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Intervista della settimana/Don Angelo Magnano, prete borghese di Savona

Il parroco-giornalista

che tutti vorremmo

Trenta domande a caldo e risposte senza rete. Un ritratto da futuro vescovo?

Il bisnonno era costruttore navale. Il nonno era titolare della Scarpa & Magnano (mille dipendenti). Il papà ex assicuratore. Due figli: don Angelo, laurea in Lettere Moderne, giornalista professionista, prima a Bergamo, poi alla Conferenza episcopale (Cei), a Roma. Direttore responsabile de “il Letimbro” (voce libera), parroco di trincea in un quartiere popolare. Il fratello vive a Boves, bibliotecario nel monastero dell’abate Enzo Bianco.

Nella sua prima intervista a tutto campo, don Angelo parla dell’infanzia, della vocazione sacerdotale, del suo testamento, dei vizi e delle virtù dei savonesi.  Parla di amministratori pubblici, del loro modo di far politica senza decidere, dei “vip” che contano e non contano, dell’informazione locale, dei programmi tivù, dei beni immobiliari della diocesi, dei “segreti” della visita del Papa e dell’incontro con gli “impresentabili”. Infine la mancanza di cultura del territorio, di preti sposati, di giovani. <Oggi la trasgressione non è drogarsi, ma fare gli scout, mentre viviamo un analfabetismo di ritorno>.

      di Luciano Corrado

Don Magnano

D) I ricordi più belli della tua infanzia, cosa sognavi di fare da grande.

Di ricordi ne ho tanti. Un’infanzia serena, con una solida famiglia alle spalle. Agiata e ricca di valori. I genitori sono in vita, è una gioia, una fortuna. Siamo in quattro, molto uniti. Oltre a papà e mamma  che vivono a Savona, alla Villetta, ho un fratello monaco, a Boves, nel monastero di Enzo Bianco, fa il bibliotecario. Scelse questa strada nel 1966, a 29 anni. Papà era agente assicurativo, la mamma casalinga. Origini genovesi.

Le  mie elementari alla Villetta, le medie al Chiabrera. L’esame di terza finì sulle cronache dei giornali locali. Il giorno prima colpito da emorragia cerebrale, con trasferimenti in tre ospedali di Genova ed un intervento chirurgico.
Tutto si concluse bene, grazie a Dio, anche l’esame di stato in ospedale. Era il 1977. Ho frequentato il liceo Grassi, con diploma nel 1982. Poi l’Università a Genova, Lettere Moderne. Quando bussò la vocazione sacerdotale ho percorso i 5 anni + 1 di Teologia; i primi due a Savona, in seminario eravamo 6-7, i rimanenti tre a Genova. L’ultimo anno di teologia fu davvero “diverso”. 

L’allora vescovo, monsignor Amadei che rimase a Savona un anno e mezzo, 1990-1991, tra Sanguineti e Lanfranconi, decise di mandarmi a Bergamo, dopo qualche mese entrai nella redazione del quotidiano L’Eco di Bergamo. Facevo soprattutto desk, non c’era ancora la videoimpaginazione. Due anni e mezzo praticante, poi giornalista professionista, con l’esame a Roma.

Il mio sogno di vita? Durante l’Università si sono affacciati i primi pensieri sul sacerdozio. Anzi, direi che erano soprattutto altre persone a dirmi se “avessi mai pensato di diventare sacerdote”. Avrei potuto fare l’insegnante, lo scrittore, il giornalista.

Potevo considerarmi un fortunato “figlio di papà” e della piccola borghesia, alla fine ho fatto una scelta controcorrente, senza forzatura in famiglia. Inizialmente qualche difficoltà, è comprensibile, poi papà e mamma hanno apprezzato.

 

D) A proposito di famiglia, a Savona i Magnano non sono degli sconosciuti, forse le nuove generazioni non sanno. Una famiglia gloriosa e che tanto ha dato alla città, alla Diocesi, alla parrocchia.

