«La mensa è troppo cara»vento di protesta al Campus
una mattinata all'università di legino
Gli studenti elencano i disagi: siamo isolati dalla città; bus salatissimi
IL SECOLOXIX
"CERCASI coinquilina/o per stanza singola, piazza Saffi, da 180 a 220 euro al mese". "Vendo libri di Scienze della comunicazione, metà prezzo". "Avvocato del foro di Savona impartisce lezioni di diritto privato, civile...". "Hai problemi per la stesura della tesi? Laureata con 110/110 è disponibile per battitura tesi, ricerca materiale". La casa, i libri, gli aiuti, la lontananza dal centro. Sprazzi di vita universitaria emergono dalla bacheca nel bar del campus di Legino. È ora di pranzo. In coda, gli studenti affollano la mensa. Fuori splende un tiepido sole. E così decine di ragazzi trascorrono la pausa pranzo sulle panchine, mentre mordono un panino portato da casa o un pezzo di focaccia. Al centro, un folto gruppo di ragazze divora gioiosamente super fette di polpettone, insalate, vitello tonnato, tutte prelibatezze preparate dalle mamme. «Sono costretta a portarmi il pranzo da casa perché questa mensa fa schifo - tuona Agnese Sommariva, 22 anni, di Sestri Ponente, al quarto anno di Ingegneria gestionale. È una delle più care del comprensorio. Essendo il campus in periferia, non abbiamo alternative». «Fino a qualche tempo fa per pranzo andavo in auto con una mia amica all'Ipercoop - racconta Cristina Perna -. Prendevo un piatto solo, ma almeno era gustoso». Lorenzo Cotella, anche lui genovese, punta l'indice sui costi: «Negli ultimi due anni in mensa i prezzi hanno avuto un aumento significativo: dai 4,50 euro di giugno si è passati a 5,50 euro per un pasto completo. Oltre alla qualità, che non è speciale, il cibo è freddo. Siamo costretti a scaldarlo nel forno a microonde in sala. Da quest'anno, poi, invece dell'acqua nelle bottigliette sono stati messi dei distributori con delle bevande "chimiche", come l'equocola».
Entriamo nella mensa. Com'era il cibo oggi? «Il rapporto qualità-prezzo non è male. Ho speso 6,90 euro perché mi sono dimenticato a casa la tessera universitaria» spiega Federico Silenzi, 21 anni, studente genovese di Ingegneria dell'ambiente. Ma come mai avete quest'aria così mesta? «Perché siamo sotto pressione con gli esami» risponde Federico Baudino, sanremese. Ma divertimenti non ce ne sono? «Ci rifacciamo nel fine settimana».
Dopo tante critiche andiamo dietro le quinte, dal direttore della ditta "Le Ottomani", Piero Straneo, che da tre anni gestisce la mensa del campus. «Ogni giorno proponiamo un menù che varia ogni mese con sette primi, sette secondi, contorni, frutta e dolci fatti da noi - spiega -. I grassi sono olio extravergine, d'oliva e un po' di burro per i dolci. Non usiamo soffritti e le verdure sono cotte a vapore. Per noi la qualitàè molto importante. I prezzi sono stabiliti a livello regionale dall'Ersu, che ha deciso di aumentare il costo del pasto completo di 0,75 centesimi da settembre; 5,50 è il costo massimo per un pasto completo, ma chi appartiene a determinate fasce di reddito o è borsista paga di meno, anche niente. Però, mentre prima le bevande si pagavano a parte, adesso sono comprese nel prezzo. C'è un apposito distributore di acqua naturale, gasata, alcune bibite e bevande equosolidali, come l'equocola e l'equotè, alle quali è stata data la preferenza rispetto alla Coca-Cola per non arricchire ulteriormente un mercato già ricco».
E il problema della casa per i trasfertisti? Il costo medio per una camera va dai 150 ai 250 euro. Ma la maggior parte dei ragazzi preferisce viaggiare, piuttosto che fermarsi a Savona, città giudicata «brutta, spenta, depressa». In questo caso, la vita non è comunque più facile: spesso sono lunghe le attese degli autobus dalla stazione al campus. «Non esistono navette, nè biglietti integrati treno-bus - lamenta Lorenzo Cotella -. Ogni giorno spendiamo 1,80 euro per i biglietti del bus». Ma per chi cerca un po' di svago che cosa offre il campus? A spiegarlo è Nicola Ferraris, 22 anni, di Casale Monferrato, membro del consiglio della Sacs (Studenti associati campus Savona), associazione che riunisce circa 400 studenti. «Organizziamo sia attività didattiche (conferenze, incontri con le aziende locali) - spiega - sia extrascolastiche (feste, tornei di calcetto, serate a teatro). La partecipazione è gratuita ed è un modo per stare insieme».
Stefania Mordeglia
«per i savonesi resta la caserma»
felice rossello
«IL PROBLEMA di Legino è che in realtà questo non è un campus, ma un'università. Chiude infatti alle 17. Diventerà un campus vero e proprio solo quando sarà dato più spazio agli studenti e agli insegnanti. Il problema non è solo di Legino, ma di tutte le università decentrate». A muovere la critica è una fonte autorevole, un creativo del piccolo schermo (ha partecipato per 12 anni a "Quelli che il calcio"), Felice Rossello, insegnante di Comunicazione televisiva a Scienze della comunicazione. «Nei quattro anni in cui abbiamo tenuto la trasmissione "Campus Bligny" a Radio Savona Sound - ricorda - avevamo come ospiti le autorità locali. A parole tutti si dichiaravano vicini al campus, ma di fatto non è così. Non è una realtà inserita nel contesto cittadino. Savona è una città di vecchi , per i quali questo spazio resta la caserma». Frizzante intellettualmente, non ritiene più opportuno continuare l'esperienza di "Campus Bligny", in quanto i programmi, se ripetuti a lungo, «puzzano come i pesci marci». Adesso tutte le sue energie al campus sono concentrate sul laboratorio e sullo studio televisivo, che gli dà grandi soddisfazioni: «Se avessimo un mixer, potremmo anche mandare in onda servizi giornalistici in diretta».
St. Mor.