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Yes, they can. No,
we don’t
Obama ha un programma molto aggressivo
sulle rinnovabili, destinate a sostituire in gran parte (!!!) le
fonti fossili e a creare molti nuovi posti di lavoro.
Su questo ha vinto e convinto scettici,
giovani, informati di Internet. E qui da noi?
di Milena De Benedetti
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Possiamo rigirare la questione da tutte le parti, ma
comunque un fatto rimane: ciò che è appena accaduto negli USA può
ritenersi epocale. E non
tanto per il troppo sottolineato, ahimè, colore della pelle, ma per
tutto il contorno di questa elezione.
Non sono fra coloro che strillano entusiasti al
miracolo, preferisco attendere i fatti: può darsi che Barack Obama si
riveli una delusione, che fallisca, che sia un personaggio mediatico
costruito a tavolino, che si faccia imbrigliare dalle lobby o mettere
all’angolo dai guerrafondai, che valga in concreto meno di quanto
appaia, eccetera. Intanto, per esempio, non mi piace che il suo governo
ignori quasi del tutto le donne, con l’eccezione di una Kennedy.
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Tutto può essere. Ma le premesse sono a dir poco
sconvolgenti, e il brivido di speranza fatto provare al mondo, la
sensazione che comunque esistano strade diverse dalle alternative
vecchie e cupe che ci prospettano sempre, rimane in ogni caso. Il
simbolo, il precedente, l’esempio.
Pensiamo ai fatti significativi: un outsider,
all’inizio abbastanza esterno ai giochi, giovane di età e nelle idee,
che compie questa scalata prodigiosa e impensabile. E come lo fa? Con
l’aiuto delle minoranze etniche e culturali, dei liberal, degli
ambientalisti, dei giovani, del volontariato, della rete di internet.
Promettendo speranza e innovazione anziché agire su paura e insicurezza.
Lo credo che il nostro ineffabile premier è così
sconcertato da sentire il bisogno di battute grossolane: quando lui e il
nuovo presidente si troveranno faccia a faccia, rischieranno di
collidere e provocare una esplosione del tipo materia-antimateria. Altro
che le somiglianze trovate solo da Frattini.
Del resto, si sa, le grandi crisi producono i Roosvelt
ma anche le dittature peggiori, a seconda se le si gestisce fomentando
la disperazione o incoraggiando la rinascita. Indovinate cosa facciamo
noi?
Intanto, dopo questo incredibile evento, l’Europa si è
svegliata un po’ più vecchia, l’Italia addirittura decrepita, con un
tanfo di fiori cimiteriali di stagione ad aleggiare su tutti noi.
Sarà sempre più difficile, per la nostra informazione
addomesticata, nascondere i fatti, camuffare il probabile ruolo
marginale che siamo destinati a rappresentare, d’ora in poi. Ci
proveranno, certo: ma qualcuno forse inizierà a chiedersi il perché di
tanti fatti, di clamorose differenze. Intanto, quanti hanno sottolineato
che Obama, nel suo trionfale tour europeo preelettorale, aveva saltato
l’Italia? Tutti sanno della telefonata serale a Berlusconi,
strombazzata, anticipata con ansia dai media, ma quanti sanno che al
mattino aveva già fatto un giro di telefonate ai principali leader, financo alla Corea del Sud, saltando bellamente il nostro, e chissà
quanti giri diplomatici hanno procurato finalmente l’insperata chiamata,
definita “lunga e cordiale” (ma noi non abbiamo ascoltato)?
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L' assessore Filippi |
E non parliamo della
impresentabile opposizione. Veltroni avrà pochi anni d’età rispetto al
nostro, ma sembra suo nonno, per quanto tenti di scimmiottarlo non gli
crede neppure sua zia.
D’Alema si dimostra
preoccupato e scettico che si cerchi qui il nuovo Obama, così come
prima erano tutti scettici, impauriti e scandalizzati che qui da noi
si facessero confronti con Zapatero, e tesi a prendere le distanze.
L’importante è mantenere lo status quo, tenere a distanza qualsiasi
pericolosa innovazione. Ed ecco rilanciare la famigerata bicamerale
dell’inciucio.
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Intanto, mentre qui da noi impazzano (anche nel
centro sinistra) inceneritori e carbone, con giusto una spruzzata di
nucleare del centro destra, per gradire, mentre su Kyoto, di cui un
tempo l’Italia era fra i grandi promotori, si fanno vergognose marce
indietro rispetto ai dettami europei, gli USA, se mantengono i
propositi, partendo dall’ostruzionismo bushiano potrebbero adesso
scavalcare l’Europa stessa con obiettivi ancor più ambiziosi di
riduzione delle emissioni, in tempi più brevi.
Intanto, Obama ha un programma molto aggressivo
sulle rinnovabili, destinate a sostituire in gran parte (!!!) le
fonti fossili e a creare molti nuovi posti di lavoro.
Su questo ha vinto e convinto scettici,
giovani, informati di Internet.
E qui da noi? Per rendere il paragone ancor più
impietoso guardiamo al penoso balletto politico, veramente ignobile,
in Provincia, e a come la vitale questione dei rifiuti diventi
terreno di scontro e di ostruzionismo per infime beghe.
Mentre il povero Assessore Filippi si è visto
boicottare il suo volonteroso Piano da fuochi incrociati. Mentre
miopia e masochismo serpeggiano, dissanguando il centro sinistra e
rinvigorendo immeritatamente un pericoloso centro destra dalla
pochezza devastante, che rischia di precipitarci allegramente verso
il tanto agognato inceneritore e magari, perché no, una bella
centrale nucleare che fa fine e non impegna. Complice la scarsa
informazione corretta.
Intanto gli
industriali savonesi si lamentano della crisi e cosa chiedono? Il
raddoppio della centrale e la piattaforma di Vado!
Cioè, ancora
il vecchio carbone, ancora inquinamento, ancora puntare su una
logistica ipertrofica che è stata la prima a risentire i colpi della
crisi attuale e certo non tornerà ai livelli previsti. Come si fa a
essere così limitati e proporre soluzioni che sperperano soldi,
peggiorano la crisi, rendono incolmabili i ritardi tecnologici?
Questa sarebbe la loro idea di futuro?
In Italia Internet è poco diffuso, visto male
per propaganda interessata, usato male. Le informazioni utili sono
poco note e poco enfatizzate. La rivoluzione obamiana o altro che
sia è di là da venire, non pare che le coscienze civili si
risveglino per portarci fuori da questo incubo, da questo pantano. I
movimenti rimangono allo stato di magma.
Non riescono a formarsi nuovi gruppi o
schieramenti che, prescindendo da questa logica malsana e
appositamente distorta destra-sinistra, fatta per intrappolarci in
dibattiti e querelle senza senso, vadano al sodo di nuove politiche
più utili e innovative, condivisibili al di là dell’appartenenza di
campo, e anche, perché no, dai tanti che un campo sentono di non
averlo più.
Ma li chiamano antipolitici. Pare siano loro il
male, e non il sintomo grave del male stesso.
Magari speriamo nell’Onda. Ma se li lasciamo
soli e isolati, questi ragazzi, per quanto coraggiosi e fantasiosi,
non riusciranno a smuovere le acque.
Nonna
Abelarda
alias
Milena De Benedetti
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