Mio nonno, Angelo,  è stato direttore de “il Letimbro”, mensile cattolico fondato nel 1892, e sognava un figlio prete.  E’ morto nel 1971, io avevo 8 anni. Ha lasciato tre figli: un assicuratore, un commercialista, un ingegnere. Chi l’ha conosciuto e frequentato parla di grande onestà e rettitudine, stile di vita sobrio, pur potendosi permettere molto di più. Il bisnonno era costruttore navale, sempre a Savona.

Il nonno è stato fondatore della fabbrica Scarpa&Magnano”, due soci che hanno creato posti di lavoro e benessere. Negli anni di maggiore sviluppo l’azienda aveva un migliaio di dipendenti. Ora su quelle aree, lungo via Fiume, sono sorti complessi residenziali.

Per me è un ritorno. Nel quartiere nonno Angelo faceva parte del Comitato che ha realizzato l’attuale chiesa di piazza Bologna dove sono parroco. La prima pietra risale al 1937. L’inaugurazione nel 1951, con don Tommaso Ponticelli. Tra il 1915 ed il ’51 i fedeli si radunavano, invece, nella chiesetta  di via Torino dei frati minimi. Don Ponticelli morì dopo aver visto concluso il suo impegno. Io sono il quarto parroco.

D ) Sconfiniamo nel personale. Due fratelli, senza eredi diretti, entrambi col voto…a chi andrà l’eredità di famiglia?

Non è un mistero, appartengo ad una famiglia borghese che ha proprietà. Penso che saranno devolute alla chiesa, forse ad una Fondazione.

D ) Un leit motiv, come si vive a Savona, sei una persona felice, ti senti realizzato. Soprattutto alla luce delle tue esperienze di vita e sacerdotali.

Savona resta una città abbastanza asfittica. In tutti i campi. Deve svegliarsi e dobbiamo impegnarci tutti, ad iniziare da chi ha più voce in capitolo e responsabilità. Posso parlare delle esperienze avute a Bergamo e a Roma, quando ero alla Cei, dal 1996 al 2000, all’Ufficio comunicazioni sociali, addetto stampa. Sono stato io a scegliere di tornare nella mia città. Mi sentivo figlio di questa realtà. Il cardinale Camillo Ruini mi propose di entrare a far parte del clero di Roma.

 

D) Nella missione pastorale, da direttore de “il Letimbro”, da savonese, hai avuto la possibilità di conoscere ricchi e ricchezza, poveri e povertà.  Qual è il giudizio sullo stato della “giustizia sociale”, dell’equità nella distribuzione del benessere.

Sono tra i testimoni di una società ingiusta, la forbice tra ricchi e poveri continua ad allargarsi e non si intravedono spiragli positivi. Anzi. Sono testimone, tra l’altro, della realtà di questo quartiere, Villapiana, dove la popolazione in maggioranza non è tra gli abbienti. Un quartiere popolare.  Siamo arrivati a distribuire 240 pacchi di generi alimentari al mese.  


Sergio Tortarolo

In crescendo. Una media di 50-60 pacchi ogni giornata di distribuzione. Al venerdì. Tra extracomunitari e qualche famiglia italiana. Lo Stato continua a tagliare fondi, l’assistenza pubblica è sempre più carente. 

 

D ) E il sindaco di Savona che, dalla tua visuale, hai apprezzato di più.

Posso solo parlare di figure che ho conosciuto direttamente. Sergio Tortarolo è stato un sindaco degno di stima, ma pur avendo avuto meno contatti ho un buon ricordo di Francesco Gervasio.

D ) I giovani che trovano lavoro negli enti pubblici, nelle grandi aziende, vedi banche, cooperative, giornali, vengono assunti per meritocrazia, oppure ha fondamento il pensiero popolare che “senza una spinta non si entra, non si fa strada o per bene che vada si rimane precari”. Insomma, raccomandazione o “affiliazione” restano l’unico pass-partout di sbocco lavorativo.

