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Un servizio su La Gazzetta del Lunedì, nell’agosto 1990, sembra scritto ieri

Andrea De Filippi, appello inascoltato

<Oggi raccogliamo i cocci del turismo>

<La vicina Costa Azzurra ha tre strade di cornice, noi una. Se continuano a crescere le seconde case, gli alberghi sono destinati a scomparire. Perderemo la clientela di qualità e il turismo di massa creerà caos. Ogni città deve dotarsi di parcheggi pubblici interrati. La ferrovia a monte non può distruggere aree produttive. Le categorie si sono dimostrate troppo deboli verso la politica>



Andrea De Filippi, con i figli, il giorno della presentazione della nuova 500

Savona - <E’ semplicemente assurdo che a quasi mezzo secolo dalla fine del conflitto mondiale, la Liguria si trovi a disporre della plurisecolare Aurelia a fronte delle tre strade di cornice della limitrofa Costa Azzurra. O loro sono troppo bravi o da noi ci sono persone inadeguate a governare enti pubblici e territorio>.

La dichiarazione potrebbe essere stata rilasciata pochi giorni fa, invece risale  a domenica 20 agosto 1990 e riportata da La Gazzetta del Lunedì, il giorno dopo, nella pagina regionale. L’intervistato era il ragionier Andrea De Filippi, all’epoca presidente della Unioncamere della Liguria e della Camera di Commercio di Savona.

 Un personaggio per anni tra i leader dell’imprenditoria savonese, principale azionista di una finanziaria poi venduta alla Carisa, storico concessionario d’auto, e che ha lasciato il timone dell’azienda al figlio Giovanni che, a sua volta, è stato consigliere comunale della Democrazia Cristiana, a Savona. Un’esperienza che pare l’abbia fatto desistere da ogni futuro impegno politico, dedicandosi all’attività imprenditoriale e divorziando dal business del mattone.

Trucioli Savonesi avrebbe voluto dare ancora una volta la parola, la testimonianza al ragionier De Filippi. Gli anni pesano, creano problemi.

Abbiamo scelto di riproporre uno dei suoi tanti colloqui col giornalista riservandolo  (non si stancheremo mai di ripeterlo e i lettori non se l’abbiano a male) ai troppi “smemorati”, ai “senza memoria” che un giorno sì e l’altro pure ci offrono la visione ottimista di una Savona, di una provincia, tutto sommato, a loro dire, con qualche metro cubo di cemento in più, ma inferiore agli altri, comunque sempre <bella e viva, ricca di potenzialità, tutte da sfruttare>.

Personaggi politici che, casualmente, abbiamo sulla scena pubblica – basta rileggersi i giornali per avere conferma -   da 20-30 anni. Le loro dichiarazioni di ieri e di oggi fanno pensare che non abbiano mai nutrito dubbi sulle proprie capacità, sui risultati raggiunti. Incapaci di autocritica e dunque di “togliere il disturbo”, lasciando spazio al rinnovamento vero, non quello sotto protezione. Del resto chi chiede  mai la verifica? Chi pretende mai il “rendiconto”, mettendogli anche sotto il naso dichiarazioni pubbliche, impegni, promesse, annunci, tavole rotonde, immancabili servizi giornalistici in salsa “intanto nessuno ci chiederà i danni della miopia e della mala amministrazione”.


Serata di premiazione, alla maxidiscoteca "Ai Pozzi " di Loano (anni '90), per i campioni della Rari Nantes, organizzata dal Secolo XIX: sulla sinistra, nella foto, Ugo Ugolini, allora capo redazione, il rag. Andrea De Filippi, l'avvocato Renzo Brunetti, all'epoca assessore comunale a Savona. Si scorgono anche l'avvocato Iovino, l'avvocato Rembado, che era sindaco di Loano e Santanastaso (con gli occhiali) dirigente della Prefettura di Savona.

Nell’agosto 1990 Andrea De Filippi non lanciava accuse, non è mai stato nel suo stile, ma lanciava <un grido accorato, un appello contro uno stato di cose diventato insostenibile>.

