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«LA NOSTRA situazione è paradossale: cerchiamo di fare del
bene ma per alcuni siamo un peso». Marco Giana, tra i più
attivi all'interno della mensa della Caritas di via De
Amicis, dà voce alla propria amarezza.
«Noi volontari cerchiamo di fare il possibile per limitare
schiamazzi e disordini. Bisogna capire che la mensa, per i
disperati che la frequentano, non rappresenta solamente un
pasto caldo: è anche un momento di socializzazione, di
integrazione. Abbiamo diviso lo stabile in due parti
distinte: oltre al refettorio c'è una stanza con carte e
giochi. Non riceviamo solo persone povere materialmente:
tanti hanno problemi mentali, di alcol o entrambi. Qui
trovano un luogo di aggregazione».
Vero è che, talvolta, il processo di socializzazione si
inceppa. E salta fuori qualche rissa.
«Succede poche volte. Il fatto è che chi non conosce la
gente che ci rende visita può interpretare male certi
comportamenti, sicuramente bizzarri e particolari, ma che
noi sappiamo come catalogare. Anche le forze dell'ordine
sono state tratte in inganno alcune volte, è normale per chi
non vive direttamente questa realtà».
Capitolo sporcizia. «A noi sembra di aiutare la comunità
locale, non di penalizzarla favorendo i cosiddetti "brutti
giri". Siamo un'alternativa alla panchina. La gente che
dorme qua, se non esistessimo, la troveremmo ai bordi delle
strade» prosegue Giana.
Che tuttavia non manca di sottolineare alcune note positive:
«Il Comune non ci ha mai fatto mancare l'appoggio economico.
Inoltre, la maggior parte dei residenti apprezza il nostro
lavoro, e questo fa piacere. Anche perché non è solo il
nordafricano o lo slavo a chiedere un piatto di minestra:
anzi, spesso si tratta di italiani, magari proprio savonesi.
F. B.
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