Non ho elementi, né riscontri. Non parlo per “sentito dire”, non mi sembra corretto. Posso confermare che conosco molti dipendenti pubblici e privati capaci e credo assunti per meritocrazia. E’ certo che, a Savona, la chiesa non ha potere in questo senso. Ogni tanto c’è chi chiede, bussa…è vero. Crede che noi possiamo…..Resto convinto che esista l’assunzione per meriti, capacità.

D) C’è un sacerdote che hai conosciuto e per la sua opera meriterebbe gli altari, la santità.  C’è la tendenza a dimenticare. A meno che…

Devo proprio rispondere? Direi don Pietro Ferri, mio padre spirituale in Seminario. La statura di un vero santo. Ha combattuto la terribile battaglia di un male incurabile che lo consumava e non ho mai sentito dalla sua bocca un lamento. Quando si è spento ho pianto tanto. Don Lorenzo Caviglia, mancato un anno e mezzo fa, ad Alpicella. Era stato a lungo operaio-infermiere alla Tubighisa di Cogoleto. A lungo diacono. Ad Alpicella, dove sono stato parroco, don Lorenzo era una figura fondamentale, capace di stare vicino a tutti, senza distinzioni. Una missione che ha abbracciato gli anni dal 1948 al 2007.

D) Molti osservatori, lettori sono concordi nel riconoscere al mensile “Il Letimbro”, l’unico veicolo informativo della carta stampata locale che da voce a tutti. Anche su temi scottanti, sgraditi ai potenti di questa terra. E’ successo che avete respinto qualche articolo, qualche intervento o richiesta di intervista. Non tutto ciò che arriva è pubblicabile...

Mai successo, forse è arrivato qualcosa di delirante, da non pubblicare, ma non per censura. Bisogna aggiungere che il prodotto-contenuto è concordato nell’ambito di riunioni di redazione. Certamente dalla nostra parte abbiamo il vantaggio di non dover rispondere ad alcuna logica di mercato. Non c’è il “gran capo”.

 

D) Qual è il giornale che sfoglia per primo e quale programma tivù non perde.

Il tempo è davvero tiranno e non sarò un’eccezione. Acquisto Il Secolo XIX per la cronaca e l’informazione locale, anche se lo preferivo qualche anno fa. La Stampa, invece, uso leggerla dai miei genitori. Bisogna ammettere che è un giornale nazionale e con più mezzi. Mi tengo informato attraverso il blog Ivg, per la tempestività delle notizie. Guardo Primo Canale, assai ben confezionato, pur non condividendo  sempre il suo orientamento . Non riesco a vedere il Tg3- Regione per via degli orari e degli impegni.

 

D) Perché molti politici locali fanno a gara a presenziare a processioni religiose, feste patronali e nella pratica quotidiana dimenticano spesso e volentieri il Vangelo, praticano arrivismo, arroganza, fino all’arricchimento personale attraverso la politica.

Ricordo i tempi in cui ero ad Alpicella, e a Casanova, con processioni popolari ricche di genuinità. Di fede convinta, vissuta.

Penso alla processione di Santa Caterina, a Varazze, o quella del Venerdi Santo a Savona. Spettacolari, più caratterizzate da folklore che da venerazione e contenuti mistici. Per la processione al Santuario, non c’è affollamento di politici, anche se resta una vetrina d’eccellenza.

In realtà il problema esiste, al Sud ci sono aspetti ancora peggiori.

Non solo, il vero cristiano non può ricordarsi delle opere di bene e dei poveri solo a Natale. E gli altri giorni dell’anno, i diseredati come vivono? Chi pensa a loro?

G. A. Stella, F. Sansa e M. Gabanelli

D ) Da giornalista , puoi farci il nome del più “bravo” collega tra quelli che leggi o ascolti?

