La lettera dei misteri nuovo stop per l'ex ospedale
La quota destinata al comune potrebbe valere meno del previsto
Vincolati due piani, ma la comunicazione emerge dopo oltre un anno
IL SECOLOXIX
Savona. Continua l'odissea dell'ex ospedale San Paolo. Il recupero dell'edificio sembrava ad un passo dal partire. Ma una lettera - rimasta negli archivi della Asl per quasi un anno e mezzo - arriva a rimescolare le carte e a rimettere tutto in discussione. La Direzione regionale per i Beni culturali ha infatti vincolato a servizi pubblici il pianterreno e il primo piano dell'edificio. La comunicazione era nelle mani della Asl (formalmente proprietaria dell'immobile) dall'11 maggio 2007. Ma al Comune quella lettera non è mai arrivata. Così come nulla sapevano, a quanto pare, gli imprenditori della San Paolo spa (gruppi Dellepiane, Barbano, Bagnasco e Ferrero) che pure hanno discusso a lungo la pratica con la Soprintendenza ai beni architettonici. Un difetto di comunicazione? Una questione risaputa e poi "persa" per strada? Tutto è emerso quando le parti hanno iniziato a discutere la bozza di convenzione per il rilascio del permesso a costruire. La quale, appunto, fa esplicito riferimento alla lettera e ai vincoli in essa contenuti.
Ora è a rischio la compatibilità economica dell'intera operazione. Ma le domande urgenti riguardano l'interesse pubblico in essa. Il degrado dell'ex ospedale è infatti una ferita aperta nel cuore della città. Inoltre, Palazzo Sisto ha inserito nel piano di dismissioni - finalizzato ad investimenti pubblici - la quota di propria spettanza una volta riqualificato l'immobile (circa duemila metri quadrati al primo piano). Il punto, ora, non è se il Comune venderà o meno tale quota, ma qual è il valore di mercato da attribuire a quei duemila metri quadrati. Una domanda che si è posta subito proprio perché l'amministrazione Berruti - che ha ereditato l'operazione dai suoi predecessori - aveva annunciato l'intenzione di alienare la propria parte. Nell'ambito della conciliazione con la Asl (riconosciuta con tale atto integrale proprietaria dell'immobile) fu riconosciuto nel Duemila al Comune un credito di 3 milioni 600 mila euro, "trasferito" poi nella proprietà di 2 mila metri al primo piano del nuovo immobile. Ora la domanda è: con il vincolo perenne ad uso pubblico, il valore di quella superficie - sia che il Comune la tenga per sè, sia che la alieni - è da considerarsi di 3 milioni 600 mila euro o invece è nettamente inferiore? Nelle pieghe complicate del lunghissimo iter (l'ex San Paolo è in abbandono dal 1990), la questione del vincolo potrebbe essere stata ignorata, persa di vista o non integralmente valutata. In ogni caso, il Comune potrebbe subirne oggi un indiretto ma significativo danno patrimoniale. La strada per tentare di porre rimedio alla situazione è quasi obbligata: una trattativa serrata con il Ministero e la Soprintendenza per rimuovere il vincolo.
Il progetto, discusso per l'ultima volta in Comune alla fine dello scorso maggio alla presenza dell'architetto Bofill, prevedeva la realizzazione, al piano terreno, di una galleria di negozi, al primo piano di uffici pubblici, agli ultimi due piani abitazioni. Nel 2007, invece, la Direzione regionale per i beni culturali autorizzava la vendita dell'immobile con una serie di «vincolanti prescrizioni». La prima - scontata - riguarda il rispetto architettonico dell'edificio (classificato nel 2006 di «interesse storico-artistico»): «È prescritta la conservazione dell'impianto tipologico, dei caratteri architettonici, dei materiali costitutivi e di finitura dell'edificio». Ma poi aggiunge: «La destinazione d'uso compatibile dell'immobile dovrà essere quella di servizi pubblici e/o servizi culturali, relativamente al piano terreno e al primo piano che dovranno essere liberamente accessibili al pubblico». Conclude: «Qualsiasi altra destinazione d'uso diversa da quella pubblica per la restante parte dell'immobile potrebbe essere commerciale e/o residenziale, dovrà essere concordata con la Soprintendenza e con la Direzione Regionale e comunque dovrà essere consona all'importanza storico-culturale dell'immobile».
An. Gran.