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      SAVONA - ITALIA: VECCHI PRETESTI E NUOVE FURBIZIE.

L’ECOLOGIA ITALIANA E’ DI SCENA A BRUXELLES!

Antonia Briuglia

 

Ci risiamo, il Governo Berlusconi è partito all’attacco, ha sguinzagliato i suoi Ministri, li ha spediti a Bruxelles a dire che per fronteggiare la crisi economica, le nostre industrie non potranno sostenere i costi della tutela ambientale.

Il vecchio detto torna, senza remore, fortemente attuale:
l’ecologia affonda l’economia!

 Perché farsi scappare un alibi così allettante?

Alla crisi economica che diventerà, ed è già diventata, crisi reale per la gente, perché non aggiungere la mancata difesa della salute, troppo onerosa per i suoi miopi amici industriali?

Il Commissario UE all’Ambiente è “allibito” davanti all’ostruzionismo di Berlusconi sul pacchetto che l’Unione Europea si appresta a varare, per la battaglia sulla stabilizzazione del clima e la riduzione dei gas serra.

Noi italiani lo siamo meno, bombardati e assuefatti dai media che diramano a gran voce le dichiarazioni di:

Schifani

La tutela dell’ambiente va in secondo piano quando il   mondo finanziario subisce una crisi economica.
La tutela dell’ambiente è un tema meno “emergenziale”  rispetto alla crisi finanziaria.”

Brunetta

 “ E’ una follia che costerà 10 miliardi di euro in più nel  2020.
Vogliamo controlli ambientali che non uccidano però le nostre imprese e le nostre famiglie!”

 Noi italiani sappiamo che non sono dei poveri folli a piede libero a parlare, ma nostri parlamentari che guidano il nostro Paese e che lo rappresentano all’Estero con i risultati che stiamo vedendo.

La vergogna degli uomini “pensanti”, dei cittadini che sperano e lavorano per un progresso che possa essere attuale anche nel nostro Paese, fanalino di coda in tutti i parametri della vivibilità e della moralità pubblica, non è quantificabile!

L’umiliazione che il nostro Governo sta infliggendo, non ai “retrogradi ambientalisti” ma a studiosi, medici, scienziati che stanno lavorando perché una nuova coscienza possa nascere su fondamenti non teorici e filosofici ma concreti, costituiti da elementi d’innovazione, di conoscenza, di rilancio e scommessa sul futuro è insanabile!

LE FALSITA’ TUTTE ITALIANE

particolato atmosferico

Tra ventisette Paesi Europei che cercano soluzioni per il futuro del Pianeta, il nostro, schierato con la Polonia ( curiosa alleanza!) pone il veto su un pacchetto che si propone di ridurre la CO2 del 20% nel 2020.
Un pacchetto che, per altri versi, (ad esempio per l’utilizzo del carbone) non appare neanche così “coraggioso”, ma che muove l’Europa verso una “rivoluzione verde” che diventi, essa stessa, sistema produttivo e nuovi posti di lavoro; un sistema produttivo orientato su basi ambientali, sullo sviluppo delle fonti alternative, sull’innovazione e la ricerca.

I dubbi sulla competenza, ma soprattutto sulla buona fede del nostro Governo diventano ancora più seri, quando è proprio il Presidente del Consiglio a essere “bacchettato” sulla falsità dei dati che porta a prova delle sue convinzioni.

Mentre, infatti, Berlusconi sostiene che per ridurre le emissioni di CO2 sono necessari all’Italia 25 miliardi l’anno, il Commissario Dimas sostiene che i costi sarebbero compresi, invece, tra i 9,5 e i 12,3 miliardi.

I costi diventano un problema quando devono essere sostenuti dall’industria italiana che, abituata nelle numerose vicende di crisi a essere supportata da soldi pubblici, si troverebbe a farsi carico di un problema che pensava di non dover mai affrontare.

Troppi esempi in Italia: dai poli petrolchimici alle obsolete centrali a carbone, dalle cocherie alle industrie chimiche agli inceneritori, fanno tuttora la triste storia di morti italiane.

Industrie grandi e piccole, disseminate sul nostro territorio, sicure che nulla potrà intaccare le mancate procedure per la difesa della salute di chi lavora in esse e di chi abita intorno ad esse.

Talvolta sono supportate dalla politica delle Amministrazioni locali e degli Enti preposti al controllo ambientale che, provvidenzialmente, anestetizzano i dati in loro possesso o procedono con superficiali quanto inutili e dispendiose analisi.

Il ricatto del posto di lavoro ha ucciso più famiglie che l’indigenza.

Industrie grandi e piccole rimaste indietro, impaurite non tanto dalla crisi finanziaria, ma da quella che il teorico americano Jeremy Rifkin chiama la “terza rivoluzione industriale”.

Impaurite dalle decisioni di un’Europa che ha capito che “stiamo passando dal modello centrato sulle autostrade a uno centrato sulle superstrade dei bit: il secolo di Internet e dell’energia dolce prodotta nei quartieri e nelle case”.

