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Sconvolgente
analisi-ritratto del quadro politico di ieri, di oggi, di domani
Savona ha
disperato bisogno di aria fresca
Salvateci dalla politica-spazzatura!
Manca una classe dirigente che cambi davvero
la politica e tolga le mani dalla torta
Il vice sindaco Paolo Caviglia? Un “corsaro” al
potere senza essere eletto. Siamo al mercato delle vacche. I ripetuti e
contrastanti messaggi-spazzatura del presidente Bertolotto-primario,
campione della politica funzionale ai suoi interessi.
AltraSavona? Nomi nuovi, tanti imbarchi e vecchia zavorra con ansia
di rivincita: dal Pci ai forzisti in fase di riciclaggio.
Il Pd? Un impeccabile e rodato “ufficio di collocamento”
che funziona davvero. Chi guida il partito porta il nome di Massimo
Zunino e Carlo Ruggeri (i cementificatori).
Con Giovanni Lunardon, già “vecchio” ed esecutore di
ordini. Tutti i limiti di Forza Italia quando è stata chiamata a
governare. A chi potrebbe essere affidato il futuro di Savona?
Cartelli civici, movimenti d’opinione e giovani motivati
di Bruno Lugaro
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Bruno Lugaro durante la presentazione del suo libro "IL FALLIMENTO PERFETTO" |
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Va in scena, in queste settimane a Savona, una mirabile rappresentazione
di politica-spazzatura che dimostra una volta di più quanto siano
lontani i nostri amministratori dagli interessi dei cittadini, impegnati
come sono ad alimentare il loro ego in una grottesca partita tra nani.
Protagonisti dello show,
autentici campioni del genere come l’assessore comunale socialista
Paolo Caviglia e il presidente della Provincia
Marco Bertolotto.
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Cominciamo dal primo. Assessore a
Palazzo Sisto da un bel po’ di anni, senza aver mai partecipato in
prima persona a una competizione elettorale, ci accorgiamo della sua
presenza solo quando, a cadenza semestrale, punta il fucile a tappi
contro questa o quella amministrazione di cui peraltro il suo
partito fa parte, minacciando dimissioni di assessori (mai le sue,
naturalmente), appoggi esterni, mozioni di sfiducia. La gente non ci
capisce nulla, perché se non sei, come si suol dire, dentro le cose,
come fai a capire che ogni mossa del simpatico corsaro della
politica savonese è funzionale a una poltrona, a un interesse
particolare. Manda avanti i suoi accoliti, Caviglia, vergando
comunicati stampa fuori dal tempo, in puro politichese. Ora l’arma è
diventata un mitra (a tappi), perché sventaglia sia sulla Provincia
sia sul Comune. Nel primo caso tornando a chiedere che si stacchi la
spina all’agonizzante amministrazione Bertolotto - all’interno della
quale tira peraltro a campare da un bel po’ di tempo un assessore
socialista, Pier Luigi Pesce, che disubbidì all’ordine del partito
di prendere le distanze dalla maggioranza -; nel secondo caso
prendendo di mira il sindaco Federico Berruti sollecitato a porre
mano a <un riequilibrio tra le forze della coalizione>. Detta in soldoni, una poltrona in più a noi, una in meno al
Pd. Così anche il
cittadino della strada capisce. Siamo di nuovo lì, al mercato delle
vacche. Siamo sicuri che Savona, per come è ridotta, possa
continuare a permettersi una classe politica che gioca a risiko
anziché fornire un solo straccio di risposta alle emergenze
quotidiane?
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Paolo Caviglia |
Marco Bertolotto |
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Lasciamo la domanda in
sospeso e andiamo avanti con Caviglia. Per dare forza al suo
ultimatum al sindaco, il Ps mette in piazza quell’8% conseguito alle
ultime elezioni comunali. Dimenticando che senza i voti dei radicali
(al tempo alleati nella lista Rosa nel Pugno) e di Renato Giusto, il
medico ex socialista campione di preferenze, difficilmente avrebbe
raggiunto il 4%.
