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Emanato dalla Regione e articolato in sei assi di intervento con “In Liguria”

E’ entrato in vigore il  “piano turismo”

Una scommessa che dura tre anni

Un impegno di 63 milioni, a chi andranno? Ottimismo, ma senza illusioni

 


Mario Fazio

Al servizio degli operatori turistici e dei loro dipendenti, Trucioli Savonesi, pubblica l’interessante elaborazione ripresa da Il Sole 24 Ore, con un apposito inserto allegato.

Si possono leggere, con un’analisi sintetica, ma utile, i “punti di forza” e di “debolezza” del turismo ligure. E la radiografia  dei prodotti turistici della Liguria.

Una premessa che gli operatori, gli addetti ai lavori (sicuramente i più penalizzati in  anni di dequalificazione del “prodotto turismo” soprattutto nel ponente ligure ed entroterra), conoscono a memoria.

 Sono finiti da tempo gli anni delle “vacche grasse”. A far precipitare la situazione è stato il “fuggi fuggi” dall’imprenditoria alberghiera, per far posto alla più redditizia trasformazione immobiliare. I ricavi tra costi e vendita finale  di un immobile non hanno pari. Oggi c’è un primo stop per la crisi mondiale. Non è finita. Soltanto il ritorno agli investimenti alberghieri, alla convenienza di investire può fermare l’emorragia.

Non dimenticando, tuttavia, che la fascia costiera è cambiata. Lo ripeteva Mario Fazio, presidente di Italia Nostra, testimone ed osservatore di questa Liguria. L’hanno  scritto tutti i maggiori organi di informazione.

Il mattone ha reso ricchi, ma ha fatto anche scempio di “industria turistica” tradizionale. Ha impoverito il tessuto turistico. Pur avendo creato una certa ricchezza. Non è accaduto cosi nelle Regioni d’Italia dove hanno tutelato il territorio e non è crollato il patrimonio alberghiero. Non c’è stato il crollo della qualità, a turismo di massa, sempre più pendolare, da fine settimana.

La “cura da cavallo” della Regione Liguria avrà un suo effetto solo nel momento in cui, cercando di salvare il salvabile (siamo arrivati a questo, inutile nascondersi dietro un dito), si tornerà ad investire in nuovi alberghi, ristrutturare gli esistenti dove è necessario e saranno messi in condizioni di lavorare. Guadagnare il giusto.

E’ un settore dove le associazioni di categoria (con rarissime eccezioni) hanno clamorosamente fallito, fanno soprattutto presenza sui giornali, ma dove il mercato del lavoro non ha più i sindacati, né iscritti, rappresentanza, dove fino ad oggi anziché essere considerati aziende (a partire da tasse e gabelli vari, comunali compresi) sono state trattate alla stregua del “compra e vendi”, dei centri commerciali, del negozio sotto casa.

C’è bisogno di speranza della ragione, non servono abituè di annunci ad effetto. L’archivio e le pagine dei giornali ne sono pieni. Testimoni impietosi. Serve soprattutto guardare senza ipocrisia e fingimenti, la realtà.  Non quella offerta dai “bla bla” che dovrebbero almeno togliere il disturbo. La scandalo è quella “classe” di rappresentanti che ci ha portato, con la politica, a questi traguardi. Chi paga il conto?


 

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