Un mondo industriale e un Paese, il nostro, nostalgico, che senza una visione del futuro, rischia di essere tagliato fuori.

Così mentre i leader delle maggiori industrie a livello globale si riuniscono a Washington per parlare di una crescita economica e di una nuova strategia industriale fatta di: fonti rinnovabili, edilizia avanzata, trasporti a basso impatto ambientale e reti intelligenti, il Governo con Berlusconi e Scaiola in testa scommettono sul passato, il primo con le deroghe al pacchetto Europeo, il secondo col ritorno al nucleare.

Entrambi, consci dei veri profitti, producono falsità, paventano catastrofi e tragici scenari: dal crollo economico al mancato approvvigionamento energetico.

LA DIFESA DELL’AMBIENTE IRRITA IL MINISTRO DELL’AMBIENTE.


Il Ministro all’Ambiente Prestigiacomo

Sembra uno scioglilingua ma è così.
Da una dichiarazione apparsa in un noto quotidiano il Ministro all’Ambiente Prestigiacomo si dichiara “irritata con l’UE” che non comprende come la crisi dell’industria italiana rischia di non potersi risolvere, mentre questa strana Europa pone la difesa dell’ambiente, (che la Prestigiacomo dovrebbe peraltro privilegiare), al primo posto.

I nostri Ministri, nella vicenda di Bruxelles, hanno fornito tutti prova di come i temi ambientali provochino irritazione, ma ancor più avrà colpito la posizione critica di un Ministro all’ambiente che, invece di essere finalmente contenta che le problematiche del suo dicastero, spesso bistrattate dai Governi di tutti i Paesi, siano oggi al primo punto dell’ordine del giorno, si dichiara irritata!

Spiegabilissimo invece per un Ministro che arriva da un Paese multato proprio dall’UE per finanziare in bolletta gli inceneritori, per chiamarli erroneamente “termovalorizzatori”, per non aver raggiunto la quota prefissata di raccolta differenziata e che vuole proseguire,indisturbato, verso il passato.

 SAVONA: AMBIENTE ED ELEZIONI PROVINCIALI.

 L’ambiente, in particolare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, diventa a Savona elemento di scontro e di ricatto politico, nella crisi della Provincia, tra centro-destra e centro-sinistra.

Così per avere forza contrattuale, si blocca il Piano dei Rifiuti e si rallenta il già lento decorso verso nuove scelte politiche in tema di rifiuti, che diventa elemento destabilizzante non solo campano.

Intervengono sul ritardo verso la “riconversione verde” del Savonese, Orsi e Scajola che, in linea con l’atteggiamento del Governo ci propongono un “ termovalorizzatore”.

In un articolo della Stampa, a dispetto della diffida della Comunità Europea a mistificazioni sul nome, il Senatore dichiara che si tratterà di un termovalorizzatoreperché gli inceneritori non li fa più nessuno”.

Dichiara di aver localizzato l’eventuale sito tra Vado e il Ponente e di avere già chiaro il tipo di gara al quale potranno concorrere anche i privati.

Tutto in linea con la visione del Governo e così, con buona pace dell’UE, dopo il disastro ambientale della cementificazione, dell’emissione prodotte dalla centrale a carbone arriverà, a Savona, anche un inceneritore!

Tutto in linea con la salvaguardia delle lobby del carbone, del nucleare e degli inceneritori, che continueranno a beneficiare di 53 miliardi di euro l’anno derivate dai CIP6 delle nostre bollette.

 LE FALSITA’ SAVONESI

 Il progetto però è sbagliato in partenza e non è neanche economicamente vantaggioso.

Come sostiene l’Assessore Regionale all’ambiente Zunino, per esserlo, dovrebbe bruciare la spazzatura dell’intera Regione, provincia di Imperia compresa che sembra avere problemi, in tema di rifiuti, maggiori dei nostri.

L’inceneritore bruciando tutto, vanifica la pur difficile raccolta differenziata che nella regione Liguria era attestata, proprio alla fine del mandato dell’allora Assessore all’ambiente Orsi al 15%.

L’inceneritore annullerebbe di fatto questo progetto a cui evidentemente proprio Orsi sembrava e sembra non credere.

Per concludere con le problematiche europee, un inceneritore oltre ad uccidere con le sue nano polveri e ad alimentare discariche con le sue ceneri, è il maggior produttore di CO2. Ogni tonnellata di rifiuti che viene incenerita crea 451 Kg di gas serra in più.

Questi sono i progetti del centro-destra per la Provincia di Savona: portare a soluzione dei problemi progetti già falliti in partenza.

Perpetrare un modello di sviluppo che riporterà ancora più indietro la qualità della vita dei cittadini.

 Di Stefano Benni:

“….Si dicono moderni e chiamano gli altri ARRETRATI.

Togliamogli dalla bocca questa bugia.

Arretrato è chi sceglie il progetto che piace ad affaristi e mafiosi.

Moderno è chi sceglie IL PROGETTO MIGLIORE! “

                                                      ANTONIA BRIUGLIA