Ricordava De Filippi: <Il turismo che ha creato ricchezza e benessere per migliaia e migliaia di savonesi, sta esaurendo le sue risorse. La Liguria di Ponente, in particolare, non può assistere all’inesorabile sfascio senza prendere iniziative.
In caso contrario assisteremo, nell’immediato futuro, a chiusure di alberghi e trasformazioni in seconde case; monolocali e bilocali incrementeranno quel turismo di massa con il quale la nostra Riviera non può neppure convivere per la stessa conformazione territoriale, schiacciata com’è tra costa e collina.

 Il turismo qualificato da già segni di declino – aggiungeva De Filippi –, il turismo in quanto industria primaria finirà per diventare un prodotto da “mordi e fuggi”, da “fine settimana”, da “vacanze con pochi periodi affollati” e molte camere vuote. Ma soprattutto – prevedeva da profeta – trionferà quel mercato immobiliare contro cui non ho nulla, ma è impensabile che possa sostituire i posti di lavoro degli esercizi alberghieri, il valore aggiunto e l’indotto prodotti da terziario vero>.

Ecco cosa scriveva già allora La Gazzetta del Lunedì: <De Filippi è un imprenditore che non ha mai avuto grandi simpatie per il “partito del cemento e degli affari”. Ha cercato di mantenere le distanze. Sindaci ed assessori (dell’epoca ndr) hanno fatto sapere di condividere le preoccupazioni e le indicazioni strategiche del presidente della Camera di Commercio. Occorre la mobilitazione delle categorie, finora divise. Una parte della responsabilità dello stato attuale – siamo nel 1990, ricordiamolo un’altra volta – è sicuramente delle forze economiche e commerciali, incapaci di far valere il loro peso, anche elettorale. I loro rappresentanti hanno dimostrato di non perseguire strategie, ma coltivare l’orticello e temere il potente di turno>.

Andrea De Filippi  rimarcava che non c’era solo nell’agenda delle grandi opere dimenticate, l’Aurelia-bis,poi realizzata nel tratto Albenga-Alassio, grazie all’Autofiori. C’era da aspettarsi lo spostamento a monte dei bianari che dopo la cementizzazione della fascia costiera e ritardi su ritardi, meritava una riflessione per il rischio di sottrarre, con un’opera pubblica, aree produttive, in particolare agricole.

Andrea De Filippi chiedeva a tutti i comuni costieri, da Andora a Varazze, in base al peso degli insediamenti abitativi nuovi, di realizzare, senza rinvii, come opera prioritaria, un piano parcheggi interrati, in collaborazione con imprese.

<Altro tema dolente – continuava l’articolo –  riguarda la continua espansione edilizia o trasformazione di interi immobili in seconde case. Sono troppi i sindaci della Riviera attratti dalla sirena del cemento, una realtà urbanistica sempre più drammatica per le conseguenze nel lungo periodo. Quando finirà anche il cemento la Riviera, la nostra provincia, si troveranno senza il pur minimo motore, con un dissesto idrogeologico spaventoso, con un turismo disastrato, senza i proventi degli oneri di urbanizzazione visto che la cementificazione non è una macchina perpetua. Con le future generazioni condannate a raccogliere i cocci. Non si tratta di essere di destra o di sinistra, più o meno ambientalisti, ma di seguire l’esempio virtuoso di chi opera pensando al futuro>.

Concludeva De Filippi: <Come ogni industria sana, il turismo richiede non solo investimenti, ma adeguamenti ed infrastrutture pubbliche, per aiutarlo a produrre profitti, senza i quali nessuno sarà più disposto a fare l’albergatore, l’operatore commerciale, rischiare capitali. Oltre ad una politica di prezzi rigorosamente oculata, deve corrispondere un ambiente esterno sempre pulito, ordinato, direi in fiore, a cominciare dalle stazioni ferroviarie, alle aree utilizzabili ai lati dell’Aurelia. Nessun rinvio di infrastrutture primarie. Sano decisionismo che non vuol dire affarismo o calpestare i diritti>.