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Il cemento non è buono o cattivo,

 le persone sì

Dovremmo metterci una mano sulla coscienza, accantonare i personalismi, o saremo perduti, seppelliti da questa colata di cemento, dove di buono, francamente,  si stenta a trovarne.

Nonna Abelarda  

Vorrei fare qualche piccolo commento sulla serata di presentazione del libro “il partito del cemento” di Preve e Sansa, nella Sala Rossa del Comune di  Savona, anche in relazione a quanto ho letto in proposito.

Anch’io sono rimasta colpita dalla grande partecipazione popolare, molto favorevolmente quanto a numero di presenze, vivacità, consapevolezza, un po’ meno quanto a età media. E’ triste vedere come la stragrande maggioranza dei giovani sia indifferente, poco coinvolta, rassegnata; la colpa, naturalmente, non è loro, ma di noi adulti che gli abbiamo apparecchiato questo bel mondo e che abbiamo dato loro tutto, tranne la speranza di un cambiamento.

Certo, il dibattito avrebbe potuto essere più articolato e costruttivo. Qualche intervento interessante, a parte la vetrina dei soliti politici in cerca di rilancio, ma poco tempo per approfondire. A causa anche della chiusura alle 11, inderogabile, quando come altrettante cenerentole noi che ci attardavamo siamo stati letteralmente cacciati via dal custode, con tanto di minaccia di chiamare i preposti all’ordine, che sarebbero stati “meno gentili di lui” (sue parole) e  contorno di portoni del Comune sbattuti fragorosamente alle nostre spalle dopo l’uscita sulla piazza.

L’ing. Cuneo lamenta la mancanza di dialogo, biasima il fondamentalismo degli anticemento a tutti i costi, ricorda che può esistere un cemento “buono”.

Vorrei innanzitutto spiegare che è difficile essere ragionevoli con chi non lo è, che se le posizioni di tanti cittadini si sono così irrigidite, esasperate, è perché dall’altra parte trovano un muro: nessun dialogo, nessuna mediazione con il tessuto sociale, soluzioni sbattute in faccia tal quali con dibattito assente o, al più, condizionato.

E’ difficile essere equilibrati, accomodanti, disposti a mediare, di fronte a una così totale chiusura, per poi essere anche accusati di talebanesimo (la tipica accusa che rivolge chi prima fa di tutto per esasperare, poi si scandalizza dell’esasperazione).

Mi permetto anche di aggiungere che se rispetto ai dibattiti precedenti le posizioni si sono ulteriormente radicalizzate, un motivo ci sarà. Se al di fuori dei diretti interessati e in qualche modo parti in causa, è sempre più difficile trovare chi si schieri a favore di questa cementificazione forsennata, mentre al contrario i media e i politici sono tutti allineati, anche qui ci saranno delle ragioni.


SAVONA - Sala  rossa gremita, ieri sera, alla presentazione del libro " IL PARTITO DEL CEMENTO" di Marco Preve e Ferruccio Sansa

Il dibattito, secondo me, andrebbe condotto a partire da quanto affermato da F. Sansa nel suo bell’intervento iniziale: se la magistratura non può intervenire perché tutto si svolge nella legalità, tocca ai cittadini far capire col voto alle “caste” che non possono comportarsi come signorotti medioevali, se, almeno in teoria, sono o dovrebbero essere dei rappresentanti appunto dei cittadini, liberamente eletti. Già: ma se il sistema è così chiuso e autoreggente che con il voto non si può cambiare alcunché?

Il passo successivo, almeno a livello locale,  è ricreare una democrazia dal basso, attraverso liste civiche dove possano coesistere persone di buona volontà e  di buoni intenti, disposte ad accantonare divergenze ideologiche (non i principi, solo gli ostacoli e le chiusure mentali) in nome del sacrosanto e bistrattato bene comune. E costringendo, in un circolo virtuoso, anche elementi positivi all’interno dei partiti, a tentare di riformarli dal basso. Se non altro, per timore di una emorragia di consensi, del tutto probabile a questo punto.

La sfida è questa, ed è l’unica possibile. Dovremmo metterci una mano sulla coscienza, accantonare i personalismi, o saremo perduti, seppelliti da questa colata di cemento, dove di buono, francamente,  si stenta a trovarne.

Mi rendo conto che è difficile,  ma l’alternativa, rendiamocene conto, è terribile e devastante e irreversibile.

Negli interventi dei due ammirevoli giornalisti si è anche giustamente sottolineato come il degrado ambientale vada di pari passo con quello sociale e civile.  Si riferivano a fenomeni di microcorruzione, compiacenze, connivenze, comportamenti omertosi.

Ma io andrei oltre: il degrado sociale a cui si sta andando incontro vertiginosamente è anche degrado di senso civico, di valori sociali, solidali, morali. Lo stesso tessuto portante della comunità si sfalda in nome di un egoismo indifferente, di un individualismo deteriore. Questo non è un bene per alcuno, e alla lunga lo sarà ancora meno, lasciandoci impoveriti in tutti i sensi e sguarniti di fronte alle crisi che ci si prospettano, economiche, ambientali, e non solo.

Abbiamo buttato i bambini con l’acqua sporca, e cioè i sacrosanti ideali confondendoli con gli ideologismi, e ora siamo privi di riferimenti.

Allora, non vogliamo provare a rilanciare l’idea stessa di società, solidale e volta al progresso autentico, inteso come miglior qualità della vita? Vogliamo accettare questa sfida o rimaniamo a guardare, sempre più in dissenso ma sempre più impotenti?

E’ un quesito che lancio alle persone, appunto, di buona volontà e di buone intenzioni. Non saremmo in pochi. Basta voler provare.

 Nonna belarda alias Milena De benedetti