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«SULL'ACCORDO di programma della Ferrania si è dormito
troppo». Sollecitato dai sindacati che ieri mattina si sono
riuniti in fabbrica e in prefettura a Savona, e dal
presidente della Provincia Bertolotto e dal prefetto
Frediani che lo hanno accompagnato in una visita
istituzionale ad Andora per il cantiere del raddoppio
ferroviario, il ministro delle attività produttive Claudio
Scajola interviene sul caso Ferrania. E lo fa con uno
sguardo rivolto al passato, dopo i mutamenti della proprietà
con la recente fuoriuscita dell'imprenditore dell'acciaio
Vittorio Malacalza e di Marcellino Gavio (autostrade), a
favore del gruppo Messina (armatori). Cambiamento che
potrebbe far decadere anche il progetto legato al
laminatoio, portato avanti sin qui da Malacalza con i suoi
soci cinesi (Baosteel). Il ministro ha ricordato ieri che
«l'accordo firmato nel 2005 era un buon accordo, con la
partecipazione dei privati e del governo centrale di allora.
Siamo ripartiti con un programma ridimensionato, ma
cerchiamo di portarlo avanti». Il riferimento è al vecchio
progetto?energia, legato alla realizzazione di una centrale
termoelettrica alimentata a carbone, poi stralciata dagli
accordi successivi. Scajola ha rilasciato una serie di
dichiarazioni sulla questione Ferrania, a margine della
visita ai cantieri per il raddoppio ferroviario tra San
Bartolomeo al Mare e Andora: «Mi auguro che non si fermi il
piano di rilancio di una zona significativa, legata anche
all'utilizzo di un marchio che ha fatto molta storia» ha
commentato il ministro coinvolto dal presidente della
Provincia Marco Bertolotto che gli «ha chiesto di prendere
in mano la situazione». Scajola ha voluto rimarcare come le
difficoltà interne alla compagine imprenditoriale formata da
Malacalza, Messina e Gavio fossero già emerse in un recente
incontro a Roma. «La settima scorsa presso il mio ministero
- ha rivelato il ministro - è stato definito in un incontro
tecnico il percorso futuro dell'azienda, poi sono
sopraggiunti problemi all'interno della parte privata della
società». Difficoltà emerse tra Malacalza e Messina sulla
volontà di un interlocutore unico nel progetto laminatoio,
portato avanti in prima persona dall'imprenditore
dell'acciaio con i partner cinesi di Baoostel. E proprio
sulla buon'uscita da liquidare agli armatori genovesi ci
sarebbe stata la querelle poi trascesa nell'abbandono di
Malacalza con una differenza tra domanda e offerta, secondo
indiscrezioni, di 20 milioni di euro circa per rimanere
unico timoniere di Ferrania e del progetto laminatoio. Da
qui la rottura e i Messina rimasti da soli a ricapitalizzare
sino a 3,5 milioni. Questa mattina intanto alle ore 10
confronto in Regione tra l'assessore Renzo Guccinelli e le
delegazioni sindacali.
Alberto Parodi
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