Il mercato nero dei box auto
 
Due condanne a Genova per una maxi evasione fiscale in Riviera
 
La Repubblica
 
Nei guai finiscono costruttore e immobiliarista LŽoperazione a Celle Ligure
 
MARCO PREVE

Doveva essere una compravendita ma era diventato un vero e proprio mercato nero dei box. Con la sentenza di condanna ad otto mesi di carcere ciascuno per il costruttore Pietro Pesce, attivo a Genova e nelle riviere, e per lŽagente immobiliare di Cogoleto Giuseppe Vallarino, ritenuti colpevoli dal tribunale di reati fiscali (hanno presentato appello), emerge in tutta la sua inquietante chiarezza la vicenda dei 260 box di Celle Ligure. Quelli realizzati nellŽintervento immobiliare che ha trasformato in seconde case lŽex palazzina dei ferrovieri nel centro del paese a poche decine di metri dal mare. UnŽoperazione travagliata sia per le accuse ambientali sia per gli abusi urbanistici sanzionati dalla procura di Savona, sia per il coinvolgimento dellŽimpresa, la Ligurcelle, nellŽinchiesta milanese su Giampietro Fiorani. LŽex patron della Popolare di Lodi ammise infatti che la Ligurcelle era una delle società di cui era socio occulto. Da queste vicende nacque lŽinchiesta dei finanzieri di Genova che concentrarono al loro attenzione sulla compravendita dei box che avveniva nellŽagenzia immobiliare di Cogoleto nel corso delle quali gli acquirenti versavano il 30% del valore del box (tra i 50 e i 70 mila euro) in nero. «La quasi totalità dei clienti convocati - scrive nella sua motivazione il giudice Emilio Gatti - resero dichiarazioni analoghe circa i versamenti in contanti... Uniche eccezioni erano dovute a rapporti di amicizia con lŽimputato Pesce». Il giudice sottolinea come i contanti nellŽanno 2003 siano stati nascosti al fisco e aggiunge «questa prassi era stata seguita anche in altri anni dŽimposta. Ma non erano stati superati i limiti di legge per la sussistenza dei reati». Per quellŽanno secondo il pm Massimo Terrile vennero sottratti ad imposizione un milione e 648 mila euro. Nelle motivazioni della condanna il tribunale scrive che: «I precedenti penali dellŽimputato Pesce non consentono a lui la concessione dei benefici di legge».
Il versamento in nero obbligatorio era stato raccontato agli inquirenti da due titolari di agenzie immobiliari. Elisa Manzi ad esempio chiese addirittura, ottenendolo, lŽinteressamento del fratello Michele (oggi candidato a sindaco) e dellŽassessore allŽurbanistica Giovani Pastorino per poter vendere i box. LŽaltra testimonianza fu quella di Margherita Barlo, il cui cugino Stefano Barlo, è oggi vicesindaco al posto di Manzi. Nessuno allŽepoca pensò di dover riferire alla magistratura o alle forze dellŽordine questo mercato nero dei box. Tra gli acquirenti tanti cellesi (tra i firmatari di bonifici anche lŽex sindaco Sergio Acquilino), professionisti di Genova e imprenditori milanesi. E anche oggi che giustizia è stata fatta cŽè poca simpatia per chi, come il consigliere di opposizione Carla Venturino, ha avuto il coraggio civico di denunciare quanto accadeva a Celle. Nella bacheca della nuova formazione politica Rinnovamento cellese è comparsa la sua testimonianza raccolta in un libro con il messaggio inquietante: «Perché è giusto che il paese sappia cosa fa un consigliere comunale per i propri concittadini...».