Case
popolari, è rivolta |
Lavagnola,
l'accusa di cento famiglie
«Piove negli alloggi, buche nei marciapiedi, giardini al
buio e Arte è indifferente» |
IL
SECOLOXIX |
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Savona. «Ci sentiamo abbandonati,
bistrattati e soprattutto residenti di un
quartiere da terzo mondo». Le 110 famiglie
che abitano nei palazzoni dell'Arte in via
Bruzzone (dall'1 all'11) non ne possono più
di dover convivere con una scarsa
illuminazione nei giardini, le piastrelle
autobloccati dei marciapiedi che sprofondano
creando pericolosi buchi (il comune ha già
inviato un'ingiunzione ai condomini del
civico 3), le infiltrazioni d'acqua negli
alloggi, le scale senza passamani e
soprattutto luci di emergenza, finestre e la
possibilità di aprire la porta di accesso al
tetto, tanto per citare alcune delle
problematiche. Ma soprattutto non ce la
fanno più a sopportare «l'indifferenza dei
responsabili dell'azienda che sembra fare
orecchie da mercante a tutte le nostre
richieste e segnalazioni» puntualizza Teresa
Mula. E quando si trova con le spalle al
muro di fronte ad un problema «ci risponde
che non ha soldi».
A far saltare il tappo della pazienza della
gente è stato un infortunio accaduto martedì
pomeriggio proprio sul marciapiade che passa
davanti ai portoni. Una donna non si è
accorta del cedimento delle piastrelle,
rovinando a terra. Trasportata al pronto
soccorso con un'ambulanza della croce Bianca
la donna è stata medicata e dimessa, ma
vista l'età non più verdissima si trova alle
prese con problemi di deambulazione. «Una
situazione che ciclicamente si ripete»
puntualizza Teresa Mula. E proprio in quel
momento passa una signora che abita al
civico 7 e non fatica a mostrare i segni sul
ginocchio destro. Ma un po' tutti, nel
quartiere, sembrano essere passati sotto la
mannaia dell'insidia da pavimento.
Insomma lo stato di manutenzione del
marciapiede è l'elemento scatenante e
sicuramente tra i più gravi ed a carico
dell'Arte, ma gli abitanti di via Bruzzone,
a Lavagnola, non sembrano più avere
intenzione di sopportare questo stato di
cosa. «E pensi che proprio oggi mi è
arrivato da pagare l'affitto: 546 euro. Da
case popolari...» ammette con un tono
smaccatamente sarcastico un pensionato.
Nonna Maria Nava, 92 anni, scende in strada
per raccontare la sua storia, nonostante un
polso fuori posto per una caduta dalle scale
(per la quale è in causa con l'Arte) e un
tempo inclemente: «Prendo 560 euro di
pensione, mi hanno aumentato l'affitto a 200
euro: mi spieghi lei come faccio a vivere
con 360 euro». Gli acciacchi dell'età sono
evidenti, ma la signora Maria è pronta a
dare battaglia al fianco degli altri
condomini per avere condizioni meno
disagiati.
Anche perché ci sono segnalazioni e rapporti
di vigili del fuoco e polizia municipale che
evidenziano i problemi. «Ci hanno cambiato
l'impianto di riscaldamento, lasciando nei
muri i buchi del precedente - aggiunge
Teresa Mula - Ne fuoriescono topi di
dimensioni gattesche, ma i problemi sono i
più svariati. Sono sordi alle nostre
sollecitazioni, ma pronti a chiudere gli
affitti e farci pagare anche i minimi
interventi».
Da parte loro, in molti casi i residenti
hanno deciso di intervenire in prima persona
ed a proprie spese, per tenere in ordine
almeno i giardini. E allora in un'aiuola ti
ritrovi un presepe in miniatura, ma anche
alcuni giardini ben curati, ma quando cala
la sera, il piazzale è scarsamente
illuminato e i rischi notevoli. «Io abito
all'ultimo piano e mi piove in casa -
afferma Anna Tesio - Ho segnalato il
problema, sono arrivati due ometti hanno
rifatto la copertura e come se niente fosse
l'acqua è tornata in casa».
Infiltrazioni che creano problemi anche agli
alloggi al piano terreno finendo per
coinvolgere pure la centralina dell'Enel per
la quale sono dovuti intervenire in passato
i tecnici addetti. Di recente è stata
indetta una riunione intercondominiale per
discutere dei nodi cruciali del quartiere
tra i quali la derattizzazione.
Una situazione di abbandono e una gestione
(«Mi hanno detto che non sono obbligati a
fare le assemblee di condominio. Ci mandano
le spese da pagare e basta») contestata che
gli abitanti del quartiere intendono far
arrivare in procura con un esposto
dettagliato. «Siamo stati costretti a pagare
l'intervento di una piattaforma per
sostituire delle luce che noi non abbiamo
mai visto. Ci sentiamo proprio in un ghetto»
conclude Teresa Mula. Un ghetto nel quale le
vittime sono in maggioranza persone anziane
che, raramente, sono in grado di andare di
persona a protestare. E quei condomini che
hanno l'amministratore riescono almeno in
parte a far sentire le proprie ragioni.
Quelli amministrati direttamente dall'Arte
«subiscono».
Giovanni Ciolina
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