Vado fra Bovero e il commissario
IL SECOLOXIX |
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Sette mesi vissuti pericolosamente. Potrebbe
riassumersi così, parafransando il titolo del celebre film di
Peter Weir, la travagliata storia di Bovero, del sindaco
Giacobbe e del Comune di Vado, il feudo rosso che non trova più
pace. L’ultima legislatura è stata densa di avvenimenti, ai
limiti dell’inverosimile. Si è passati dal «reuccio» Peluffo che
ha governato quasi tre lustri con il 78% dei consensi
all’amministrazione Giacobbe che fin dalla campagna elettorale
ha dovuto fare i conti con la spaccatura del centrosinistra. A
un certo punto i candidati-sindaci erano addirittura tre:
Caviglia con l’ormai celebre Comitato delle firme, Pietro Bovero
e Giacobbe scelto dalla federazione dei Ds. I guai sono
cominciati fin da subito, con Bovero caparbio, che dopo 14 anni
in giunta faceva le pulci su ogni pratica e i nuovi che
cercavano l’orientamento cercando al tempo stesso di parare i
colpi. Poi è arrivata la mazzata della piattaforma Maersk,
eredità dell’amministrazione precedente, che improvvisamente si
è tradotta in realtà con i suoi 210 mila metri quadrati. La
giunta a quel punto si è spaccata e Giacobbe nel tentativo di
tenerne insieme i pezzi, ha accettato il test della
consultazione popolare chiesta dagli ambientalisti di Franca
Guelfi e dai tre assessori dissidenti di Margherita e Firme.
Esito negativo scontato e iter della piattaforma che procede
mentre in paese monta la protesta.
A quel punto entra in scena Bovero nei panni del salvatore della
giunta: porta in dote i suoi consiglieri e assume in cambio
l’Urbanistica e un posto nel cda di Ecosavona per Pozzi. In
sette mesi Bovero fa fuoco fiamme e il Comune ringalluzzito dai
voti socialisti porta a termine la piattaforma e il Piano
regolatore. Il giorno dopo il Puc, la clamorosa rottura con
Giacobbe per la nomina di Roberto Drocchi (Pd) a capo
dell’Urbanistica. Deleghe restituite, crisi formalmente aperta e
lo spettro del commissariamento del Comune a novembre.
Misteriore le motivazioni, che stanno scatenando le più sfrenate
fantasie.
Bovero giura di aver restituito le deleghe solo per un problema
tecnico, sostenendo che l’ingegnere capo non può anche occuparsi
anche dell’Urbanistica su cui non ha competenze tecniche
specifiche. Il sindaco ritiene che la posizione di principio
assunta da Bovero si sia radicalizzata e ingigantita fino a
condurlo in un vicolo cieco. Ma non mancano teorie più
complesse. Alcuni ad esempio ritengono che sia in atto una
strategia complessiva dei socialisti che dopo aver messo in
crisi la Provincia, stanno alzando il prezzo nei Comuni di
Savona e a Vado. La teoria più accreditata è invece che Bovero
stia già pensando alla prossima giunta e sentendo parlare con
sempre maggior insistenza di un ritorno alla base di Roberto
Peluffo, voglia dettare precise condizioni sul suo ruolo in
amministrazione. |
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