TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
S. Corona, flop per la nuova Casa di Cura
San Paolo,
fallito il “ristorante del cuore”
A Pietra Ligure, nel bando di gara, non è stato
previsto il “diritto di superficie” e le banche negano i soldi ai
privati. Una gaffe da 14 milioni di euro? Bando europeo da rifare.
Altre sorprese dietro l’angolo.
A Savona, invece, la notizia-burla (dimenticata)
che annunciava, con nomi, cognomi, fotografie dei protagonisti,
l’avvio del “ristorante S. Paolo” <con diversi menù pensando al
cuore>, ma anche <dolci per i bimbi ospiti a pediatria e chirurgia
pediatrica>. Le informazioni erano contenute nel periodico
trimestrale dell’Asl 2 Savonese pagato dai contribuenti nella voce
“sanità”. Sperperi&demagogia. Ma non solo…
di
Luciano Corrado
Santa Corona: gli articoli sui giornali, come meritava
l’avvenimento, non erano mancati. Con tutti i particolari o quasi.
Per comodità dei lettori (vedi quello apparso su
La Stampa/b> a
firma di Augusto Rembado….). La notizia positiva ed attesa
era la conclusione dell’asta per la costruzione (meglio
ricostruzione visto che c’è un edificio esistente, conosciuto come
Padiglione ex reverende suore)
di un moderno Centro di Cura e Riabilitazione
pubblico-privato all’interno del S. Corona.
Il valore dell’investimento, a carico dei privati, sarebbe
ammontato a 13 milioni 258 mila euro.
L’azienda S. Corona, oltre a mettere a disposizione
l’immobile, garantiva una concessione della durata di 50 anni.
Il
centro, secondo quanto indicato nel bando europeo, prevedeva 25
posti letto, due sale operatorie, 16 ambulatori, una palestra
riabilitativa, una foresteria con 8 camere singole.
Un’ottima occasione per il S. Corona che
accresceva, senza dover fare comici “girotondi”, potenzialità e
servizi verso i cittadini utenti, garantiva nuovi posti di lavoro,
evitava come accade oggi di trasferire pazienti post operati e per
la riabilitazione alla casa di Cura privata San Michele di
Albenga (sotto amministrazione controllata, su decisione del
tribunale per vicende varie tra soci).
Insomma,
l’iniziativa pubblico-privata prendeva avvio sotto i migliori
auspici. E tante benedizioni.
Il Secolo XIX annunciava, inoltre, l’imminente nomina del
consiglio di amministrazione
<composto da due membri nominati dai privati, due dai
pubblici ed uno scelto di comune accordo>.
E ancora: <L’intervento che prevede la demolizione e
ricostruzione dell’immobile sarà realizzato da un raggruppamento di
imprese di cui è capogruppo la Cress>
(Consorzio di
cooperative sociali, alcune con sede a Savona, vedi il sito
www.cress.it).
Inoltre, sempre
Il Secolo XIX, a firma di
Silvia Andreetto,
ricordava che la gestione della struttura veniva affidata ad
una società
“Pietra
nuova spa”. Nessuna indicazione sui soci, sui componenti.
La Stampa, nel sommario, precisava solo che
<l’asta si
è conclusa con l’interesse di una società che fa capo a
Lorenzo
Spotorno>.
Insostituibile “mago dell’anca”.
Difficile non ipotizzare l’origine e la fonte delle notizie da
quel Flavio Neirotti che gode di “buona stampa” e può contare
su un ristretto staff di fedelissimi. Anche quando nei reparti le
cose non vanno proprio come si fanno apparire all’esterno, grazie
all’ausilio dell’informazione scritta, video o radiofonica, dei blog
benevoli.
I nomi degli altri soci della
“Pietra nuova spa”
li
conoscono
in parecchi, ma stiamo al “gioco” Taciamoli. Renderli noti da
fastidio a qualcuno? Sono ingombranti? Rivelano prossimi accordi con
l’Asl, in quel di Loano, nel campo della riabilitazione?
Dell’assistenza agli anziani? Affari insomma tra pubblico e privato
benedetti dal Pd e da Forza Italia. Come accade nella
gestione di alcune cooperative interne al S. Corona.
Sta di
fatto che da questa storia il più “scottato” sembra il prof.
Lorenzo Spotorno. Prima lo si “reclamizza” come
mente e finanziatore di un evento di grande importanza, poi si fa
calare il sipario del silenzio. E un silenzio imbarazzante.
E il caso
vuole che, come era accaduto, quando Trucioli annunciò gli interessi
in campo, a livello nazionale (business privato di alcuni big), per
la nuova “clinica” del Santa Corona, sia sempre e solo quella fonte
a darci la possibilità di rendere nota la ragione del “fiasco” .
Dell’evidente errore, volete chiamarla ingenuità, commessa da chi
aveva il compito di predisporre il bando. Valutarne le conseguenze
giuridiche e pratiche.
Possibile
che nessuno degli esperti (pagati con profumate parcelle dalla
sanità pubblica) abbia avvertito il superdirettore Flavio
Neirotti che senza cedere al privato il “diritto-proprietà” di
superficie nessuna banca avrebbe potuto finanziare i 14 milioni di
euro previsti (quasi 28 miliardi delle vecchie lire).
