senza memoria, o l’obiettivo è cercare di farsi
pubblicità gratuita, mirando a poltrone in Comune, in Provincia (con
presidenti di albergatori tra i papabili candidati), in Regione per
uno stipendio (a volte super, vedi
7-8 mila euro netti di un consigliere regionale). Nessun
analista degno di questo nome scommetterebbe, allo stato delle cose,
una lira sul futuro di alberghi tradizionali in questa provincia.
Cosi come è ridotto (basti pensare al perenne intasamento dell’Aurelia,
di molte strade urbane) questo angolo di Liguria. Che fine hanno
fatto gli slogan sul “turismo congressuale”? Sui pacchetti vacanza?
Sul “fai le vacanze e paghi dopo”? Sul rilancio ormai è dietro
langolo? Leggasi,
inoltre, cosa abbiamo pubblicato la scorsa settimana, con un revival
di considerazione di Andrea De Filippi, imprenditore, quando
era presidente dell’Unionecamere liguri. Il suo pressante
appello a voltare subito pagina. Tutto dimenticato. Si mente
perché negli stessi strumenti urbanistici la formula albergo
tradizionale, come riferiscono molti tecnici del settore, non viene
più imposta, è facoltativa. Al massimo si fa un mix, sapendo già e
preparando la struttura in modo che un domani potrà essere tutta
uniformata a RTA senza difficoltà. E non solo. Nelle carte (dei
progetti) c’è di peggio. Pubblichiamo per gli smemorati un’intervista, eloquente, una testimonianza del 19 dicembre 1991, di un albergatore alassino, Giancarlo Quadrelli, che in quegli anni “andava per la maggiore”. La raccolse il giornalista Sergio Del Santo. Oggi direttore di Primo Canale a Savona, da sempre vicino all’Unione Industriali .Alla luce del periodo trascorso, è interessante rileggere quelle valutazioni e la mancanza di ogni riferimento alla tutela ambientale, come valore da salvaguardare per il turismo alassino, savonese. E’ dimostrato-
per tabula statistica – che le uniche aree italiane che non
conoscono crisi, anzi c’è un interesse a costruire nuovi alberghi
tradizionali sono quelle dove il territorio non ha subito saccheggi
da seconde case. Basta recarsi nel levante ligure, leggere gli
articoli di giornale, la zona delle Cinque Terre è in piena
salute. Stessa realtà per alcune aree della Toscana, della
Sardegna, alcuni casi sporadici della Costiera Amalfitana.
E isole minori. E soprattutto
la politica turistica (antiseconde case) dell’Alto Adige,
provincia di Bolzano,.dove non governa la sinistra Qui
addirittura non si discute sulla contrazione delle presenze, ma sul
recupero del “monte spesa” quotidiano per ogni presenza.
Incentivando l’offerta e la qualità, in modo da accrescere il Pil
del comparto. In provincia
di Bolzano chi vuole trasformare alberghi devi destinarli in
parte all’edilizia convenzionata, in parte all’edilizia
residenziale, riservata ai residenti. Gli enti turistici non sono a
prevalenza capitale pubblico, ma società a capitale prevalentemente
privato (albergatori ed associazioni di categoria professionali) che
rispondono ai soci sulla base dei risultati di bilancio, ma anche di
presenze turistiche, di promozione e manifestazioni. La politica che
governa la Provincia di Bolzano non può interferire più di
tanto sulle strategie degli operatori del turismo che rischiano,
guadagnano e dunque abbiano voce in capitolo nelle scelte
strategiche. La nostra
Riviera, deturpata e ferita, impoverita all’inverosimile di
alberghi, dalla dequalificazione della clientela, dalla corsa alle
assai più vantaggiose trasformazioni in monolocali e bilocali, con
guadagni trasversali senza pari ed evasioni fiscali altrettanto
mostruose, con la sciagurata perdita di migliaia di posti di lavoro
annuali e stagionali (almeno 7 mila, solo nel savonese) cosa
aveva – per madre natura – da invidiare a quelle aree che non
conoscono crisi? A che
strategia risponde addossare la croce all’ultimo assessore che
veste, tra l’altro in rosa, Margherita Bozzano, messa pure
alla berlina da alcuni signori del centro destra che quando erano
responsabili del turismo sono stati principi delle passerelle, degli
annunci-spot, questuanti nelle redazioni dei giornali e delle
televisioni per interviste “pro-tutto va bene”. “Noi stiamo
rilanciando il turismo”. Si sono visti i risultati. Chi lo ricorda? L. Cor.
|