Cala il gelo tra Industriali e Autorità portuale
le aziende temono di essere danneggiate
Canavese ha disertato l'assemblea degli imprenditori Pomo della discordia lo spostamento degli accosti
IL SECOLOXIX
CALA IL GELO sull'economia e scende il barometro nei rapporti tra Autorità portuale e Unione Industriali. In modo vistoso. Martedì all'assemblea annuale degli imprenditori, è stata "notata" l'assenza - inusuale - del presidente dell'Authority Rino Canavese, e del suo braccio destro, Emma Mazzitelli. «Una giornata disastrosa, piena di impegni fuori Savona» ha risposto, a domanda, il presidente del porto. Ma anche un altro sintomo dello sfilacciamento di una comunanza di interessi che sembrava a prova di bomba.
Questo è accaduto a più riprese negli ultimi mesi, nonostante gli obiettivi da perseguire siano rimasti gli stessi e continuino a rappresentare le priorità del sistema porto e del sistema industria. Paradosso che può essere spiegato con l'aumentare della diffidenza e con un diverso approccio ai problemi. Diffidenza di lungo corso, quella degli industriali nei confronti dell'Authority, che è cresciuta quando, al momento di firmare l'Accordo di programma per la piattaforma contenitori di Vado Ligure, l'Autorità portuale, su richiesta del Comune di Vado, ha inserito lo spostamento sulla testata dello sporgente degli accosti petroliferi e rinfuse solide. Una modifica decisa in "splendida solitudine", come molte altre scelte di Canavese, che però oltre a provocare problemi tecnici non irrilevanti rischia di costare caro alle aziende coinvolte che potrebbero anche essere costrette a fermare l'attività per alcuni mesi. Ridotto a brutale sintesi, il ragionamento degli industriali potrebbe essere stato questo: pur di trovare un'intesa sulla piattaforma, l'Authority è passata come uno schiacciasassi sulla testa delle imprese e potrebbe finire che i posti di lavoro in più creati da Maersk vengano pagati con il ridimensionamento delle attività produttive.A sua volta il presidente del porto non avrebbe gradito il "taglio" delle affermazioni di Marco Macciò, presidente dell'Unione Industriali, che la settimana scorsa, presentando l'assemblea 2008, ha insistito sull'urgenza di attivare tutti gli investimenti pubblici e privati che possono essere messi subito in campo per arginare la crisi, dal potenziamento della centrale Tirreno Power di Vado al porticciolo turistico della Margonara. Il problema, visto dal porto, è che si tratta di opere importanti e da perseguire, ma non attraverso accelerazioni o in un clima da ultima spiaggia, ma con il confronto, con la pazienza necessaria, a piccole dosi. Soprattutto perché, si potrebbe aggiungere, sarebbe meglio non lanciare altri macigni nello stagno nel momento in cui la prioritàè mettere la prima pietra della piattaforma.
L'irritazione, sia da una parte che dall'altra, è rimasta a uno stadio inespresso, ogni incomprensione è smentita, così come "non esiste" il reciproco sospetto di trovarsi di fronte ad azioni premeditate, ai classici segnali di avvertimento. Già nei mesi scorsi c'erano state avvisaglie dello stesso genere, con il presidente del porto che sbottava ("non posso fare io la politica industriale in questa provincia", sul caso Ferrania) e gli imprenditori preoccupati dell'atteggiamento da "dominus" delle banchine assunto da Canavese.
Sergio Del Santo