Mi riconosco assai più nel giornalismo d’inchiesta che d’opinione. O dei vari commentatori. Potrei fare il nome, tra i preferiti, di Gian Antonio Stella. Devo dire che ho seguito con interesse ed ammirazione il coraggioso lavoro di Ferruccio Sansa, ieri al Secolo XIX, ora alla Stampa. Seguo con interesse Milena Gabanelli, su Rai 3, per le inchieste e la capacità di chiarezza, sintesi. Non sono, invece, un fan del giornalismo militante.

D) Il peggiore difetto che più frequentemente riscontri in chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica.

Direi la ricerca dell’immagine a discapito della sostanza, della concretezza, dei risultati, del fare. E poi l’arte del riciclarsi in modo spesso disinvolto. Passare da una parte all’altra. Come sta accadendo nell’ambito della Provincia. Si diffondono spesso e volentieri notizie non in funzione della sostanza, ma per privilegiare la propria immagine. Non stravedo per i capipopolo.

 

D) Si discute di valori, di etica, di una società che deve esprimere soprattutto ottimismo, ma la tivù è educativa o esalta, estremizza ricchezza, edonismo, nudismo femminile, bellezza del corpo. Proprio alcuni di questi canali hanno un largo “ascolto” popolare. Un successo.

Non mi scandalizza tanto il nudismo, l’esibizionismo frivolo del corpo, quanto la povertà culturale del messaggio. In Italia si legge meno giornali, penultimi in Europa. Si leggono soprattutto pochi libri. Io parlerei di analfabetismo di ritorno. Più la gente è imbecille, più hai la possibilità di vendere il prodotto e incapacità di spirito critico. Aggiungo che i giovani se trovano veri stimoli rispondono, nonostante siano una minoranza. Oggi la trasgressione omologata non è drogarsi, pasticcarsi, ma fare lo scout.

 

D) Il tuo amico più fidato…

Alcuni sacerdoti ed alcuni laici. Per un prete l’amicizia è importante, non è l’autosufficienza. Gesù pensava …a Lazzaro. Noi rischiamo di diventare degli orsi.  Voglio dire che in questa parrocchia, che si è unificata con un’altra, nonostante i malumori iniziali di alcuni parrocchiani, tre sacerdoti hanno scelto di vivere sotto lo stesso tetto. Con divergenze inevitabili. Consiglio ai confratelli la vita in Comune.

 

D) Si arriverà un giorno al matrimonio anche per i preti.

Non lo escludo. I preti cattolici della chiesa orientale  possono già sposarsi. E mi piacerebbe un confronto. Penso che un giorno ci si possa arrivare. Del resto i Diaconi permanenti, ministri sacri, possono a loro volta sposarsi. Non penso possa accadere con questo pontificato. Personalmente non so se mi sposerei. Non ne sento l’esigenza. Non sento la solitudine.

 

D) E la povertà di vocazioni? La scomparsa di ordini religiosi, la carenza di parroci…In questa provincia c’era il seminario, a Borghetto S. Spirito, dei padri camilliani. Il seminario vescovile di Albenga, negli anni ’50-’60 ospitava fino a 60-65 seminaristi. Oggi chiudono i conventi, l’ultimo è stato quello secolare e storico degli agostiniani di Loano.  Per non parlare dei benedettini, dei certosini, degli oblati, dei carmelitani, dei francescani…

 

Neanche nella diocesi di Savona e Noli, le vocazioni abbondano. Il sacerdozio è un percorso in salita, non è ambito, non è più una sistemazione sociale, non è più un’autorità socialmente vincente. Deve remare in una era post-cristiana. L’ideale è fatto solo di convinzioni, di tanta fede.

Il discorso degli ordini religiosi, molti di essi hanno perso  il significato, gli scopi  precipui per cui erano sorti e operavano. Per anni hanno conservato un carisma. Devo ammettere che anch’io ero affascinato.  Penso ai salesiani, al loro stupendo rapporto col mondo  giovanile. Affascinato dal mondo monastico. Penso a mio fratello.

