Bertolotto, game over
provincia, il presidente è rimasto solo
I partiti del centro sinistra hanno deciso: la legislatura non sarà portata a termine
IL SECOLOXIX
I PROGRAMMI. E la tattica. Game over, o quasi. Il destino di Palazzo Nervi è appeso a un filo. I partiti della maggioranza - Pd, Pdci, Prc e Sinistra Democratica - ieri sera erano riuniti per decidere il da farsi. La sinistra radicale ci è arrivata con la determinazione di staccare definitivamente la spina al presidente Bertolotto, e di farlo il più in fretta possibile. Il Pd, dal canto suo, è altrettanto convinto che ormai non ci sia più alcun margine per arrivare alla scadenza naturale del mandato. Tuttavia vorrebbe chiudere prima alcune delle importantissime partite aperte e, quindi, concedere ancora un po' di tempo all'amministrazione: in cima alla lista, ovviamente, l'approvazione del Piano provinciale dei rifiuti con la discarica di Passeggi. Poche ore, si diceva, per sciogliere gli ultimi dubbi, ma la strada è tracciata.
Intanto, mercoledì, sino a notte inoltrata, la direzione provinciale dei Democratici in piazza Sisto si è svolta in un clima di rivolta generalizzata nei confronti del presidente uscente Marco Bertolotto e di quelle che sono state definite le sue «continue provocazioni» (l'ultima in ordine di tempo, l'adesione al progetto di AltraSavona). Il segretario provinciale Giovanni Lunardon avrebbe faticato non poco a tenere fermo il timone in vista di un ultimo, disperato, tentativo di ricomposizione, anche se soltanto parziale.
tre punti. Ne è uscito con un mandato ampio, ma chiaro, sostanzialmente riassumibile in tre punti. Il primo: per il Pd non ci sono più le condizioni per arrivare alla scadenza naturale del mandato.
Il secondo: ci sono alcuni punti del programma di coalizione che meritano ogni sforzo per essere affrontati, a partire dai rifiuti.
Il terzo: il partito non resterà isolato, con il cerino in mano nei confronti del resto della coalizione, con i socialisti fuori già da tempo e la sinistra radicale decisissima a staccare in tempi rapidi.
Il Pd, in effetti, si trova in una situazione complicata. È il partito di maggioranza della coalizione di governo uscente e si presenterà agli elettori in questa veste. Sarà chiamato, in altre parole, ad usare molta chiarezza per spiegare e rivendicare davanti agli elettori i risultati programmatici ottenuti sin qui da Palazzo Nervi e, nello stesso tempo, dovrà separare in modo altrettanto netto la propria «responsabilità di governo» dalle scelte compiute da Marco Bertolotto in questi ultimi mesi, con i suoi continui strappi, dall'ultimatum a Lunardon e al Pd all'occhieggiare con il centrodestra, dal prefigurare una lista civica "terzista" sino all'adesione ad AltraSavona.
I timori del Pd. Il Pd sa anche di non potersi far stringere in un abbraccio mortale tra Bertolotto e il centrodestra, tentato di portare il soccorso "azzurro" al presidente uscente, magari con un appoggio tecnico come prefigurato alcuni giorni fa dal senatore Franco Orsi: il Pdl sta alla finestra, in attesa di cogliere l'occasione migliore, e si sfrega le mani. «Gli interessi del territorio», in questo quadro, sembrano ormai una bandiera al vento, lasciata sventolare per coprire una cruda e illeggibile battaglia, che non è dato sapere quanto i cittadini e gli elettori sapranno capire, giustificare ed interpretare. C'è chi ha trasformato la partita a scacchi in corso da mesi in un puro sfoggio di tattica politica (è aperto il dibattito tra chi ritiene si tratti di tattica suicida e chi invece ritiene che il gruppo Bertolotto possa trarne un vantaggio elettorale, diretto o indiretto) e chi invece vorrebbe portare a casa ancora alcuni risultati "pesanti" per il futuro della provincia. Due nomi per tutti: Ferrania e il Piano dei rifiuti.
Il caso-rifiuti. Ma Bertolotto è stato chiarissimo: «La discarica di Passeggi è l'ultimo dei miei punti», ha mandato a dire al centrosinistra. Ha ribadito di voler restare in sella sino alla fine del mandato, con chiunque lo sostenga. Poi, nelle ultime ore, ha ripetuto in varie sedi l'ennesimo messaggio: Passeggi e il Piano dei rifiuti si possono fare, anche subito, purchè mi si garantisca di arrivare alla fine del mandato. Ma non è il gioco del Risiko e non vince chi conquista più territori o scambia più carri armati. In ballo c'è invece una questione vitale per l'intera provincia e per la città di Savona. Secondo alcuni calcoli, la discarica vadese del Boscaccio - se si troverà costretta a farsi carico in solitudine di tutti i rifiuti della provincia - potrebbe andare ad esaurimento nel giro di poco più di tre anni. L'intero sistema, che il Piano ha previsto su base "duale", rischierebbe così di saltare. I cittadini di Savona città e dell'intera provincia, andrebbero incontro ad una serie di rischi: il fallimento di un programma moderno di raccolta differenziata e gestione dei rifiuti e, anche, il rialzo delle tariffe. In ogni caso, a quel punto, qualunque amministrazione governerà Palazzo Nervi sarà praticamente "obbligata" a decretare l'ampliamento del Boscaccio. Il tutto mentre il centrodestra va ripetendo di avere al centro dei propri programmi la realizzazione di un inceneritore nel Ponente.
finale di partita. Nei prossimi giorni, Lunardon sonderà con Bertolotto la disponibilità ad affrontare questi pochi punti programmatici per arrivare sino al bilancio: dicembre-gennaio, poi tutti a casa. Ma se il presidente uscente manterrà anche nelle prossime ore l'atteggiamento degli ultimi giorni, la partita sarà già chiusa. A quel punto, nel primo consiglio provinciale utile, il centrosinistra andrà ad una verifica delle convergenze proprio sui punti del programma: programma che è quello in base al quale il centrosinistra vinse le elezioni e Bertolotto divenne presidente. Game over: ognuno di fronte alle proprie scelte e alle proprie responsabilità. Programma o tattica. E un atto nero su bianco.
Antonella Granero
granero@ilsecoloxix.it