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ISTITUZIONI MALATE

  Marco Giacinto Pellifroni


Marco Giacinto Pellifroni

Ormai è il caso di dire che siamo sommersi dalle macerie di istituzioni, perlopiù non elettive, cresciute smisuratamente nel loro potere di rovinare i normali cittadini pur di mantenere se stesse nella conduzione arbitraria e inappellabile della cosa pubblica.

L’elenco di queste “istituzioni” auto-referenti è lunga: parte dalle banche centrali e si snoda via via lungo un percorso che tocca le società di rating, gli studi di revisioni contabili, le società assicuratrici contro i rischi di default, gli istituti di asserita vigilanza sulle borse, le banche commerciali e infine, uniche entità di presunta elezione popolare, i governi; questi ultimi al totale servizio dei su elencati organi, ai quali devono render conto in misura assai maggiore che ai propri elettori.

La settimana appena trascorsa è stata la più turbolenta che i mercati finanziari ricordino da decenni, con impennate al ribasso sull’onda di sentiments, di rumors di imminenti fallimenti, e poi al rialzo alla notizia di dichiarazioni delle “autorità” monetarie che avrebbero dovuto suonare come campane a morto e sono state invece accolte con grida di giubilo e acquisti a piene mani di azioni, specie finanziarie, evitate come la peste sino a pochi minuti prima: una vera isteria collettiva nei due sensi.

La “notiziona” che ha riportato il toro nelle borse mondiali*, con excursus prossimi al 10% in alcune di esse, dopo giorni di perdite angoscianti, è stata rilasciata da Bush in persona, il quale ha dichiarato che tutta la spazzatura finanziaria (“tossica”) più o meno nascosta nei bilanci della banche di ogni ordine e grado sarà garantita dal governo USA in dollari sonanti, per una cifra che, a seconda delle diverse interpretazioni, oscilla tra $ 1 e 2 miliardi. Naturalmente, il fine dichiarato è altamente umanitario: evitare nuovi fallimenti bancari e relativi licenziamenti, salvare i fondi pensione e d’investimento, rassicurare i risparmiatori. Ma chi pagherà per la somma di errori o, meglio, di crimini, commessi da tutte quelle “autorità” già nominate, che sono le vere responsabili della tempesta perfetta, in atto da ormai 13 mesi? Certo non gli incompetenti e fraudolenti autori, ripagati anzi per i loro pregiati servizi con decine o centinaia di milioni di dollari. E chi allora? I cittadini, americani per primi, e, a seguire, gli altri sparsi in ogni angolo del pianeta, noi italiani compresi, ingannati a nostra volta da banche che, esempio per tutti, hanno piazzato sino al giorno prima del fallimento i bond di Lehman Bros agli ignari clienti, garantiti da rating da A in su. Giustamente l’associazione dei consumatori Adusbef invoca un tribunale internazionale per crimini economici che metta alla sbarra i vari Greenspan, Bernanke, Draghi, Trichet, contestualmente allo studio di una nuova Bretton Woods, ossia una edizione aggiornata delle misure varate in quella località americana nel 1944, con l’aggancio di tutte le valute al dollaro e di quest’ultimo all’oro nel rapporto fisso di $ 35 all’oncia.

Ai personaggi sopra citati ne va aggiunto, forse addirittura come primo nella lista, Henry “Hank” Paulson, che da un paio d’anni si fregia del titolo di Ministro del Tesoro USA, quando in realtà è stato messo su quella poltrona per fare innanzitutto gli interessi della banca d’investimenti di cui era il numero uno: la Goldman Sachs, quella stessa di cui è consulente, non si capisce a quale titolo, anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta; quella stessa di cui era vice-Presidente per l’Europa Mario Draghi prima di diventare Governatore di Bankitalia.


In questa chiave di lettura, e considerando che in questi giorni cominciava ad essere data come imminente anche per Goldman Sachs la sorte di Bear Sterns e di Lehman Bros, si può meglio capire cosa abbia fatto maturare nell’Amministrazione USA la storica decisione di accollarsi (anzi, di accollare ai contribuenti americani e non) una sia pur infima parte della montagna di titoli della finanza strutturata, che non trovano più un singolo acquirente in nessuna parte del mondo.

