TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Albenga: pochi conoscono un progetto che arreca più danni di benefici<Quel
porto danneggerà agricoltura e campeggi
ma
spariscano anche 900 metri di spiaggia> Per un posto
barca a 450 clienti condanna a morte per stabilimenti balneari Albenga - Non si tratta di essere ambientalisti, in senso massimalistico. Semmai è un problema di onestà intellettuale e di morale-etica pubblica ormai sempre più in disuso. Non è progresso civile, né economico-sociale, far credere, sbandierare, come sta avvenendo anche ad Albenga, che un porto turistico sia il toccasana allo sviluppo di una città. Se poi si aggiunge che il progetto è zeppo di contraddizioni e ricco di autolesionismo, è ancora peggio. C’è da preoccuparsi e mobilitarsi. Chiedersi, a chi giova?E’ una grande menzogna (parlare di benefici a prescindere da…) che Giulia Crespi, presidente nazionale del Fai, ex proprietaria del Corriera della Sera ai tempi di Piero Ottone, direttore, ha già documentato in più circostanze. La stessa Giulia Crespi che il ministro Bondi (governo Berlusconi) ha di recente proposto alla nomina di senatore a vita per la sua instancabile, tenace lotta a favore della tutela dell’ambiente e dei tesori storici. Due cittadini albenganesi, Giancarlo Dellepiane e Gianluigi Viveri, hanno sottoscritto un documento che il buon senso, l’informazione corretta, consiglierebbero la lettura a tutte le famiglie. Ai giovani, al modo della scuola soprattutto. Alle associazioni culturali ed esoteriche, anche a quelle con sede a Garlenda e Villanova, oltre che Albenga. A tutte le persone che antepongono nella loro vita quotidiana gli interessi collettivi a quelli personali, di categoria o di casta. Non è un problema di bandierine di partiti. E’ una questione di coscienza. Con un punto fermo. Quale futuro per una città che ha già pagato e sta pagando errori pesantissimi, in particolare nelle scelte di trasformazione edilizia del suo territorio, nell’abbandono di terre agricole, “sacrificate” e pagate a peso d’oro. Dellepiane e Viveri sottopongono problematiche e quesiti che non sono opinabili. Sono realtà certe, come la matematica. Ricordano, tra l’altro, la presenza di Sic (sito di interesse comunitario) che delimitano le colonie di posidonie, impedendo giuridicamente la realizzazione del progetto in discussione. Le tavole recenti della Regione Liguria indicano che la prateria corre parallela alla costa tra i 250-280 metri e entrerebbe in contatto diretto col molo foraneo. Le conseguenze sarebbero l’insabbiamento delle praterie stesse, il degrado, la loro morte. Come è avvenuto, stando alla documentazione della Regione (allegato 9- 1324973), davanti al porto di Loano. La prateria non solo è utilissima alla flora e alla fauna marina, insomma per evitare la scomparsa dei pesci che mangiamo, ma da sempre regola le correnti e protegge le spiagge dalla corrosione. Dellepiane e Viveri documentano inoltre che la Corte di Giustizia Europea, con recente sentenza del 14 settembre 2006, ha ribadito che gli stati membri non possono autorizzare interventi che compromettono le caratteristiche ecologiche dei siti (Sic). E ancora: documentano che con l’attuale progetto
<spariscono 900 metri di spiaggia dove sono presenti stabilimenti
balneari, Circolo Nautico, Lega Navale, oltre a spiagge
libere. E’ un tratto di spiaggia centrale, utilizzato dai residenti,
dagli occupanti di seconde case, dagli ospiti di 4 campeggi.
Tutti privati, come conseguenza, dell’accesso diretto al mare>. Non solo: < Dalla Darsena il porto si sviluppa
per 1250 metri verso Ceriale e come retroporto ci sono
i terreni agricoli, con ciò che rappresentano…un progetto che incide
nel piano di trasformazione urbana in fase di adozione, su aree
destinate all’agricoltura e al turismo all’aria aperta>. Cosa rispondono, meglio se con dati altrettanto certi, i fautori del progetto? Cosa rispondono i rappresentanti degli agricoltori? Dei campeggiatori? di Giancarlo Dellepiane e Gianluigi Viveri
Osservatorio pubblico – Albenga
CISA -
Comitato Ingauno per
la
osservatorioalbenga@no-log.org
Salvaguardia dell'Ambiente
Al Sindaco del Comune di Albenga
Osservazioni sulla richiesta di concessione demaniale al fine di
costruire il porto di Albenga
La delibera della Sezione del controllo di legittimità cita ancora
la sentenza n.168/2005 del Consiglio di Stato: “L’organo legale
[...] si è dato carico di verificare lo stato della giurisprudenza
comunitaria quale emergente sia dall’interpretazione data alla
materia delle concessioni da parte della Commissione Europea nella
[...] Comunicazione del 12 aprile 2000, sia dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri con circolari n. 3944 del 1° marzo 2002 e n.
8756 del 6 giugno 2002. [...] Il Consiglio di Stato ribadisce che la
scelta del contraente incontra i limiti indicati dalle norme del
Trattato in materia di concessioni di beni pubblici di rilevanza
economica e dei principi generali del diritto comunitario, tra cui
la non discriminazione, la parità di trattamento e la trasparenza.
Da ciò l’Organo giurisdizionale, richiamando il consolidato
indirizzo della giurisprudenza amministrativa, afferma l’obbligo
della gara ad evidenza pubblica.
