I veleni di
Bertolotto |
Il
presidente parla di «legalità e porcherie». Il Pd
risponde: se sa qualcosa vada in Procura |
IL
SECOLOXIX |
|
savona. Palazzo Nervi al capolinea tra
accuse al vetriolo e un clima torbido di
veleni e sospetti sparsi a piene mani. Il
centrosinistra si sfascia in un cupio
dissolvi, il centrodestra guarda da semplice
spettatore al "lavoro sporco" di
distruzione, fatto da altri per suo conto. E
si sfrega le mani. Ieri sera - in un
consiglio che ha votato, poco dopo le 22, la
mozione programmatica del Pd sul Piano dei
rifiuti e Passeggi con 13 favorevoli, 9
contrari e l'astensione del presidente -
Marco Bertolotto ha scelto di tagliarsi
tutti i ponti alle spalle, attaccando a
colpi di maglio. Ha citato la parola
«legalità» almeno una decina di volte. Ha
parlato di «porcherie». Ha attaccato l'anima
ex Ds del Pd. Ha distribuito patenti di
«sindaci più amici di altri». Il segretario
del Pd Giovanni Lunardon gli ha risposto a
muso duro: «Vai subito dal procuratore della
Repubblica. La sede di un chiarimento ora è
solo quella. Fai atti precisi tu, facciamo
atti precisi noi. L'onorabilità nostra
personale e del partito non è barattabile
con qualche settimana in più di governo». Al
momento della dichiarazione di voto
Bertolotto ha provato a scusarsi: «Non
volevo offendere nessuno. Il mio era
undiscorso politico. Non ho accusato
nessuno». Ma ormai la frittata era fatta.
Oggettivamente, una situazione uscita di
controllo. Un clima che si è fatto mefitico
anche sul semplice piano dei rapporti umani,
come riconoscono - ormai - tutte le parti.
Il Prc ha già annunciato l'abbandono della
maggioranza da parte dei suoi due
consiglieri. Il Pd ha detto: «Si è passato
il punto di non ritorno». Oggi o al massimo
lunedì il centrosinistra si riunirà. La
questione, a questo punto, è solo una: come
staccare la spina. L'ipotesi più probabile,
una mozione di sfiducia.
le accuse. Bertolotto ha puntato la prua
contro quello che ha individuato come il suo
nemico da ormai quasi un anno: l'anima ex Ds
del Pd. Ha voluto fare - ha detto -
«un'operazione verità». La sua verità.
Dentro di tutto un po': Ferrania e Piaggio,
Passeggi e Cianciarin, fabbrica Testa e
Filippa, Ata e business dei rifiuti. E,
insieme, Federico Berruti e Fulvio Briano,
Franco Vazio e Paolo Caviglia, Nanni Ferro e
Mimmo Filippi. Rancori politici e inimicizie
personali. Tutto nel frullatore, nella
massima sede istituzionale. «Se qualcuno
vuole fare le porcherie, lo deve dire». Ma
poi aggiunge che il Piano dei rifiuti va
bene così, che basta una sola discarica
(anche se a gestione privata), mentre
l'altra è solo un problema di Savona e di
Ata.
la reazione. Il Prc è già ufficialmente
fuori. Il resto seguirà. Lunardon: «Non ci
sono più le condizioni della fiducia». E
poi: «Arrivo da una storia per la quale la
legalitàè un cardine. Bertolotto lancia
sospetti, frasi oscure, parla di
speculazioni, porcherie. Sono attonito. Non
è uno sfogo personale, ma sono le parole del
presidente della Provincia pronunciate in
una sede autorevole». Quindi: «Dico a
Bertolotto che se ha ravvisato il venire
meno di legalità ha un dovere preciso:
andare subito dal Procuratore della
Repubblica. Pena, il lasciare ombre su
questa e altre amministrazioni e sulla
prossima campagna elettorale». Ancora: «Se
anche solo il 10% delle cose cui alludi
fossero vere, non comprendo come tu abbia
fatto a restare lì tanto a lungo e a pensare
di poterlo ancora fare: con una maggioranza
che ha compiuto macchinazioni e
speculazioni».
il punto politico. Il completamento del
Piano dei rifiuti con l'impianto di
smaltimento di Passeggi era al centro del
consiglio. Ma anche la mozione (che è stata
votata da tutto il centrosinistra e dai due
socialisti all'opposizione) ha finito per
essere oscurata dallo show di Bertolotto.
Eppure la giornata sembrava iniziata sotto
buoni auspici, per il Palazzo. Bertolotto
(come ha poi fatto) si era convinto ad un
voto d'astensione: lo stretto pertugio
attraverso cui ricucire, trovare un accordo
su Passeggi, votare il bilancio e poi andare
a casa in modo dignitoso. Ma all'ora di
pranzo qualcosa va storto. La mozione viene
modificata con l'esclusione di Cianciarin e
la trasformazione di Passeggi da variante ad
accordo di programma (secondo le indicazioni
regionali). Bertolotto sostiene di aver
aspettato la versione emendata sul tavolo,
ma di non averla ricevuta. Di qui, la scelta
dell'attacco. Accuse e veleni. E, nel
contempo, la reiterata disponibilità ad
andare avanti, a trovare un accordo, «anche
su Passeggi». Ma con chi? Intanto, però, la
confusa nebbia dei veleni aveva soffocato
l'idea del centrosinistra di discutere il
merito del Piano.
le prossime mosse. Ora il presidente
aspetta. Di dimettersi non ha intenzione.
All'assessore Mimmo Filippi, "padre" del
Piano dei rifiuti e assessore in quota al
Prc, revocherà le deleghe. «A meno che non
prenda le distanze dal suo partito». Il che
non è del tutto escluso. Oggi (o lunedì,
decantata la rabbia) il centrosinistra si
riunirà. Game over? Game over. Al
commissario resterà sul tavolo una mozione
di programma approvata. La attuerà?
Antonella Granero
|
|
|
|