TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

  

 

Via Nizza

 L’altro giorno nella cronaca locale di un quotidiano c’era un articolo dedicato a via Nizza.

Io in via Nizza abito e l’ho letto perché è sempre interessante sentire cosa dicono gli estranei della propria casa.

Diceva che è la più lunga arteria della città, tra l’altro di scorrimento perché si tratta della vecchia Aurelia che mantiene sempre le sue funzioni anche se ormai accompagnata da altre vie di scorrimento e che è il primo impatto, non positivo, per i turisti che giungono in città dall’autostrada.

Aggiungeva anche che è il più evidente segno delle contraddizioni di Savona, ancora sospesa tra vocazione industriale e vocazione turistica.   

Sono perfettamente d’accordo.

Io non sono originaria di Savona anche se vi abito da oltre quarant’anni e ho scelto di fermarmi qui per la vicinanza col mare e con la spiaggia. Io provengo da un paese, Spotorno, piccolo e circoscritto allora, e non sopportavo il concentramento di case del centro e poi avevo il bisogno di vedere il mare appena alzata e qui in questo senso era OK.

Premesso che riconfermerei la scelta, passiamo alle cose che non vanno.

E’ una strada assolutamente pericolosa perché, anche se vige il limite di velocità a cinquanta all’ora, questo non viene rispettato se non da pochissimi cittadini ligi alle norme, e la situazione si traduce in numerosissimi incidenti e all’anno almeno un morto ci scappa.

Occorrerebbe più vigilanza, ma  le forze dell’ordine se la devono vedere con carenze di organici ed è il solito gatto che si morde la coda.

Il cronista aveva perfettamente ragione quando sottolineava che non ha una connotazione specifica perché vi si trovano edifici  non omogenei per le loro diverse funzioni.

Ad esempio, il molto più elegante corso Vittorio Veneto ha una sua connotazione specifica di zona adibita a funzioni abitative e turistiche. Via Nizza no.

La fine del corso era considerato il limite della città e le altre zone erano ormai trascurabile periferia adibita ad insediamenti artigianali.

Il problema è che ora non è più così, anzi non doveva essere completamente così neanche un tempo perché vi sono ville patrizie che hanno precise connotazioni di tipo aristocratico.

Probabilmente si trattava della zone dove i maggiorenti della città andavano a trascorrere l’estate lontani dall’afa del centro.

Qui appare evidente una contraddizione paurosa. Savona che si vuol volgere a un’economia basata sul turismo non sa presentare i suoi gioielli.

Villa Zanelli è l’esempio più vistoso.

Costeggiando il muro di cinta del giardino ci si sente presi dallo sconforto.

Si intravedono erbacce dovunque, rovi ed edera che si arrampicano sugli alberi ancora rigogliosi e sullo splendido scalone.

Dovunque resti di picnic non autorizzati e siringhe sparse da tutte le parti.

Dentro, mi dicono, è ancor peggio. Topi che sfrecciano indisturbati,sporcizia e vetri infranti.

Pensare che si tratta di un prezioso esempio di liberty, citato su tutti i testi di storia dell’arte che trattano del periodo storico corrispondente!

È veramente un peccato. ! E’ la stessa vicenda del vecchio San Paolo che in centro mostra la storia del suo declino.

Era nato anche un comitato “Salviamo villa Zanelli”, ma non è riuscito a concludere nulla e alla fine si è sciolto.

Anch’io sono andata a chiedere chiarimenti in Circoscrizione, ma mi hanno risposto che sono assolutamente impotenti perché prima c’era un conflitto sulla proprietà tra ASL e Regione poi conclusosi in favore della Regione e a questo punto non si capisce più perché tra progetti faraonici e legami burocratici, ogni volta il problema viene accantonato.

Vi sono certamente impegni ed esigenze più pressante, ma in una città, ormai a vocazione turistica, anche la valorizzazione dei propri gioielli dovrebbe essere considerata molto importante..

Io parlo di villa Zanelli, ma si potrebbero portare troppi esempi del genere , purtroppo.
per molti edifici storici della città.

Per il resto in via Nizza si trovano stabilimenti balneari che possono vantare una spiaggia molto bella , ampia e con una sabbia assai fine, ma mortificati da un’assoluta mancanza di posteggi.

 Vi è un albergo lussuoso, ma vi sono tanti residui di insediamenti artigianali ed industriali, come, ad esempio, i cantieri Solimano.

A me  i due scafi impostati e mai finiti, che aspettano da decenni un varo che non avverrà mai, fanno tenerezza perché io amavo anche le vecchie demolizioni di Porto Vado, ma per gli altri, specialmente i turisti, certamente non è così.

Che fare?

Nulla. Non resta altro che aspettare che la famosa passeggiata a mare che dovrebbe unire Fornaci e Zinola, promessa da quarant’anni e regolarmente ripresentata ogni volta che si parla di piano regolatore, venga realizzata.

Sperare, ma temo che forse riuscirà a vederla la mia nipotina che ore ha due anni e certamente non io.

 Margherita Pira  

   

Quando passo davanti i giardini della villa provo un senso di angoscia: abbandono e squallido degrado.

Si tratta di uno splendido gioiello del Liberty citato su tutti i libri di storia dell’arte, ma nessuno sembra curarsene.. Dovunque erbacce, rovi che si arrampicano sullo splendido scalone di ingresso e sui poche alberi rimasti, resti di banchetti proibiti di non ben identificato visitatori clandestini che scavalcano il muro di separazione dalla spiaggia, siringhe sparse per tutto il parco.

L’interno, mi dicono, è ancor peggio: sudiciume, vetri infranti, topi che si sentono padroni ed uccelli che vi hanno nidificato.

Si era formato un comitato “Salviamo villa Zanelli”, ma le proteste non hanno avuto seguito ed il comitato si è disciolto.

Per un certo periodo vi si era insediato un barbone illegalmente che era però tollerato perché si prendeva cura dell’edificio che considerava la sua casa, ma poi è stato sfrattato appunto come illegale e il degrado ora è completo.

Sono andata a chiedere spiegazioni in Circoscrizione e mi è stato risposto che erano impossibilitati a far qualcosa perché esiste un conflitto  tra l’ASL che si dichiara proprietaria e la Regione che avanza lo stesso diritto. Una questione tipo il vecchio ospedale.

E siamo a questo punto.