Bertolotto, settimana di passione
crisi in provincia: riunioni frenetiche, commissario in vista
Il Pd (stasera summit urgente) è ormai pronto a far cadere la giunta. Disaccordo sui tempi
IL SECOLOXIX
LA SETTIMANA CALDA per la Provincia di Savona è già iniziata e il clima è da resa dei conti. Il destino del presidente Marco Bertolotto sembra ormai segnato dopo l'annuncio, nei giorni scorsi, di voler correre con una sua lista civica trasversale alle prossime elezioni. Una dichiarazione non del tutto inaspettata, ma che di fatto ha reso insanabile la frattura tra il presidente-medico e i partiti che lo hanno fin qui sostenuto. Una situazione di profondo imbarazzo che lo stesso centrosinistra savonese vuole sanare al più presto: l'obiettivo, dichiarato o no, è la caduta della giunta Bertolotto. Resta ancora da capire quando e con quali modalità.
E sono proprio queste le ore febbrili delle telefonate, delle trattative e dei summit. Dopo l'incontro fra i capigruppo della maggioranza, l'appuntamento è per giovedì con la riunione di tutti i gruppi consiliari rappresentati in giunta. Ma un altro momento fondamentale sarà quello di stasera coi vertici del Pd a colloquio per trovare una soluzione più rapida e indolore possibile.
Sì, perché è proprio il principale partito del centrosinistra ad essere in maggiore difficoltà. Bersaglio già da mesi delle critiche di Bertolotto, il Pd difficilmente si turerà ancora il naso per chiudere la legislatura nei suoi tempi naturali (primavera 2009). Aspettare la mozione di sfiducia del centrodestra, del resto, potrebbe infatti rivelarsi un autogol politico da pagare in termini di voti. L'obiettivo sarebbe quindi una soluzione di compromesso: sostenere la giunta per pochi mesi, giusto per chiudere partite importanti come Ferrania o i progetti di Vado e portuali, e poi aprire la crisi, dando il via a un breve commissariamento.
Ma il Pd deve fare i conti anche con i suoi alleati che sembrano premere per far cadere Bertolotto al più presto. «Col segretario del Pd Lunardon ci siamo sentiti costantemente in queste ore e sul piano politico siamo d'accordo - afferma Franca Ferrando, Sinistra democratica - la rottura è in atto e tireremo le somme nei prossimi giorni, credo in modo concorde per tutto il centrosinistra da Rifondazione ai socialisti» Soluzione condivisa ed evitare di farsi anticipare dalla mozione di sfiducia del Pdl: questo è ciò che auspica la Ferrando, che però avverte: «Le verifiche coi consiglieri vanno fatte: bisogna avere i numeri per far le cose, ma i numeri sono necessari anche per andare avanti. Ormai sul piano politico il dado è tratto e lo ha tratto Bertolotto»
«Bisogna chiudere la faccenda il prima possibile, i fatti ci portano lì. Non metto limiti alla provvidenza, ma non credo ai miracoli» Non lascia margini alle trattative Carla Siri, Pdci. Per l'assessore alla pubblica istruzione della giunta Bertolotto la rottura è insanabile e prima si va a casa, meglio è: «I tempi non li so con certezza, ma so che la situazione è estremamente delicata con un presidente che ha preso delle decisioni e non le ha neppure comunicate in giunta - prosegue la Siri - cosìè difficile andare avanti, abbiamo richiesto una verifica di maggioranza che dipani questo grosso problema politico che intacca la giunta»
«Si è verificato un atto di separazione - ribadisce - gli altri assessori lo hanno saputo attraverso i giornali, c'è una frattura in giunta di cui bisogna prendere atto. Nessuno è obbligato a fare politica, ed è legittimo prendere delle decisioni, ma occorre poi agire di conseguenza».
Ancora più duri i socialisti, usciti dalla giunta Bertolotto già due anni fa per divergenze sul programma: «Noi ce ne siamo andati ma ora se ne deve andare lui, anzi via tutta la "banda dei quattro": Bertolotto, Scrivano, Paliotto e Pesce - esclama Sergio Altamura - il nostro obiettivo è mandare a casa il presidente il prima possibile: ha già fatto troppi danni in politica, meglio si occupi di medicina e di Africa»
Marco Gervino
«mi silurano?lo spieghinoai cittadini»
la replica
n «QUESTI giorni li affronto come sempre, lavorando in ospedale e in Provincia: ci sono tante cose da fare e occorre farle». Marco Bertolotto dice di vivere serenamente le ore che decideranno il suo destino come presidente della Provincia di Savona e forse anche il suo futuro politico. «Penso che un conto è ciò che farà ognuno nel futuro, un altro è quello che dobbiamo fare fino alla fine del mandato per l'impegno preso con gli elettori - afferma - poi però io ho un voto soltanto nel consiglio, che è il mio; e se ci saranno altre decisioni ognuno si assumerà le sue responsabilità. Se vogliono farmi cadere, lo facciano, poi andranno a spiegarlo agli elettori»
Sereno e battagliero Bertolotto ribadisce che le sue dichiarazioni non volevano distruggere la maggioranza.
«Io ho detto che farò una mia lista trasversale con chi ci vorrà stare, ho lanciato un'idea e far saltare una giunta per questo mi sembra assurdo».
«La maggioranza sta in piedi per un voto - spiega Bertolotto - e quindi sarebbe come se io dicessi "la faccio cadere perché non mi volete più candidare"».
Tuttavia anche l'ipotesi di essere sfiduciato non preoccupa più di tanto Bertolotto: «Tornerò al mio lavoro, anzi continuerò a farlo - conclude - e nel frattempo proseguirò nel costruire una rete di contatti sul territorio e nel comporre la mia lista».
M. G.