 

D) Puoi dirci a quanto ammonta il patrimonio immobiliare e terriero della Curia, della Diocesi di Savona-Noli, delle parrocchie. Degli ordini religiosi, suore comprese.  Informazioni lesinate.

A memoria non lo saprei dire, sono stati fatti comunicati. Pubblicati. So che il patrimonio maggiore è quello dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, creato dopo il 1985, a seguito dell’accordo Stato-chiesa, col governo Craxi. Questi beni sono stati tolti alle parrocchie e trasferiti all’Istituto. Non so cosa rispondere per altre situazioni. Ci sono parrocchie che hanno ancora proprietà dirette. E’ vero.

 

D) Da autorevole e prestigioso addetto all’informazione, ai media, chi sono i “savonesi che contano”? Ci sono i mezzibusti: Fazio, Freccero, lo schivo Antonio Ricci, Rossello…

Mi pare che siano sempre gli stessi, da qualche anno. Qualcuno scende, qualcuno sale. Nel loro mondo ristretto hanno un peso sui politici e sulla politica, qui però mi riferisco ai potentati economici. Penso che se Ricci fosse di Savona, avremmo avuto qualche “mostro” di cemento in meno. Solo lui, credo, è riuscito a vincere una scommessa difficile come quella delle 4 torri che volevano costruire a ridosso del centro storico di Albenga. Fazio? Potrebbe fare assai di più per la “sua” Savona. Apprezzo molto il suo stile garbato. Altro illustre savonese che considero valido è Rossello.


Il Vescovo Vittorio Lupi

D) La storica visita del papa tedesco a Savona. E’ stato un mezzo flop, quanto a folla, solo colpa maltempo? E la storia di quel ricevimento ristretto in Curia con alcuni nomi, big, non proprio presentabili….Era proprio necessario! Uno schiaffo…

Senza la pioggia sarebbe stata ressa, i 20 mila sulla piazza c’erano ed i biglietti della vigilia sono andati a ruba. Il Papa, posso testimoniarlo, si è mosso davvero bene. Vorrei rimarcare che è molto diverso dall’immagine offerta dai mass media. Molto attento, riflessivo, pacato; era più duro, nel temperamento, il predecessore polacco.

Quanto al ricevimento di persone, diciamo chiacchierate, non so’ nulla. Non mi sono occupato di quell’aspetto. Io ero alla “sala stampa”. Voglio precisare, inoltre, che il nuovo vescovo, Vittorio Lupi, era appena arrivato. Non c’era il suo zampino come qualcuno insinua. E’ corretto che si sappia, senza per questo voler sconfessare l’operato di altri che non giudico.

D ) Un tuo progetto che vorresti realizzare o non sei riuscito a coronare.

Unico sogno personale irrealizzato, studiare musica. Perfezionare il mio canto. Mai studiato musica, ora manca il tempo. Amo la lirica, quando posso vado al Carlo Felice. Vorrei, inoltre, rilanciare il nostro glorioso Letimbro, ma mancano i mezzi. Il sogno nel cassetto è un giornale che raggiunga tutte le case dei savonesi, come avviene, ad esempio, per il periodico della Provincia di Savona. Un “Letimbro” sempre più libero, che dia voce a tutti, cattolici in primis. Vorrei a livello pastorale una chiesa meno impaurita verso la società.

 

D) I confini anacronistici delle Diocesi, spaccate e divise. Basti pensare alla provincia di Savona dove operano tre vescovi. Un’assurdità, uno spreco e senza dubbio un servizio poco razionale per cittadini ed operatori. Eppure non si muove nulla.

