Convento e mattoni
villetta, i frati cappuccini sono rimasti solo in due
A novembre le decisioni. Timori di una trasformazione edilizia, la Curia smentisce
IL SECOLOXIX
Savona. Dopo quattrocento anni di storia, la sorte del convento dei Cappuccini alla Villetta è appeso ad un filo. I frati sono rimasti solo in due e a novembre il Capitolo provinciale ne deciderà il destino. Ma a sollevare interrogativi, tra i savonesi, è soprattutto il destino dell'edificio e dell'area su cui sorge. Una delle più belle della città. Molti temono un bis di quanto accaduto con il parco del Seminario ed i suoi box, progetto passato tra polemiche e battaglie. Insomma, un nuovo affare e altro cemento. Il presidente dell'istituto sostentamento clero della Diocesi, tuttavia, smentisce che circoli un progetto o anche solo un'idea: «Assolutamente no - dice categorico Pietro Tartarotti - Poverini, sono rimasti solo in due». Nel convento dei Cappuccini della Villetta, uno dei luoghi storici di Savona, hanno fatto tappa generazioni di scolari, di aspiranti calciatori, di appassionati di bocce, che nel tempo libero sono andati a giocare nei campi all'interno dei quattro ettari di bosco e di uliveto dietro al convento. Anche ieri, appena è suonata la campanella di fine lezione delle elementari "Mameli", decine di bambini si sono precipitati sulle giostrine nei giardinetti. Per non parlare dello scenografico Presepe, un'istituzione per i savonesi. A novembre, infatti, il Capitolo provinciale (l'organismo direttivo dell'ordine) discuterà del futuro della storica struttura. Nel convento oggi vivono solo due frati. Fino a pochi mesi fa erano però in cinque. Poi sono arrivati i trasferimenti. Ma, anche se pochi, i Cappuccini hanno fatto l'ennesimo gesto di buona volontà: da qualche settimana, e almeno fino a Natale, ospitano la mensa di fraternità. I locali di via De Amicis del Comune, gestiti dalla Caritas, sono in fase di ristrutturazione.
«Stiamo preparando lo spezzatino per la cena», spiega Marco Canavero, aiuto cuoco. Ma andiamo avanti a cercare padre Umberto Vallarino, uno dei due Cappuccini che vivono nel convento. L'altro, padre Vittorio, 55 anni, eritreo, è stato trasportato da poco all'ospedale per la seduta di dialisi.
Troviamo padre Umberto all'entrata del bosco. Assomiglia più a un falegname che a un frate. Pantaloni segnati dal duro lavoro a tagliar rami e raccogliere legna. Quando parla sembra un furetto. A 81 anni ha la vivacità di un bimbo di due. A renderlo avvezzo alla fatica sono stati i 50 anni passati nella missione di Bouar, nella Repubblica Centrafricana. Vicino a lui, volontari stanno pulendo questo bellissimo bosco in prevalenza di lecci e roveri. Appena accenniamo alle sorti del convento e alla raccolta di firme in loro difesa, attivata in tutta la città da volontari savonesi affezionati ai frati e alla struttura, lui cambia discorso. «Parlate del bosco. Un milione e mezzo di italiani soggiorna ogni anno nelle abbazie - lancia l'appello padre Umberto - Io invito tutti a venire qui a camminare, a passare un po' di tempo nella radura a leggere o a chiacchierare. È un polmone verde nel cuore di Savona e non tutti lo conoscono. Questo deve essere il nostro futuro». Ma che cosa si dice in Curia? «Gli ordini religiosi hanno problemi un po' ovunque per il calo delle vocazioni - spiega don Angelo Magnano, addetto stampa della diocesi di Savona-Noli -. Una comunità deve avere almeno tre o quattro persone. Purtroppo le raccolte di firme servono a poco. Sarebbero invece necessarie più vocazioni».
Stefania Mordeglia