Un
personaggio per anni tra i leader dell’imprenditoria savonese,
principale azionista di una finanziaria poi venduta alla Carisa,
storico concessionario d’auto, e che ha lasciato il timone dell’azienda
al figlio Giovanni che, a sua volta, è stato
consigliere comunale della Democrazia Cristiana, a Savona.
Un’esperienza che pare l’abbia fatto desistere da ogni futuro impegno
politico, dedicandosi all’attività imprenditoriale e divorziando dal
business del mattone.
Trucioli Savonesi avrebbe voluto
dare ancora una volta la parola, la testimonianza al ragionier
De Filippi. Gli anni pesano, creano problemi.
Abbiamo scelto di riproporre uno dei suoi tanti
colloqui col giornalista riservandolo
(non si stancheremo mai di ripeterlo e i lettori non se l’abbiano
a male) ai troppi “smemorati”, ai “senza memoria” che un giorno sì e
l’altro pure ci offrono la visione ottimista di una Savona,
di una provincia, tutto sommato, a loro dire, con qualche metro cubo di
cemento in più, ma inferiore agli altri, comunque sempre <bella e viva,
ricca di potenzialità, tutte da sfruttare>.
Personaggi politici che, casualmente, abbiamo sulla
scena pubblica – basta rileggersi i giornali per avere conferma -
da 20-30 anni. Le loro dichiarazioni di ieri e di oggi fanno
pensare che non abbiano mai nutrito dubbi sulle proprie capacità, sui
risultati raggiunti. Incapaci di autocritica e dunque di “togliere il
disturbo”, lasciando spazio al rinnovamento vero, non quello sotto
protezione. Del resto chi chiede
mai la verifica? Chi pretende mai il “rendiconto”, mettendogli
anche sotto il naso dichiarazioni pubbliche, impegni, promesse, annunci,
tavole rotonde, immancabili servizi giornalistici in salsa “intanto
nessuno ci chiederà i danni della miopia e della mala amministrazione”.
Serata di premiazione, alla maxidiscoteca "Ai Pozzi " di Loano (anni '90), per i campioni della Rari Nantes, organizzata dal Secolo XIX: sulla sinistra, nella foto, Ugo Ugolini, allora capo redazione, il rag. Andrea De Filippi, l'avvocato Renzo Brunetti, all'epoca assessore comunale a Savona. Si scorgono anche l'avvocato Iovino, l'avvocato Rembado, che era sindaco di Loano e Santanastaso (con gli occhiali) dirigente della Prefettura di Savona. |
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Nell’agosto 1990 Andrea De Filippi non
lanciava accuse, non è mai stato nel suo stile, ma lanciava
<un grido accorato, un appello contro uno stato di cose
diventato insostenibile>.
Ricordava De Filippi: <Il turismo che ha creato ricchezza
e benessere per migliaia e migliaia di savonesi, sta esaurendo
le sue risorse. La Liguria di Ponente, in particolare,
non può assistere all’inesorabile sfascio senza prendere
iniziative.
In caso contrario assisteremo, nell’immediato futuro, a chiusure
di alberghi e trasformazioni in seconde case; monolocali e
bilocali incrementeranno quel turismo di massa con il quale la
nostra Riviera non può neppure convivere per la stessa
conformazione territoriale, schiacciata com’è tra costa e
collina. |
Il turismo qualificato da già segni di
declino – aggiungeva De Filippi –, il turismo in quanto
industria primaria finirà per diventare un prodotto da “mordi e
fuggi”, da “fine settimana”, da “vacanze con pochi periodi
affollati” e molte camere vuote. Ma soprattutto – prevedeva da
profeta – trionferà quel mercato immobiliare contro cui non ho
nulla, ma è impensabile che possa sostituire i posti di lavoro
degli esercizi alberghieri, il valore aggiunto e l’indotto
prodotti da terziario vero>.
Ecco cosa scriveva già allora La Gazzetta
del Lunedì: <De Filippi è un imprenditore che non ha
mai avuto grandi simpatie per il “partito del cemento e degli
affari”. Ha cercato di mantenere le distanze. Sindaci ed
assessori (dell’epoca ndr) hanno fatto sapere di condividere le
preoccupazioni e le indicazioni strategiche del presidente della
Camera di Commercio. Occorre la mobilitazione delle categorie,
finora divise. Una parte della responsabilità dello stato
attuale – siamo nel 1990, ricordiamolo un’altra volta – è
sicuramente delle forze economiche e commerciali, incapaci di
far valere il loro peso, anche elettorale. I loro rappresentanti
hanno dimostrato di non perseguire strategie, ma coltivare
l’orticello e temere il potente di turno>.
Andrea De Filippi
rimarcava che non c’era solo
nell’agenda delle grandi opere dimenticate, l’Aurelia-bis,poi
realizzata nel tratto Albenga-Alassio, grazie all’Autofiori.
C’era da aspettarsi lo spostamento a monte dei bianari che dopo
la cementizzazione della fascia costiera e ritardi su ritardi,
meritava una riflessione per il rischio di sottrarre, con
un’opera pubblica, aree produttive, in particolare agricole.
Andrea De Filippi
chiedeva a tutti i comuni costieri, da Andora a Varazze,
in base al peso degli insediamenti abitativi nuovi, di
realizzare, senza rinvii, come opera prioritaria, un piano
parcheggi interrati, in collaborazione con imprese.
<Altro tema dolente – continuava l’articolo –
riguarda la continua espansione edilizia o trasformazione
di interi immobili in seconde case. Sono troppi i sindaci della
Riviera attratti dalla sirena del cemento, una realtà
urbanistica sempre più drammatica per le conseguenze nel lungo
periodo. Quando finirà anche il cemento la Riviera, la nostra
provincia, si troveranno senza il pur minimo motore, con un
dissesto idrogeologico spaventoso, con un turismo disastrato,
senza i proventi degli oneri di urbanizzazione visto che la
cementificazione non è una macchina perpetua. Con le future
generazioni condannate a raccogliere i cocci. Non si tratta di
essere di destra o di sinistra, più o meno ambientalisti, ma di
seguire l’esempio virtuoso di chi opera pensando al futuro>.
Concludeva De Filippi: <Come ogni
industria sana, il turismo richiede non solo investimenti, ma
adeguamenti ed infrastrutture pubbliche, per aiutarlo a produrre
profitti, senza i quali nessuno sarà più disposto a fare
l’albergatore, l’operatore commerciale, rischiare capitali.
Oltre ad una politica di prezzi rigorosamente oculata, deve
corrispondere un ambiente esterno sempre pulito, ordinato, direi
in fiore, a cominciare dalle stazioni ferroviarie, alle aree
utilizzabili ai lati dell’Aurelia. Nessun rinvio di
infrastrutture primarie. Sano decisionismo che non vuol dire
affarismo o calpestare i diritti>.
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