Flop Ferrero, l'imbarazzo di diocesi e Pd
quell'accordo tra centrosinistra e vescovo che portò a vado i piemontesi
Rambaudi: «La Fondazione aveva le carte in regola». Il direttore sanitario nelle intercettazioni di Mensopoli
IL SECOLOXIX
vado. L'intervento del prefetto di Cuneo, che d'autorità l'altra sera ha sciolto il cda della Fondazione Ferrero dopo un'indagine della Finanza, getta ombre inquietanti sui toni trionfalistici che un paio d'anni fa avevano accolto l'arrivo a Vado dei piemontesi, con le chiavi in mano della mastodontica casa di riposo. Una struttura sociosanitaria di alto livello, appoggiata da Ds (e poi dal Pd) e con la benedizione della diocesi Savona-Noli. Un asse che non ha retto. E il giorno dopo il crac, è il giorno dei silenzi e degli imbarazzi. Nessuno che accetti di commentare la vicenda, salvo rare eccezioni.
Della struttura si era iniziato a parlare anni fa, più in concreto nel 1997. «C'era l'esigenza di rimettere a posto la casa di riposo di Vado - dice Attilio Caviglia, assessore ai servizi sociali nella giunta Peluffo - ma c'erano troppi problemi. Ci fu una conferenza dei sindaci della provincia per parlare di una struttura per lungodegenti». Esce il nome della Fondazione Giovanni e Ottavia Ferrero di Alba, un ente "bianco" il cui progetto riscuote inizialmente l'approvazione della giunta regionale Biasotti (centro destra) che nel 2003 approva contributi per circa due milioni di euro. La Fondazione investe 43 milioni di euro e sembra avere le carte in regola. Nessuno ne mette in dubbio la solidità. Nel 2004 arriva la convenzione tra Fondazione Ferrero, Fondazione Carisa, Regione, Diocesi, Università per dedicare ai malati d'Alzheimer 60 dei 320 posti letto della struttura. Intanto l'iter per la realizzazione dell'immobile procede, non senza intoppi. Nel 2006 l'edificazione subisce dei ritardi. Iniziano a circolare alcune voci: sostengono che sarebbero state delle pressioni della giunta regionale a "sollecitare" la Fondazione a modificare il progetto originario e alzare di un piano la struttura per accogliere anche altri malati. Il 19 marzo 2007 sono il presidente della Regione Claudio Burlando e il vescovo Domenico Calcagno a tagliare il nastro della Ferrero. Con loro - e sembra quasi una foto ricordo - anche gli assessori regionali alla sanità Claudio Montaldo e all'urbanistica Carlo Ruggeri (ex sindaco di Savona) con tutta la giunta Giacobbe, Roberto Peluffo, assessore provinciale (l'ex sindaco di Vado che fece decollare l'operazione Ferrero). Due nomi spiccano tra i dirigenti della nuova struttura: Almerino Lunardon, nominato consulente, che ha abbandonato l'incarico circa tre mesi fa; mentre direttore sanitario è Paolo Petralia, uomo vicino al cardinale Angelo Bagnasco e suggerito dal vescovo Domenico Calcagno, il cui nome appare nelle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta-Mensopoli.
«Le voci su una lotta tra cooperative bianche e rosse non reggono - dice Lorena Rambaudi, vicepresidente della Provincia, Pd - i problemi della struttura sono altri. Stanno nella fondazione Ferrero che probabilmente ha fatto degli errori di valutazione». Nessuno si è mai posto interrogativi sulla solidità e le garanzie della Fondazione? «Del resto, la Ferrero operava da decenni nel settore - conclude Rambaudi - e aveva una buona credibilità». Pochi mesi fa la Fondazione vende l'immobile alla Cordea Savills Investments, società immobiliare con sede a Londra. Ora si fanno nomi di nuovi acquirenti: la Cir di De Benedetti, la Sogestra e la Sacra Famiglia di Milano.
Elena romanato

Giacobbe cerca acquirentii sindacati vanno dal prefetto
il futuro
vado. Si insedierà oggi ad Alba il commissario prefettizio Salvatore La Rosa, che prenderà in mano le redini della fondazione "Giovanni e Ottavia Ferrero" dopo lo scioglimento del consiglio di amministrazione decretato dal prefetto di Cuneo, Bruno D'Alfonso. I
ntanto, ieri a Vado, si sono susseguiti gli incontri tra il sindaco Carlo Giacobbe, la società immobiliare proprietaria del grande edificio di Vado che ospita il complesso sociosanitario "Ottavia Amerio Ferrero", i rappresentanti delle cooperative (Expert, Cres-Cooperarci, Arcobaleno, Sestante-Progettocittà) che continuano a svolgere i servizi all'interno della struttura e i rappresentanti dei lavoratori.
Giacobbe ha incontrato i rappresentanti della proprietà, la società milanese Cordea Savils Investment. L'immobiliare ha confermato di essere in possesso di due proposte da parte di altrettante aziende del settore pronte a subentrare alla Fondazione Ferrero. «Si tratta di due proposte, entrambe percorribili - spiega il sindaco -. La proprietà sta valutandone i requisiti di carattere finanziario. Noi abbiamo sollecitato la necessità di indicare con urgenza il nuovo soggetto che interverrà, in modo da non dover prorogare l'ordinanza emessa per impedire l'abbandono dei pazienti e per tutelare i posti di lavoro». L'ordinanza era stata emanata da Giacobbe per sospendere le autorizzazioni della Fondazione Ferrero, ma ordinando nel contempo a tutti i soggetti operanti di proseguire l'attività fino al 31 ottobre e precettando il personale al fine di non interrompere il servizio ai pazienti.
Una volta stabilizzata la situazione con l'insediamento del commissario, sarà possibile avviare i contatti con il futuro soggetto gestore per impostare nei termini generali un piano di impresa che contenga un progetto di assistenza e che indichi le basi per instaurare i rapporti con il Comune. In una fase successiva si potranno mettere a punto gli atti di rinnovo delle convenzioni. Oltre ai dipendenti delle cooperative e a quelli della Fondazione, all'interno dell'istituto lavorano cinque ex dipendenti pubblici che operavano nella casa di riposo comunale inglobata l'anno scorso nel complesso della Fondazione Ferrero.
Nella serata di ieri i sindacati hanno inviato una richiesta di incontro urgente con il prefetto savonese Nicoletta Frediani (che nella vicenda aveva svolto un ruolo di garanzia super partes) e con il commissario La Rosa per analizzare la situazione e studiare una via d'uscita dalla grave crisi che, partendo dalla Fondazione, ha risucchiato anche tutti i soggetti che operano nelle strutture sanitarie ad essa collegate. Lunedì i sindacati incontreranno nuovamente il sindaco per valutare eventuali novità.
Intanto da Vado si alza la voce del Prc. Il consigliere comunale Simone Falco ha chiesto che sia garantita la continuità del servizio: «Va bene il commissariamento, se serve ad evitare una forma di sciacallaggio - commenta Falco -. Se non ci saranno vie di uscita concrete e percorribili, piuttosto si torni alla vecchia casa di riposo comunale». Il consiglio di amministrazione presieduto da Paolo Sacchetto è stato spazzato via in conseguenza di un'indagine amministrativa avviata dalla Prefettura di Cuneo. Sulla Fondazione di Alba, infatti, incombeva infatti l'ombra di un buco da 40 milioni di euro, denunciato dalla Cgil cuneese ma negato dal presidente Sacchetto. A Vado i debiti della struttura nei confronti di fornitori, cooperative e dipendenti sfiorano i tre milioni di euro.
Giovanni Vaccaro