La strategia
 
Cemento, tolleranza zero della Regione
 
Vietato costruire nelle aree demaniali. Burlando ai comuni: "Ora decidiamo noi"
Confronto di tre giorni all´Archivio di Stato con immobiliaristi e ambientalisti
 
AVA ZUNINO La repubblica

Franca Cappelluto, che ha un grande albergo a Loano, sulla riviera di ponente, dice: «Il turista vuole grandi strutture, con tutti i servizi; non possiamo certo credere che possa scegliere la Liguria solo perché facciamo la maionese a mano». Federico Santamaria, governatore di Slow Food in Liguria, ribatte: «Per la verità noi diciamo che non solo la maionese bisogna farla a mano ma che bisogna anche stare attenti alla qualità dei prodotti che si utilizzano. Vanno sostenute le piccole realtà». Posizioni finora inconciliabili che si stanno scontrando nell´Archivio di Stato di Genova, dove per tre giorni, fino a domani, la Regione Liguria con il Dipartimento della Pianificazione Territoriale, ha deciso di mettere a confronto tutte le categorie economiche e non, per cercare di scegliere insieme come e cosa tutelare di una Regione, la Liguria, dove il 91 per cento dei residenti occupa il 5 per cento del territorio, una piccola porzione che concentra tutti i conflitti della "gestione" del paesaggio: avere i servizi, far marciare l´economia, tutelare l´ambiente.
«Chiediamo a tutti di schierarsi in modo trasparente: il problema è mettere a fuoco le priorità», osserva Franco Lorenzani, il direttore generale della pianificazione territoriale della Liguria spiegando che sabato mattina verranno tirate le somme. Facile a dirsi, mentre ai tavoli del confronto vanno in scena i duelli. Il direttore generale dei Beni Culturali, Pasquale Bruno Malara, invita: «Dobbiamo dirci che vogliamo stabilire, luogo per luogo, ma con un criterio generale, quale è il limite della asfissia. E dobbiamo uscire dall´equivoco che si dice una cosa ma si è disposti a farne un´altra, consapevoli delle spinte che sono anche finanziarie, con i valori immobiliari lungo la costa che sono alle stelle e le casse dei Comuni che sono vuote». I costruttori, con Roberto Principe, presidente dell´Ance ligure, ribattono: «Va tutto bene ma non accusate noi della cementificazione che è anche quella dei lavori pubblici fatti scriteriatamente negli anni ?70, tant´è che stiamo parlando di abbattere opere pubbliche come il viadotto alle Cinque Terre. Dunque, non siamo noi la spinta a costruire». L´assessore all´Urbanistica Carlo Ruggeri ribatte: «Basta vedere i valori di mercato delle abitazioni, che in Comuni come Finale Ligure, Alassio, Santa Margherita sono superiori agli 8 mila euro al metro quadro, per capire che un po´ di spinta la mettete anche voi. Otto mila a metro quadro, mentre i costi di costruzione sono intorno ai 2 mila e 850 euro». Dopodiché, aggiunge Ruggeri, «è vero che nelle procedure erano rimaste aperte delle maglie in cui si infilavano cose "di nessuno". Per questo in estate noi abbiamo approvato una serie di modifiche che sono passate quasi inosservate, riprendendoci come Regione competenze che prima erano divise tra Comuni e Province». Tra le cose approvate in estate c´è il divieto a costruire nelle aree demaniali, «che in genere sono tutte quelle che vanno dalle passeggiate a mare in giù, verso le spiagge e che in qualche caso comprendono le stesse passeggiate», spiega Lorenzani. Significa che, ad esempio, le nuove case sul mare progettate per il nuovo Lido di corso Italia, a Genova, non saranno approvate? «In quella zona noi potremo dire la nostra, ma l´area demaniale è solo una parte di quella in cui è previsto l´intervento perché il resto è area privata e decide il Comune». Il presidente Claudio Burlando ieri mattina aprendo i lavori di un meeting che ha il sottotitolo Sciùscià e sciòrbì, ha rilanciato la sfida ai Comuni, «che spesso autorizzano nuovi insediamenti per riuscire ad avere le risorse per costruire palestre e servizi. Ci scrivano, possiamo mettere a disposizione risorse della Regione. Con questa proposta si comincia a capire se la carenza di risorse è un alibi o no». Burlando ha anche detto: «Abbiamo invertito una tendenza. Faccio l´esempio di Sanremo dove le aree dismesse dalla Ferrovia sono state affidate ad una società pubblica, Area 24. Abbiamo realizzato una grande operazione con il parco costiero. Sarebbe stato diverso se le aree fossero state gestite dalle ferrovie per fare cassa». Ma «la spinta a costruire trova degli argini ma è ancora molto forte». Ruggeri ha dato qualche numero: «Negli ultimi sette piani urbanistici che abbiamo esaminato, i Comuni avevano chiesto di costruire un milione e 224 mila metri cubi. Li abbiamo dimezzati, ammettendone 688 mila». Tra gli esempi dei progetti mai nati, Burlando ha ricordato il porticciolo di Noli, «che aveva avuto tutte le autorizzazioni; ma quando il progetto era pronto a partire, era nata una prateria di Poseidonia che si è scelto di tutelare». Giovanni Gabriele di Italia Nostra, ha ricordato il caso del progetto di Marinella, alla Spezia: «su cui, ad esempio, noi siamo intervenuti, abbiamo seguito una conferenza dei servizi tenuta in modo irregolare e conclusa con la previsione di portare una variante al parco. I vincoli ci sono, bisogna applicarli».