Dimenticando che alle
Politiche dello scorso anno il Ps è praticamente scomparso. Ma
Caviglia ci prova. E minaccia l’appoggio esterno che significa
Ps
fuori dalla giunta e, sostanzialmente, libertà di voto in consiglio
comunale.
Il sindaco potrebbe fare spallucce, ben sapendo che Caviglia non
lascerà mai la poltrona di assessore, perdendo l’indennità e
condannandosi all’oblio. |
Eppure pare che Berruti senta
l’esigenza di rivitalizzare, secondo i suggerimenti del corsaro,
un’amministrazione sulle ginocchia. E allora attenti ai colpi di
scena della politica-spazzatura. Ne è un’esemplificazione magnifica
la vicenda Bertolotto. Pochi mesi fa, attraverso i giornali, aveva
lanciato il seguente messaggio al suo partito, il Pd: <Sono pronto a
ricandidarmi alla presidenza della Provincia>. Dall’altra parte,
silenzio. Che poteva significare: è presto per parlarne; oppure: te
lo scordi, visti i modestissimi risultati ottenuti
dall’amministrazione che guidi. Comunque sia l’ambiziosissimo
Bertolotto ha capito che non era aria. In quel preciso momento il
presidente ha avuto l’illuminazione: <Basta con i vecchi schemi
politici, voglio un modello di partito più vicino alla gente e alle
richieste del territorio>. Scusi Bertolotto: ma se il
Pd l’avesse
ricandidata come lei pretendeva, questo rigetto per il vecchio modo
di fare politica si sarebbe manifestato? Viene il dubbio che per
Bertolotto la politica è buona se è funzionale ai suoi interessi,
altrimenti è da buttare. Quando la politica gli ha portato fortuna
nella corsa a un primariato al Santa Corona, nessun lamento si è
levato da parte sua riguardo ai partiti lontani dalla gente.
Comunque, dopo aver flirtato un po’ con il centrodestra e annunciato
la nascita di una propria lista autonoma vicino alla gente e blabla….blabla, Bertolotto ha scelto il progetto politico di
Altra
Savona e del senatore Sergio Cappelli, che è l’unica novità apparsa
sulla scena politica savonese da qualche anno a questa parte. |
Sergio Cappelli
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E che a crearla sia stato un
signore appena tornato da un “esilio” volontario e dorato di sette
anni a Cuba, la dice lunga sull’immobilismo dei nostri politici.
Difficile capire dove andrà a parare Altra Savona, se correrà
alle prossime elezioni amministrative in splendida solitudine o
cercando accordi con il Pd o il Pdl.
Per ora si può solo dire che ha rotto
gli schemi, si è incuneata nelle debolezze del sistema politico
locale, cooptando frotte di nomi nuovi che mai prima d’ora avevano
scelto di spendersi in politica. |
Più di quanto
abbia fatto il Pd, tanto per dire. Non male come inizio. Certo, ci
sono anche le zavorre: amministratori trombati con ansia di
rivincita, vecchi arnesi del Pci, forzisti in fase di riciclaggio.
Cappelli li ha imbarcati un po’ tutti, con il pragmatismo di chi
pensa che prima si costruisce l’edificio, poi c’è sempre tempo per
eliminare il superfluo e il dannoso. Sa bene, Cappelli, che nel caso
contrario il movimento nascerebbe morto, vittima di quegli stessi
“mali” che si propone di combattere. Insomma, anche per Altra Savona
il rischio di virare verso la politica-spazzatura è dietro l’angolo.