Lo sanno
benissimo le decine di società ad hoc, decine di speculatori che
utilizzano esclusivamente i crediti, i soldi di generose (con loro)
banche nella corsa al mattone, nelle ristrutturazioni di immobili,
di alberghi (con aumenti di volume o di insediamenti abitativi
soprattutto), di lottizzazioni in collina. Investi 5 e ricavi 25. Ci
guadagna benissimo pure
la banca e con ottime garanzie.
Come finirà la “story” della Casa di Cura
del S. Corona? Probabile nuovo bando, forse
nuovi ingressi di soci e uscite. A rimetterci finora è stata
la comunità che dovrà aspettare (se accadrà) altri anni per una
struttura utile all’ospedale in una fase di depotenziamento certo,
provato e alla sanità. Meno servizi, meno qualità all’utenza.
Ospedale
San Paolo di Savona. Merita assai meno spazio, invece, la storia
un po’ squallida (sul fronte dell’informazione) di quel “grandioso”
annuncio che apparve sul
Periodico trimestrale dell’Azienda Sanitaria Locale n. 2 Savonese.
Nel capitolo “Sanità Notizie” del
marzo 2003 (vedi….).
Tralasciamo gli articoli “benedicenti” che ne scaturirono
sugli organi di stampa locale, sul brillante servizio al Tg3 Liguria
e altre emittenti.
Insomma un generale “osanniamo” per
quell’iniziativa descritta nei particolari. Nessuno si preoccupò,
invece, dei successivi riscontri. Accade spesso. Non stupisce.
Con un
din-don si sceglieva <tra diversi menù pensando alla salute del
loro cuore>. Non solo, era scritto che <a pranzo e a cena, i
pazienti ospedalizzati potevano compiere scelte gastronomiche su un
menù prestabilito, a prezzo invariato, con prevenzione vascolare e
con i consigli dei medici>.
Si informava, infine, che l’innovativo
servizio derivava da <un accordo tra l’Asl 2 del Savonese,
del presidente Fracassi, e l’Istituto Alberghiero di Celle
che oltre al “ristorante del cuore” prepara i dolci
per i bimbi ospiti a pediatria e chirurgia pediatrica>.
Conclusione? Prima, recente, telefonata in cardiologia: <Mi scusi,
vorrei sapere se è sempre in funzione il “menù del cuore” dell’Istituto
alberghiero di Celle>. Risposta:
chiudono il telefono, si suol dire in faccia. Secondo
tentativo, altra ora, altro giorno. Siamo più fortunati.
<Quel
servizio cosi come descritto non è mai entrato in funzione ed è
durato poco>. Ma era scritto sul vostro periodico! Risposta: <Vive
sulla luna? Venga a curarsi e pensi ai medici, alle medicine, non
alle barzellette dei menù. Sono ben altri, egregio signore, i
problemi che dobbiamo affrontare e di cui non si parla quasi mai.
Venga a vivere qualche giorno nei reparti del San Paolo, con chi lavora…>.
Al
San
Paolo, come annunciò il 27 settembre 2007,
Gigi Cancelli,
sul “Il Secolo XIX” <si è presentato nel suo ufficio di via
Manzoni alle 8.30 spaccate, il supermanager Asl,
Flavio Neirotti,
che ha confermati Anfonso Di Donato (ha avuto successivamente
qualche problemino giudiziario?)
e Claudia Agosti alla direzione amministrativa>.
Per
concludere con una nota di ottimismo (guai ad essere realisti!) di
Neirotti al Secolo XIX:
<Sono ottimista perché in
provincia partiamo da una situazione
di assistenza ospedaliera e sanitaria che oserei definire più
che buona, con lotta agli sprechi e grande professionalità, che
certamente non saranno intaccati>.
Peccato, si
fa per dire, che due mesi dopo Il Secolo XIX iniziava, in
Liguria, una “salutare” campagna in
cui venivano smascherate alcune nomine “politiche”, con un
martellante viaggio-inchiesta nei “concorsi-beffa” da primario,
nelle promozioni e nelle rigide spartizioni stile sinistra o destra,
con storie ordinarie di appalti chiacchierati.
Con un
caustico presidente della Provincia, Marco Bertolotto, ex
Pci, poi Margherita, che a Paride Pasquino de
La Stampa,
il 9 gennaio 2008, svelava:
<Qualcuno ha scelto di scatenare la
sfiducia dei cittadini su uno dei temi verso i quali c’è più
attenzione e sensibilità, la salute. Ma il vero obiettivo è di
screditare il sistema politico economico savonese, portando il
conflitto sul terreno della salute. …Attaccando
Burlando ed
il sottoscritto, due figure istituzionali, si mina l’intero processo
di sviluppo del savonese>.
Come è
finità è presto per dirlo. Chi ha “sfiduciato” Bertolotto?
Chi ha
seguito tutta l’inchiesta e le notizie sul fronte giudiziario
scritte da Sansa, Menduni e Costante si sarà fatto
un’idea di come funzionano le cose nella sanità ligure. Oltre “mensopoli”.
Cosa sia cambiato in meglio o in peggio possono dirlo soprattutto i
cittadini e gli operatori.
“Marchettari” esclusi.
Chi finisce
in certi reparti o si rivolge a strutture pubbliche può testimoniare
sulla sua pelle. Esclusi i “raccomandati eccellenti”, i “nomi
eccellenti”. Con corsie e tempi accelerati per ricoveri ed esami.
Solo una questione di fortuna! Sarà anche per questa ragione che
spesso le cronache sono avare di realtà vere sulla pelle del
“semplice cittadino”, dell’”uomo qualunque”.
Luciano
Corrado
|