«Morti bianche, siamo tutti responsabili»
la tragedia di salea: parla pippo delbono, autore di un 'opera sulla thyssen krupp
In provincia 4 decessi e 9 incidenti gravi sul lavoro in 10 mesi. Il grande regista varazzino: sono i nuovi schiavi
IL SECOLOXIX
GLI INCIDENTI sul lavoro nella provincia di Savona sono in leggero calo rispetto agli anni precedenti ma la morte dell'altro ieri di Samir Salihovic ad Albenga dimostra quanta strada ci sia ancora da fare contro le "morti bianche" . I controlli sono più pressanti, ma il personale addetto ancora poco. E lo stillicidio di incidenti, mortali, gravi o lievi, continua. Pippo Delbono, l'attore e regista varazzino di fama europea, sta portando nei teatri del mondo il suo ultimo lavoro teatrale - con grande risonanza mediatica - "La menzogna", ispirato dalla tragedia torinese della Thyssen Krupp. Delbono commenta i dati della nostra provincia per parlare a ruota libera oltre che di sicurezza sul lavoro, dello sfruttamento dei "nuovi schiavi" lavoratori stranieri sfruttati, ma anche di cementificazione, politica, cultura in provincia.
«Inizialmente ero in dubbio su questo lavoro - dice Pippo Delbono - la morte dei sette operai della Thyssen Krupp era già stato abbastanza strumentalizzato, mediatizzato all'estremo. Nei confronti di fatti come questo si preferisce indulgere alla pateticità perché permette di evitare la drammatizzazione del dolore. Poi ho capito che era un pretesto per partire da un fatto ed arrivare a parlare di qualcosa di più grande. E ci si continua a chiedere perché le persone muoiono sul lavoro».
Le morti bianche non rispettano nessuno. Ne sono vittima i savonesi come gli stranieri; a inizio anno all'Italiana Coke di Bragno è morto un operaio di Saliceto. Tre giorni fa è morto un cittadino bosniaco, mesi fa un operaio albanese è caduto mentre lavorava sul terrazzo di un edificio a Maschio ed ora è immobile in un letto. «Non è un caso che siano soprattutto gli extracomunitari, gli stranieri - prosegue Delbono - sono i più sfruttati, i più stanchi, i più disperati. I nuovi schiavi. Siamo tornati ad essere una società schiavista che sacrifica gli uomini in nome del profitto».
Di chi è la responsabilità di queste morti? Di chi dovrebbe garantire ambienti di lavoro sicuri, dei controlli mancanti, di norme spesso aggirate? «Siamo tutti responsabili perchè ognuno di noi ha permesso che si formassero delle piccole menzogne e non si è fatto nulla per evitare che diventassero menzogne sempre più grandi. I sistemi di sicurezza sono inefficienti, perchè imprese da quelle che operano nella nostra provincia a quelle in tutta Italia, devono fare profitto. Investire in sicurezza toglie al profitto e crea continuamente morti per il lavoro come quello dell'altro giorno». Esiste una via d'uscita? «Di solito in questi situazioni le cose proseguono finchè non si tocca il fondo. Dobbiamo recuperare il senso dell'umano. Al centro di tutto deve tornare l'essere umano e non il profitto. Sono di Varazze, guardiamo la Liguria: c'è una speculazione edilizia inarrestabile. Si fanno case sul mare orribili. A Savona si costruiscono case, gli operai muoiono, ma cosa succede? Niente. Le case sono per i turisti. La Liguria, Savona hanno grandi artisti ma culturalmente Savona e Liguria sono peggio della Calabria. I nostri politici devono essere preoccupati delle future generazioni, delle persone, non dei turisti. Manca il coraggio di creare qualcosa che sia occasione di rinascita. Ma alla fine non butterei giù i liguri, anche io ho un Dna ligure. Quello ligure è un pubblico lucido. Nella mia compagnia ci sono dei savonesi . Per non toccare il fondo, al quale ci avvicinano queste morti, bisogna ripartire dalla cultura, ridefinire Savona come luogo di cultura».
elena Romanato