La Sezione, pertanto, non ha motivo per discostarsi dalla [...]
consolidata giurisprudenza e, conseguentemente, ritiene di dover
affermare, anche nel caso all’esame, che le concessioni di beni
pubblici siano da sottoporre ai principi di evidenza pubblica
che impongono l’espletamento di gara
formale anche in presenza di una sola domanda, che si pone
pertanto come atto prodromico all’indizione della gara medesima
(grassetto e sottolineatura nostri, n.d.r.). Ciò nel presupposto che
con la concessione di area demaniale marittima si consente a
soggetti operanti sul mercato una possibilità di lucro, tale da
imporre una procedura competitiva ispirata ai principi di
trasparenza e di non discriminazione. A tale proposito, va
sottolineato che la concessione di un bene demaniale marittimo si
atteggia quale fattispecie complessa in cui assumono rilievo non
solo la messa a disposizione del bene pubblico (dietro
corresponsione di un canone), ma anche gli aspetti convenzionali
relativi alle opere da realizzare, alla durata in funzione
dell’equilibrio economico-finanziario dell’investimento programmato,
nonché alla connessa attività di gestione delle opere stesse”.
Secondo un normale percorso logico-giuridico, la fonte del rapporto
concessorio sta nell’emanazione del provvedimento amministrativo;
invece, nel caso in esame, il provvedimento amministrativo viene
degradato a mero atto di approvazione del rapporto convenzionale già
originatosi e perfezionato altrimenti. Perciò tale rapporto
convenzionale deve uniformarsi ai ricordati principi del Trattato
CE.
SIC, indicato nella Tavola 9 (Fondali Loano-Albenga) predisposta
dalla Regione Liguria (pSIC IT1324973), la cui lontananza dalla
costa varia da circa 250m a circa 400m (in corrispondenza del molo
della Darsena). Escluso il primo breve tratto, esso corre
parallelamente alla costa ad una distanza compresa fra 250m e 280m
(le misure approssimative che abbiamo ricavato dalle tavole sono:
minimo 242m, intermedio 271m, massimo 414m - zona darsena). È,
quindi, a diretto contatto col molo foraneo, la cui base,
immergendosi nel mare, vi si protrude per oltre 37m, nella parte non
tracimabile, e per 27m, in quella tracimabile.
Con la collocazione proposta, la base della diga foranea sarebbe
contigua e/o invaderebbe la colonia di posidonie individuata nella
nuova perimetrazione della Regione Liguria, con assoluta certezza
del suo insabbiamento e, quindi, del suo degrado e della sua morte.
Questa, infatti, è la conseguenza della mancata osservanza di una
“adeguata zona di rispetto”, come si può constatare da quanto
avvenuto davanti al porto di Loano (allegata tavola 9 pSIC 1324973
Fondali Loano – Albenga).
A tale proposito, occorre considerare la Sentenza Corte di Giustizia
Ue 14/09/2006, causa C-244/05, secondo cui “il regime di una
protezione appropriata applicabile ai siti che figurano in un elenco
nazionale trasmesso alla Commissione delle Comunità europee [...]
richiede che gli Stati membri non autorizzino interventi che
rischiano di compromettere seriamente le caratteristiche ecologiche
di questi siti...”
Stiamo assistendo a un'inversione del rapporto fra piano e progetto:
qui si decide su un progetto che avrà necessariamente una notevole
influenza sul piano urbanistico comunale, in via di elaborazione, e
che già modifica in maniera rilevante quello vigente.
La domanda, a nostro avviso, non può avere corso senza una
Valutazione Ambientale Strategica. Quello che viene presentato è un
piano e/o programma che disegna la città futura, non un semplice
progetto: lo afferma scopertamente l'allegata tavola denominata
“sviluppo dell'area nel futuro”, in cui già si può vedere
l'appendice del porto nel tessuto urbano. Da qui, è facile
immaginare, in un futuro non troppo lontano, l'urbanizzazione e
trasformazione del retroporto da zona agricola a zona
turistico-residenziale. Questo avverrebbe a maggior ragione
nell'ipotesi di spostamento a monte della ferrovia.
Di fronte a ciò, si può forse negare che de facto il progetto
interferisce con le aree agricole e con quelle destinate a campeggi?
Ovviamente no; quindi, si può affermare che il progetto contiene un
piano che risulta sottinteso e sottordinato ad esso, invece di
essere sovraordinato: data la natura di questo progetto, non è
possibile bypassare la pianificazione di livello superiore (c'è un
PRG vigente e un PUC in corso di elaborazione). Un'opera di tale
portata non richiede scorciatoie, ma il coinvolgimento effettivo dei
soggetti interessati, in primo luogo i cittadini.
Ai sensi dell'art. 5, comma d), del
Decreto Legislativo 152/2006
come modificato dal
Decreto Legislativo 16 gennaio 2008 nr. 4,
per piani e programmi si
intendono "tutti gli atti e
provvedimenti di pianificazione e di programmazione comunque
denominati previsti da disposizioni legislative, regolamentari o
amministrative adottati o approvati da autorità statali, regionali o
locali, compresi quelli cofinanziati dalla Comunità europea,
nonché le loro modifiche; salvi i casi in cui le norme di
settore vigenti dispongano altrimenti, la valutazione
ambientale strategica viene eseguita, prima dell'approvazione, sui
piani e programmi adottati oppure, ove non sia previsto un atto
formale di adozione, sulle proposte di piani o programmi giunte al
grado di elaborazione necessario e sufficiente per la loro
presentazione per l'approvazione".
osservatorio pubblico – Albenga
CISA – Comitato Ingauno
osservatorioalbenga@no-log.org
per
la Salvaguardia dell'Ambiente
Gianluigi Viveri
Giancarlo Dellepiane |