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IL LIBRO DEL MESE: ROMANZO CRIMINALE

“In un passato molto vicino, una banda di delinquenti di strada tenta di impossessarsi di Roma. È accaduto davvero?

Il primo grande romanzo dell’Italia criminale.”

Così recita la quarta di copertina di “Romanzo criminale” (Einaudi) Di Giancarlo De Cataldo. Un grande classico moderno, uno dei migliori romanzi usciti in questo inizio di millennio. Il Libanese, il Dandi, il Freddo. Tre borgatari, romani de Roma. Tre delinquenti lucidi e capaci che covano un sogno nero: impossessarsi della città e diventarne i padroni. 

Dandi era nato dove Roma è ancora dei romani: a Tor di Nona. A dodici anni l’avevano deportato all’Infernetto. Sull’ordinanza del sindaco c’era scritto <<Ristrutturazione degli immobili degradati del centro storico>>. La storia andava avanti da una vita, ma Dandi non smetteva di ripetere che, un giorno o l’altro, sarebbe ritornato al centro. Da padrone. E tutti si dovevano inchinare al suo passaggio.”

Per riuscirci occorre un salto di qualità. Allo scopo due piccole bande malavitose si fonderanno in una, altri sodali si uniranno e il nuovo gruppo avrà forse forza sufficiente per affrontare il vecchio ras locale, il Terribile, insieme a tutta la sua gang e iniziare la scalata al successo criminale. Quello che vogliono se lo prendono, a cominciare da Patrizia, una raffinata e ambigua prostituta d’alto bordo destinata, volente o nolente, a divenire la ragazza del Dandi. I tre sono pronti a tutto:

“Il ragazzo cadde in ginocchio. Non poteva dirlo. Era gente pericolosa. Lo avrebbero ucciso.

-          Brutta situazione eh, ragazzo? – Disse il Libanese – Se parli, quelli ti sparano e se non parli ti spariamo noi…

-          Libano, una volta ho visto un film western…

-          E mo’ che centra?

-          C’entra, c’entra. C’era un cavallo ferito, poveretto, stava proprio a tirare le cuoia… e il padrone non sapeva che fare… povera bestia, lo guardava con certi occhi… perché devo soffrire così, diceva…

-          Aaah! Ho capito! È quando lui poi gli tira il colpo di grazia… pam!

-          Proprio così!

-          Però… però, Dandi, scusa, sai, ti devo dire una cosa.

-          E dilla, Libano!

-          Ma quel cavallo era ferito… e questo ragazzo, invece, a me sembra ancora tutto sano…

Dandi gli sparò a una gamba. Il ragazzo si afferrò il ginocchio e cominciò a urlare.

-          Guarda meglio, Libano!

-          Hai ragione, Dandi. È proprio messo male! E come soffre! Che dici, glielo diamo ‘sto colpo di grazia?

Il ragazzo parlò.”

A fronteggiarli, tra gli uomini del Palazzo, c’è il commissario di Polizia Nicola Scialoja, un ragazzo inquieto. “I colleghi lo giudicavano o un figlio di papà o uno strano, o tutte e due le cose insieme. In teoria era un investigatore, in pratica un tappabuchi. La sera che avevano sequestrato il barone Rosellini sostituiva un collega più esperto impegnato – manco a dirlo -  nella ricerca di un covo brigatista. S’era ritrovato fianco a fianco con il sostituto procuratore Borgia. Si erano piaciuti d’istinto. Tutti e due alti e dinoccolati, tutti e due senza protezioni politiche, tutti e due ai margini del grande giro.”

Scialoja darà loro la caccia, imperterrito, per anni.

Una storia avvincente, che tiene avvinghiato il lettore dall’inizio alla fine. Una trama peraltro semplice e complessa allo stesso tempo. Perché l’autore non si accontenta di un banale intreccio criminale, ma per suo tramite racconta anche, e bene, senza noiosi castelli in aria e patetiche dietrologie a ogni costo, un decennio abbondante di politica e segreti italiani, dal caso Moro all’attentato alla stazione di Bologna del 1980. E poi traffici di droga, mafia, camorra… Si tratta insomma di un excursus sulla storia recente d’Italia, dalla seconda metà degli anni ’70 fino a tutti gli anni ’80, visto attraverso gli occhi di una banda di criminali romani che, benché tentati da poteri superiori, erano troppo anarchici, amorali, violenti e disillusi per farsi corrompere dalla politica. Il tutto è descritto con partecipazione e allo stesso tempo con rigoroso realismo. Prima di tutto perché, trasfigurata nella finzione letteraria, s’intravede l’autentica e famigerata banda romana della Magliana, che imperversò a Roma in quegli stessi anni. Poi perché a raccontare le avventure del Freddo & company con relative indagini poliziesche non è uno qualsiasi ma appunto Giancarlo De Cataldo, che scrive sia con classe sia con cognizione di causa, in qualità di giudice presso la Corte d’Assise.

Il romanzo ha avuto un grande successo, tanto che ne è stato tratto un riuscitissimo film, per la regia di Michele Placido, con Stefano Accorsi, Kim Rossi Stuart, Anna Mouglalis, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca. Il film è uscito in doppia versione, una cinematografica più condensata (per vedere la quale è forse preferibile avere letto prima il libro perché la trama, in due sole ore di spettacolo, non è sempre facilissima da districare) e una televisiva, estesa il giusto. E a proposito del movie il critico cinematografico Marco Bertolino ha scritto:

<<Una vicenda tutta italiana: senza la specificità del suo retroterra sociale e culturale, il film non avrebbe senso di esistere. (…) un affresco storico dalle coordinate cronologiche ben precise, nel quale gli eventi non costituiscano un mero sfondo per i personaggi, bensì diventino parte integrante, quando addirittura non la stessa ragion d’essere, delle loro storie passionali e violente. (…) È la cruda umanità dei protagonisti l’elemento fondamentale della pellicola, quello che attrae irresistibilmente lo sguardo spettatoriale: senza di esso Placido avrebbe realizzato un arido pamphlet sociologico come Fatti della banda della Magliana. Invece lo spessore psicologico del personaggi, al quale ha certo contribuito il talento degli attori, conferisce a Romanzo criminale quella compiutezza artistica che non è sempre facile riscontrare nelle produzioni nostrane.>>

Questo giudizio può valere, altrettanto bene e forse perfino di più, per il romanzo originario.

È inoltre in lavorazione uno sceneggiato suddiviso in ben 12 puntate, e quindi probabilmente destinato e rivelarsi troppo lento, previsto in programmazione televisiva, almeno secondo quanto precedentemente annunciato, nel corso dell’autunno che va a iniziare. Non guastatevi la lettura del libro, conoscendo già per filo e per segno la trama grazie alla fiction tv: prima leggetevi il romanzo e poi, se ne sarete stati conquistati, godetevi pure lo sceneggiato, svolgendo i relativi raffronti. In caso di soddisfazione, però, sappiate soprattutto che lo scorso anno De Cataldo ha dato alle stampe un seguito, “Nelle mani giuste” che, riprendendo alcuni personaggi di Romanzo criminale, porta avanti l’ordito storico italiano attraverso gli anni ’90, quelli dell’immediato postcomunismo, di tangentopoli e delle stragi mafiose. “Una storia che comincia dove Romanzo criminale finisce”, recita il lancio pubblicitario. E allora: buona lettura a tutti.

Massimo Bianco