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UNA NUOVA SPECULAZIONE EDILIZIA


Massimo Bianco

 

Ci risiamo, dopo la feroce speculazione edilizia degli anni ’60 e ’70, il ponente ligure sembra cadere preda di un nuovo e altrettanto barbaro assalto palazzinaro, perpetrata de ecocriminali travestiti da professionisti e amministratori pubblici. Il mondo sta attraversando una stagione di grave crisi economica che coinvolge direttamente proprio le attività edilizie, a chi giova dunque tutto ciò? In base a una ricerca svolta una ventina di anni fa, la provincia di Savona era risultata la più boscosa d’Europa e tale deve restare: giù le mani dal nostro entroterra!

 La nostra riviera porta ancora i segni della precedente invasione barbarica: file di palazzine e palazzoni, villini e villone a due passi dal mare o sulle colline prospicienti, che hanno deturpato irrimediabilmente paesaggi un tempo magnifici. Basti pensare, giusto per limitarsi a qualche esempio topico, ai raccapriccianti edifici rivieraschi di Borghetto Santo Spirito o alle residenze mono o bifamiliare quando non autentici condomini di Torre del Mare, l’invasiva frazione di Bergeggi nata dal nulla per soddisfare le voglie lombarde e piemontesi e che ha fatto scempio della verde collina soprastante il mare. Per non parlare poi dello stesso spaventoso agglomerato urbano di “Bopilobo”, e cioè di Borgio Verezzi, Pietra Ligure Loano e Borghetto inestricabilmente fuse assieme nell’orribile amplesso prodotto da interminabili periferie di seconde case. E se qualcuno di voi ha la faccia tosta di trovarlo bello ci sappia dire se continuerà a pensarla allo stesso dopo essere rimasto incastrato nel traffico di quella megalopoli che un tempo era quattro amene e tranquille località balneari.

L’orrore sembrava definitivamente esaurito e invece nel nuovo millennio è ricominciato. Una disgustosa avvisaglia di nuove devastazioni a venire c’era stata con il progetto di “Savona 2”, così mi pare si chiamasse, iniziato a Cadibona, dove lo scopo esclusivamente speculativo venne rivelato, mi sembra di poter affermare, con l’abbandono del quartiere nascente dovuto al mancato allacciamento all’acquedotto e al sistema fognario. Se e quando sia poi stato posto rimedio a tale orrore confesso d’ignorarlo.

Si sperava fosse un evento isolato ma purtroppo non era così. La prima località a subirne le conseguenze è stata Savona città, dove l’elenco di nuove costruzione si sta facendo lungo: dapprima le, a parere di chi scrive, riuscite edificazioni in luogo della Magrini Galilei, poi i due complessi sorti a Zinola dinanzi al mare, quindi i palazzoni e palazzotti leginesi antistanti lo stadio comunale, il nuovo quartiere nascente dietro la vecchia darsena, al cui proposito si vocifera di danni causati alla strutture della Torre Orsero dai continui approdi delle navi da crociera (sarà vero? Speriamo di no), il complesso condominiale presso la foce del Letimbro dove invece, così si dice, pompe idrovore lavorerebbero 24 ore su 24 per evitare che cantine e fondamenta si allaghino, la palazzina di Via Montenotte, peraltro ben studiata e in armonia con i dintorni, oltre ai mille altri progetti presentati e o realizzati con sorprendente regolarità, tra cui quello dell’ennesimo centro commerciale che ha portato, dopo lunghe battaglie per superare i divieti della sovrintendenza alle belle arti, alla mesta demolizione del cinema Teatro Astor che rischia di rivelarsi inutile, dato che oggi i lavori sono fermi. In fondo tutto ciò è accettabile, perfino naturale. Da definizione di vocabolario una città è “un agglomerato urbano assai vasto, denso, fitto di abitazioni e popoloso”. Amen. Se servono a evitare scempi in zone ancora intatte, ben vengano dunque tutte queste nuove costruzioni, a patto naturalmente che non siano un pugno nell’occhio e risultino ben fatte e funzionali, caratteristiche che peraltro, come ho appena riferito, non sempre sembrerebbero essere state rispettate.

Se servono a evitare scempi altrove, dicevamo. Ma servono? Purtroppo pare di no perché ormai si rischia di coinvolgere anche quei pochissimi tratti di costa ancora non del tutto rovinati e le colline circostanti, ignorate dalla precedente azione speculativa e grazie a ciò ancora verdi e che tali si vorrebbe restassero.