E’ verissimo e sacrosanto, mi associo.  Confini che risalgono al Congresso di Vienna. Potrebbero essere risolti tanti problemi, con le diocesi ridisegnate sui confini provinciali. Ci sono dei freni, come accade nell’accorpamento delle parrocchie. Ormai un’esigenza prioritaria. 

 

D) Il tuo santo prediletto...

San Paolo. Lo amo pur essendo tra i santi meno pregati dai fedeli. Questo Papa ha deciso la proclamazione dell’anno paolino. San Paolo, uno dei capisaldi del Cristianesimo che sapeva andare e parlare al cuore…

 

D) Perché manca una diffusa cultura della tutela ambientale, del territorio…Ciò che i nostri avi hanno conservato, noi finiamo per distruggerlo…

Sono d’accordo, manca la cultura del bene comune.  Soffriamo di familismo amorale.  Dopo la difesa del “clan famiglia”, tutto il resto può andare in malora. Natura, ambiente, mezzi e strutture pubbliche. Chi se ne frega…

 

D) Un suggerimento al sindaco di Savona….

Non preoccuparsi di difendere l’immagine personale, ma i problemi reali a costo di non guadagnarci molto in termini politici ed elettorali. E questo vale anche per il futuro presidente della Provincia.

 

D) Sandro Pertini, savonese per eccellenza, soleva ripetere nei suoi comizi elettorali, anche nei piccoli paesi dell’entroterra. Un tempo quando incontravi un socialista, ti toglievi il cappello, avevi davanti un galantuomo. Oggi si mettono la mano in tasca….Ci identificano in ladri…

Non entro nel merito, non giudico. Anche nel socialismo c’è una matrice cristiana. Pertini condivideva certi valori  della sinistra, come la solidarietà, il rigore dell’etica che oggi si sono persi, smarriti.

 

D) Come vorresti essere ricordato dai posteri.

Un cristiano prima di tutto. Neanche come prete. E sulla mia lapide una frase di San Paolo che devo trovare.

 

D) Le polemiche sul ritorno alla messa in latino…hanno senso?

Troppa confusione e disinformazione. La messa in latino c’è, ma il rito è celebrato in lingua italiana. O in altra lingua locale, secondo i popoli, le nazioni. Difficile che si ritorni al rito in vigore da San Pio V, tanto per intenderci quello della messa celebrata dando le spalle ai fedeli, tutta in latino. Allora erano pochissimi a capire le parole ed il significato delle frasi. Non è da rimpiangere. L’interrogativo di alcuni è se esiste l’esigenza di celebrare la messa in latino col nuovo rito.

 

D) E la soddisfazione più gratificante, felice della tua vita.

E’ legata alla visita del Papa a Savona. In particolare due momenti. Ero l’unico giornalista al seguito, presente, al Santuario ed in Vescovado. Ho scritto la cronaca per il Letimbro. Erano 200 anni che un pontefice non visitava Savona e da cronista ha raccolto retroscena inediti.

 

D ) Un dispiacere che non si dimentica.

Purtroppo, anche in parrocchia. Persone sulle quali avevo riposto una certa fiducia. Non ho rancori. Le soddisfazioni fino ad oggi sono di gran lunga maggiori.

 

D) Esistono a Savona e provincia i “poteri forti”, tutti parlano…

Non facendo parte del gotha, parlerei senza riscontri. Avevo seguito le polemiche che in un periodo mi hanno coinvolto sulle pagine del Letimbro, sugli intrecci massonici e un certo affarismo. Un errore mettere tutti nello stesso calderone. Non me la sento di pronunciare dei nomi. Non sarebbe corretto.

 

D) Ti senti più vicino al “prete operaio”, “prete di strada”, “prete da stadio”…

Il prete operaio era legato ad un periodo storico, erano “nati” in Francia prima che in Italia. In strada ogni prete dovrebbe viverci se non altro per calarsi nella vita quotidiana.