Interessi privati in atti pubblici. Conflitti d’interesse. Aggiotaggio. Insider trading. Ce n’è per tutti i gusti. Crimini commessi da membri di istituzioni private che, non vagliate da alcuna consultazione popolare, al di sopra di ogni controllo, assumono decisioni che si ripercuotono pesantemente sul versante pubblico; o, all’inverso, crimini commessi da membri di istituzioni pubbliche, ivi collocati per fare gli interessi di società private. Un mix micidiale contro gli interessi di tutti noi, indicati in Borsa come “parco buoi”.

Un bell’esempio di gestione pubblica, fatte le debite proporzioni, ci viene dalla recente scoperta della Procura di Milano sui semafori taroccati. Quant’è che vado predicando sulla vigliaccheria dei Comuni, che ci derubano peggio dei ladri (peggio perché hanno la legge dalla loro) con la scusa della sicurezza, al solo scopo di far cassa? Quant’è che vado dicendo che le sanzioni, per una persona che lavora e deve usare spesso l’auto, incidono sulle sue tasche più delle tasse a causa di divieti irrealistici e della pervicacia con cui si reprime chi non riesce ovviamente a rispettarli?

Ma non gli bastava, ai Comuni, aver costellato le vie cittadine ed extra-urbane, di cartelli assurdi, sulla scia di quelli provinciali e autostradali, per poi trasformare autovelox, semafori “intelligenti” ecc. in galline dalle uova d’oro; no, hanno voluto multare anche coloro che, in base alle pur stringenti norme, riuscivano a marciare regolarmente. Multati tutti!

Ecco, questo è un esempio palmare di cosa significa l’avidità umana e quanto questa sia dirompente quando i privati occupano  posti pubblici, direttamente o in combutta con pubblici funzionari (che truccavano anche le aste per far vincere i “compari”). Un replay, su scala ridotta, di cosa succede ai piani alti, dove siedono altrettanti malandrini, che si “nobilitano” con titoli più altisonanti: Presidente di…, Governatore di…, Ministro di…, AD di… e, negli USA, CEO, COO, CFO, etc. Gli obiettivi, in alto e in basso, li accomunano: arricchirsi, dissanguando i cittadini.

In mezzo a questi “alti e bassi” sta la classe politica; per la quale non spreco nemmeno una parola, tanto quello che già si legge da altre fonti è ben condensato nell’appellativo di “casta” che la stessa si guadagna giornalmente sul campo.

In questo vuoto pauroso di credibilità a qualsiasi livello delle cosiddette istituzioni è naturale che il governo in carica si periti di varare le norme per le prossime europee togliendo agli elettori anche la parvenza di una scelta umana, lasciando che le preferenze siano solo per i partiti, che la scelta la fanno in base al grado di appurata servilità dei candidati verso gli inamovibili vertici.

In conclusione: negli USA si sperimenta una forma di liberal-socialismo che coniughi un forzoso capitalismo di Stato con la sopravvivenza di ammortizzatori sociali che evitino la disoccupazione e la povertà di massa; in Italia si sperimenta una forma di social-liberismo, con lo Stato in fuga da ogni partecipazione industriale e bancaria, mentre i sindacati sono impegnati in vetero-salvataggi di grandi industrie tenute in vita con la respirazione artificiale, ossia coi soldi dei contribuenti (versione socialista), lasciando che i piccoli imprenditori e gli autonomi in generale vadano alla malora (versione liberista), additandoli per giunta di elusione fiscale, peraltro necessaria per sopravvivere allo tsunami di tasse prelevate per tenere in vita i “grossi”. E il cerchio così si chiude, con angeli da difendere e diavoli da additare alla pubblica gogna.

  Marco Giacinto Pellifroni               21 settembre 2008  

 * In verità, ce n’era anche una seconda, ma più tecnica e difficile da spiegare in poche righe: il divieto, sino al 2 ottobre, del short selling di 799 società finanziarie. In pratica, il bando provvisorio delle puntate al ribasso: un de profundis per il c.d libero mercato, in totale contro-tendenza alla tanto osannata deregulation dell’era reaganiana. Non si contano le proteste su Internet di broker e trader