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Pellifroni risponde/ Cosa lasciamo ai finalesi…


<Ho sognato il cavalier Rinaldo Piaggio

ma in troppi hanno perso l’intelligenza>


Marco Giacinto Pellifroni

FINALE LIGURE - Le riflessioni dell’amico Richeri sono in gran parte ineccepibili, se il raffronto tra San Bernardino e Piaggio viene fatto su basi naturalistiche; un po’ meno su basi urbanistiche.

Mi riferisco in particolare alle conseguenze che entrambe le lottizzazioni hanno avuto, o avranno, su congestione, traffico, riserve idriche e, nel caso specifico di Piaggio, tipologia dell’agglomerato cittadino, in termini quali-quantitativi.

Vedo un futuro in cui i sindaci, anziché vantarsi di opere eseguite, elencheranno quelle che hanno saputo evitare. Sta già avvenendo laddove si prospettano discariche e impianti di notevole impatto ambientale.

E 240.000 metri cubi di cemento, così come 5000 abitanti aggiunti in gran parte nei periodi di punta, hanno un notevole impatto ambientale.

Mentre si dà per scontata l’invasione del cemento in aree verdi, il processo inverso è considerato blasfemo.

Rimando al bellissimo articolo di Milena De Benedetti sul numero scorso per afferrare il senso di cosa intendo dire. E aggiungo solo, a mo’ d’esempio, quanto accadde a Milano negli anni ’80, allorché, in controtendenza al trasversale “Partito del cemento”, la “signora della finanza italiana”, Anna Bonomi Bolchini,

quasi a farsi perdonare una vita spesa a cementificare lembi del territorio italiano, fece dono al Comune di una vasta area di capannoni industriali in piena città, con la precisa clausola di trasformarla a zona verde, per il solo godimento dei cittadini milanesi, senza intermediari né sensali. Impegno che fu poi difeso con le unghie e coi denti dalla battagliera signora, giunta in tarda età a capire l’importanza di un ambiente vivibile in contrapposizione al “tappeto di verdi fruscianti banconote” che piccoli e grandi affaristi vedono in ogni stormir di fronde.

Morale: si può ancora sperare nella conversione di un singolo, sia pure in età prossima alla morte, ma è speranza vana attenderla da parte di impersonali CdA, magari stranieri, quali quelli che oggi governano la Piaggio.


Rinaldo Piaggio
Concedetemi un’utopia e immaginiamo per un attimo il cavaliere del Lavoro Rinaldo Piaggio che, giunto alla soglia degli 80, dona alla città di Finale Ligure l’intera area industriale della sua azienda, vincolandola a lecceto!

Sarebbe il più prezioso regalo per tutti i finalesi, presenti e futuri, anche e proprio in termini dei loro amati soldi, perché accrescerebbe non solo il valore estetico, ambientale e di vivibilità dell’intero paese (mi si perdoni il termine, ma lo trovo assai più onorevole di “città”), ma anche quello grettamente pecuniario, accrescendo il valore venale dell’edilizia esistente.

I nostri vecchi “anteguerra” questa indissolubilità di valori l’avrebbero afferrata al volo; quelli di oggi invece, come ben sottolinea la De Benedetti, ne hanno perso l’intelligenza.

Quanto alle banche, ho avuto modo di conversare tempo fa con Flaminio Richeri sulla loro reale natura predatoria, nascosta alla gente da una classe politica connivente.

Invito quindi sia lui che il maggior numero possibile di cittadini a documentarsene con la lettura di “€uroschiavi” di Marco Della Luna e “La Repubblica delle Banche” di Elio Lannutti, entrambi da me presentati con gli autori nella rassegna finalese “Un Libro per l’Estate”. Apprenderanno particolari del tutto insospettati.

 Marco Giacinto Pellifroni