 

D) Il pericolo numero uno in Italia tra: incapacità di decidere per il bene comune, corruzione, lassismo, illegalità diffusa (ci sono miriade di leggi, ma non vengono fatte rispettare), evasione fiscale record, scarsa meritocrazia, ricerca del potere politico per arricchimento personale.

Partirei da una seria riforma morale, che deve iniziare dal basso per avere successo. E’ possibile educare, ma nessuno può prendere il posto alle famiglie. Vero centro nevralgico educativo. Resto convinto che il male peggiore, in Italia, sia l’incapacità di decidere. Viviamo in una società debole e frammentata. La politica deve sapere incidere anche con scelte impopolari. 

 

D) Concludiamo con le dolorose vicende della Fondazione Ferrero di Vado, il crack finanziario. Le disastrose conseguenze. Chi pagherà gli errori, i danni. I giornali accennano anche al ruolo della Curia, della Diocesi, del vescovo…Che idea ti sei fatto.

Il vescovo Calcagno ha agito in perfetta buona fede, diciamo che anche lui c’è cascato. Forse si sono fidati di scelte a scatola chiusa o semichiusa. L’obiettivo era creare posti di lavoro e dare assistenza ai meno fortunati. Un po’ più di oculatezza da chi doveva prendere le decisioni non guastava. 

 

D) E il decreto-scuola Gelmini, dal nome del ministro. Famiglia Cristiana si è schierata con gli studenti.

Condivido la posizione del settimanale dei paolini, non tanto per i tagli e i risparmi, quanto per l’assoluta mancanza di dialogo, essersi sottratti ad ogni confronto. Non è mai una carta vincente. Non produce risultati positivi.

Grazie per il tempo che mi hai dedicato. Auguri a tutti i navigatori di Trucioli Savonesi e Uomini Liberi.

Luciano Corrado


Don Angelo Magnano alle spalle del Papa e del vescovo Lupi (foto Enzo Pugno)

 

Vedi le precedenti interviste di Trucioli a.....

 

- Pietro Bovero (Il politico delle sette vite, ex presidente dell'Iacp all'epoca dello scandalo Teardo e chiese i danni agli imputati, ex segretario provinciale del Psdi, ora socialista e vice sindaco di Vado Ligure. Personaggio molto noto nel mondo del calcio dei dilettanti e imprenditore. )

 

- Enzo Motta (notaio,  Presidente del circolo Pirandello, ex maestro venerabile)

 

- Tiziana Saccone  (già della segreteria provinciale PCI/DS con incarichi nazionali)

 

- Michele Del Gaudio,  era giudice istruttore del tribunale di Savona quando firmò gli ordini di cattura per il "clan Teardo". Seguì importanti inchieste, tra esse il "giallo Berrino" (il papà del Muretto di Alassio), poi Deputato in parlamento per il Pds, infine docente e scrittore

 

- Nazario Masiero ex dipendente Piaggio e sindacalista Uil con primato di iscritti, per 20 anni consigliere ed assessore comunale, socialista, a Finale Ligure, presidente locale Associazione Marinai d'Italia.

 

- Luigi Bruni (Primario emerito dell' Ospedale  San Paolo di Savona)

 

- Tindaro Taranto già comandante (per concorso) dei vigili urbani di Alassio (34 anni di servizio), dirigente e vice segretario generale del Comune, esperto di corsi di addestramento per vigili urbani della Liguria, già giudice di pace al tribunale di Albenga

 

- Gerry Delfino (già assessore comunale di Albenga, ex presidente dell' associazione  libraia della Liguria)

 

- Umberto Ramella (avvocato, ex segretario PSDI, grado 33 della massoneria)

 

- Renzo Brunetti avvocato, già assessore a Savona,  dirigente provinciale e regionale del Pri che ha abbandonato, già componente del Collegio della Corte Centrale dell'Obbedienza massonica del Grande Oriente che ha giudicato Licio Gelli, il "venerabile" della P 2.

- Pietro Moretti (già comandante della squadra di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Savona)