Ma almeno in questo caso è doverosa una concessione di credito. Che
invece è difficile accordare a Pd e Pdl. Partiamo dal
Pd. Il senso
di onnipotenza che anima il partito a Savona è “scritto” prima di
tutto nella gestione spregiudicata delle operazioni urbanistiche in
atto e di là da venire, nonché nel potere di controllo che esercita
sugli organi di governo e di sottogoverno. Non sarà più il “grande
ufficio di collocamento” della tradizione Pci-Pds-Ds, ma è un fatto
che se si è in “quota al Pd” diventa più facile per un geometra
ottenere un incarico, per un architetto aggiudicarsi un progetto,
per un medico fare carriera, per un disoccupato, studente
universitario fuori corso, finire ai vertici di un’azienda pubblica.
Insomma, consigliate la tessera del Pd (e un po’ di attivismo) ai
vostri figli se non trovano lavoro. Certo, altrove saranno il
Pdl o
la Lega, a distribuire incarichi agli amici. Ma a
Savona è il Pd. E la svolta di Veltroni non ha cambiato nulla, nei
modi e neppure negli uomini. Altro che rinnovamento: andate a vedere
chi guida davvero il partito.
Massimo Zunino |
Carlo Ruggeri |
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Massimo Zunino e
Carlo Ruggeri (i cementificatori): gli stessi di vent’anni fa.
Giovanni Lunardon è il
loro paravento. Giovane, brillante, eppure già vecchio
politicamente, perché assolutamente organico, funzionale
agli interessi del partito, che quasi mai coincidono con
quelli della città. Altrimenti potremmo anche farcene una
ragione. Il Pd, a Savona, è solo il nuovo simbolo dei Ds.
I “margheriti”? Non
esistono. Fagocitati, ridotti a raccogliere le briciole che scendono
dal tavolo. Eppure, nella vicenda della Provincia e del Comune,
rispetto ai vari Bertolotto e Caviglia, è ancora il
Pd a uscirne
bene, a dimostrare almeno una cultura di governo (attenzione, non di
buon governo), un minimo di senso di responsabilità, un barlume di
rispetto per gli elettori.
Difficile
accordare credito anche al Pdl che ai prossimi turni elettorali si
aspetta di incassare la rendita del consenso popolare di cui
gode, al momento, Berlusconi. Mi sembra azzardato. |
Proseguire sulla strada
dell’immobilismo di idee e uomini che ha contraddistinto Forza
Italia negli ultimi dieci anni a Savona, è un salto nel buio. La
storia insegna. Questa tattica ha prodotto fin qui solo brucianti
sconfitte per gli “azzurri”. Come in un beffardo copione, ad ogni
successo elettorale del Cavaliere, corrispondeva, a livello locale,
una Caporetto di Forza Italia. Il partito avrebbe potuto in questi
anni almeno cominciare a costruire sulle rovine una nuova classe
dirigente. Compito più facile quando non si hanno responsabilità
dirette di governo. Non l’ha fatto. E ora è diventato francamente
patetico il riproporsi sulla scena degli stessi personaggi. Viene da
chiedersi: ma perché dovrei votare dei perdenti di professione?
Oltretutto, Forza Italia, quando ha governato (parliamo dei quattro
anni, ’94-’98, di Francesco Gervasio sindaco) ha dimostrato tutti i
suoi limiti. Ricordate? Si logorò lentamente in una guerra
intestina. Questo perché non esisteva allora e non esiste oggi un
partito vero all’interno del quale contenere le spinte
individualiste e narcisiste dei suoi esponenti.
Savona ha
disperato bisogno di una ventata di aria fresca, di una nuova classe
dirigente che cambi davvero il modo di fare politica, che sia
disposta a difendere gli interessi collettivi, a togliere le mani
dalla torta. Sarebbe bello che fossero i partiti tradizionali a
sentire questa esigenza, prima di autocondannarsi all’estinzione.
Ma poiché sembra impossibile, ben vengano cartelli civici,
movimenti d’opinione e giovani motivati. Il futuro di Savona, oggi
più che mai, è nelle loro mani.
BRUNO LUGARO
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