«Qualcuno continua a ritenerci un peso»
la caritas   IL SECOLOXIX
«LA NOSTRA situazione è paradossale: cerchiamo di fare del bene ma per alcuni siamo un peso». Marco Giana, tra i più attivi all'interno della mensa della Caritas di via De Amicis, dà voce alla propria amarezza.
«Noi volontari cerchiamo di fare il possibile per limitare schiamazzi e disordini. Bisogna capire che la mensa, per i disperati che la frequentano, non rappresenta solamente un pasto caldo: è anche un momento di socializzazione, di integrazione. Abbiamo diviso lo stabile in due parti distinte: oltre al refettorio c'è una stanza con carte e giochi. Non riceviamo solo persone povere materialmente: tanti hanno problemi mentali, di alcol o entrambi. Qui trovano un luogo di aggregazione».
Vero è che, talvolta, il processo di socializzazione si inceppa. E salta fuori qualche rissa.
«Succede poche volte. Il fatto è che chi non conosce la gente che ci rende visita può interpretare male certi comportamenti, sicuramente bizzarri e particolari, ma che noi sappiamo come catalogare. Anche le forze dell'ordine sono state tratte in inganno alcune volte, è normale per chi non vive direttamente questa realtà».
Capitolo sporcizia. «A noi sembra di aiutare la comunità locale, non di penalizzarla favorendo i cosiddetti "brutti giri". Siamo un'alternativa alla panchina. La gente che dorme qua, se non esistessimo, la troveremmo ai bordi delle strade» prosegue Giana.
Che tuttavia non manca di sottolineare alcune note positive: «Il Comune non ci ha mai fatto mancare l'appoggio economico. Inoltre, la maggior parte dei residenti apprezza il nostro lavoro, e questo fa piacere. Anche perché non è solo il nordafricano o lo slavo a chiedere un piatto di minestra: anzi, spesso si tratta di italiani, magari proprio savonesi.
F. B.