Già in passato ho scritto circa il porto turistico della Margonara, una cattedrale nel deserto a mio parere inutile come la, a lui collegata, Torre Fuksas, una mostruosità alta 130 metri e senza un perché, due opere che sorgeranno a metà strada tra Savona e Albisola Marina.

Sempre ad Albisola Marina, in località Grana, stanno nascendo cinque grossi condomini che tolgono ogni visuale alle villette della zona. In proposito tempo fa una agenzia immobiliare mi ha telefonato a casa per chiedere se per caso ero interessato ad acquistare un appartamento lì! L’andare a cercare acquirenti porta a porta è segno che fino a quel momento le abitazioni erano rimaste invendute? Soprassediamo. L’altro giorno però ho fatto quattro passi a Bergeggi e ho scoperto due nuove case in costruzione…  

E adesso nel comune di Savona si discute sull’eventuale edificazione delle zone collinari. Come riportato su “La Stampa” di venerdì 10 ottobre:

<< Si è svolta la relazione tecnica degli architetti Chirico, Macario, Venturi e Oliveti su uno dei temi più difficili del piano urbanistico. L’amministrazione deve decidere se confermare l’impostazione del piano regolatore già adottato che prevede un incentivo per l’edificazione nei borghi collinari già esistenti o se tornare invece al modello delle case sparse precedentemente in vigore. I tecnici ieri hanno spiegato che l’impostazione del Piano urbanistico era mirata a limitare i danni ambientali in collina. L’edificazione nei borghi collinari già esistenti, infatti, non comporta la costruzione di nuove strade, fognature, acquedotti, metanodotti ed elettrodotti.>>

Va bene, ma dove sta scritto che si deve costruire per forza da qualche parte?

Qualcuno si è accorto che è in atto una catastrofica crisi economica internazionale? Che questa crisi oltre a mandare gambe all’aria un sacco di gruppi bancari sta coinvolgendo il sistema edilizio, perché nessuno ha più convenienza ad accendere mutui e dunque a comprare casa?

Qualcuno si è accorto che negli Stati Uniti, in Spagna e in Gran Bretagna i prezzi delle case sono crollati perché nessuno più le vuole e dunque restano invendute e che qui in Italia i prezzi hanno smesso di salire?

Qualcuno si è accorto che con la crisi di borsa non ci sono più soldi e che il periodo nero sta coinvolgendo ormai anche l’economia reale?

Qualcuno si è accorto che c’è una recessione in atto e che i prezzi dei beni di prima necessità crescono all’impazzata?

Qualcuno si è accorto che i palazzi costruiti nella vecchia darsena sono semivuoti e che quando ci si aggira da quelle parti sembra di essere sul set di un film catastrofico, perché pare di aggirarsi per le strade di una metropoli abbandonata in seguito a una guerra chimica? Chi non ci crede vada farsi un giro da quelle parti e dia un’occhiata agli spazi per i negozi desolatamente deserti oppure agli inattivi citofoni. Io qualche settimana fa l’ho fatto e ho verificato che a più di un anno dalla inaugurazione oltre metà degli appartamenti risultavano sfitti: sei su otto, quattro su otto, quattordici su ventiquattro nella torre. Sul citofono di uno dei portoni addirittura non era indicato il nome di nessun inquilino! E allora chi ci andrebbe ad abitare nella Torre Fuksas, prevista a poche centinaia di metri di distanza dalla darsena savonese e i cui appartamenti di sicuro sarebbero non meno costosi di questi? Chi andrebbe ad abitare nei sempre più spopolati borghi in collina? Chi andrebbe ad abitare in zone interne addirittura di nuova creazione e lontane da ogni infrastruttura?

Insomma, chi ci guadagna da queste operazioni immobiliari? Perché se i normali cittadini non ne traggono alcun giovamento eppure i progetti vanno avanti, ovviamente qualcuno che ci guadagna deve esserci. A voi immaginare chi sia questo qualcuno. Verrebbe quasi (solo quasi, eh) da augurarsi che la crisi economica si aggravi al punto da arrestare la speculazione e mandare in fallimento tutti quei palazzinari che stanno spargendo colate di cemento come masse tumorali nel territorio ancora sano e vederli un giorno per strada a chiedere l’elemosina o, in alternativa, vederli colpiti, per la legge dantesca del contrappasso, da un bel cancro al pancreas che li faccia morire proprio come loro vogliono fare morire la nostra terra.

Per parafrasare Manzoni: “Questa speculazione non s’ha da fare, né domani, né mai.”

Massimo Bianco