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 ….toh!…ritornano i teoremi……

…mi ricorda qualcosa…...

Domenico Maglio


Domenico Maglio

Per parlare con pieno titolo su temi come quelli relativi alla Giustizia, alla Magistratura o anche semplicemente per fare un’analisi di queste complesse Istituzioni del nostro Stato bisognerebbe conoscere in modo approfondito tutte le questioni ad esse collegate, però per farsi un’opinione di come vengono affrontate dal potere politico tutte le criticità di questo fondamentale pilastro della nostra democrazia non servono titoli accademici, basta saper leggere perchè gli atti parlamentari non sono ancora in dialetto bergamasco ma sono in italiano, atti che si susseguono e che vengono licenziati ad ogni legislatura.

Per quanto riguarda questa legislatura, quella in corso, bisogna ammettere che su tali tematiche di importanza fondamentale per la vita del paese si sta facendo un qualcosa che non è ben comprensibile ai cittadini nei risvolti più contorti degli articoli in approvazione, ma è invece comprensibilissimo nei fini che si tendono a raggiungere.

            Ma pur non essendo né cattedratici né studiosi di diritto, a tutti appare chiaro che il tema della Giustizia in Italia è da sempre un tema dibattuto perché delicatissimo, la giustizia ha sicuramente bisogno di essere cambiata, ammodernata nelle strutture logistiche e anche nella legislazione, ma ha bisogno di essere cambiata per quanto riguarda i suoi tempi che spesso sono troppo lunghi, dare gli strumenti che garantiscano la certezza della pena, restituire ai cittadini la fiducia che i processi abbiano tempi di durata decenti.

            E’ su questo che credo le Istituzioni parlamentari debbano intervenire, sulla velocizzazione dei processi e sulle risorse destinate a migliorare questa complessa macchina che a volte si ritrova inceppata da mille difficoltà, impossibilitata a svolgere al meglio il proprio mestiere.

            Invece, in questa legislatura si fa esattamente l’opposto, ed è qui che serve saper leggere l’italiano, per verificare quanto riportato nero su bianco dalla legge finanziaria allo studio dove vengono tagliati fondi necessari al miglioramento del lavoro che la Giustizia e la Magistratura devono compiere, come d’altronde denunciano palesemente su ogni piazza d’Italia non da fondamentalisti bolscevichi ma  le forze dell’ordine stesse.

            Chi ha vinto le ultime elezioni politiche, in modo assolutamente legittimo e con voto democratico, sbandierava ad ogni piè sospinto il problema di dotare la Giustizia italiana e tutte le sue importanti ramificazioni dei fondi necessari a garantire giustizia appunto e sicurezza dei cittadini, anche se in realtà anche il precedente governo di centro sinistra aveva in realtà dato una sforbiciatina a tali fondi.

            La cosa strana è che passata la vincente sbornia elettorale l’approccio è improvvisamente cambiato, ed è diventato un approccio da parte dell’esecutivo in carica e in particolare da parte del Presidente del Consiglio attuale che parrebbe avere una visione piuttosto personale del funzionamento della Giustizia e che la vorrebbe disponibile bloccare gli iter processuali e i provvedimenti giudiziari in corso nei suoi confronti.

            Nulla di male, ognuno può fare tutte le richieste che crede, ma la Costituzione all’articolo 3 nega questa possibilità non solo al Presidente del Consiglio ma a tutti i cittadini.

            Su questa vicenda ognuno può liberamente farsi l’opinione che crede dato che per ora ancora l’opinione non è stata trasformata in reato, però i fatti sono questi e tutti li possono vedere senza bisogno di sollecitazione alcuna da parte delle forze dell’attuale minoranza parlamentare.

 

Ma ciò che ha colpito di più l’opinione pubblica è stata l’idea che per bloccare un solo processo bisognasse bloccarne altri 100.000 che andavano a giudicare reati gravissimi e vergognosi, e questo si è ben impresso nell’opinione delle persone nonostante che sotto la pressione di una forte iniziativa parlamentare dell’opposizione e dietro la sollevazione rumorosa degli addetti ai lavori si sia prodotta in fretta e furia una legge riparatrice, che in realtà è solo uno scudo per il capo dell’esecutivo come dicono le varie Associazioni di categoria che meglio di noi sono dentro al problema.

Non è finita qui come qualcuno potrebbe pensare, ma c’è dell’altro in pentola che non mancherà di far rumoreggiare stavolta non solo gli addetti ai lavori ma penso solleverà una protesta popolare di toni già vissuti quando diverrà esplicita la richiesta di reinserire l’immunità parlamentare.

Francamente, credo che anche chi con fiducia abbia guardato alla coalizione di centro destra a questo punto non possa che nutrire dubbi sulla scelta fatta nelle urne di aprile, ma non perché improvvisamente non si riconosce nei programmi enunciati in campagna elettorale, ma proprio perché tutto questo nei programmi proprio non c’era, soprattutto non avrebbe potuto esserci dato che una parte delle forze politiche del centro destra stesso sono state in prima linea per eliminarla questa immunità.

La mia opinione è che non serva un tale provvedimento, e lo dico sinceramente perché da questo punto di vista bisogna tenere conto sempre degli interessi generali e non di quelli più strettamente personali o relativi ai privilegi di un gruppo soltanto, e questo vale indistintamente per tutti e per ogni colore politico, e in cima è necessario mettere il rapporto tra cittadini e politica.

Se l’idea che passa in Italia è che si affrontano i temi della giustizia soltanto per affrontare il privilegio di alcuni e quindi rafforzare i privilegi di pochi, si introduce una separazione tra i cittadini e le istituzioni e l’idea che si affrontino grandi emergenze del paese con questo tipo di approccio è assolutamente sbagliato e da contrastare.

L’idea che questo paese dove i salari perdono il loro potere d’acquisto, dove l’inflazione sale in modo esponenziale e preoccupante, dove la situazione economica segna il passo e sta andando fuori controllo, affermare che l’unica emergenza, quella prioritaria sia la Giustizia è una follia che non trova fondamento alcuno.

Questo pensiero può anche essere di parte, ed in effetti lo è vista la distanza siderale tra chi scrive e la destra italiana, ma quando queste sottolineature vengono da quelle forze che hanno come la sinistra rapporti diretti con i ceti popolari del nostro paese, e quindi anche di destra,  un minimo di ragionamento dovrebbe innescarsi, anche per chi ha votato per il PDL oppure ha dato il suo sostegno alla Lega Nord, cittadini che li hanno votati con fiducia, che li hanno sostenuti, e lo hanno fatto non perché facessero l’immunità parlamentare ma li hanno votati perché affrontassero i temi dell’economia, del lavoro, dell’impresa, dei salari, delle pensioni.

Come detto, personalmente ho una visione politica e programmatica diversa dal centro destra, anzi radicalmente diversa e completamente opposta, tuttavia anche lo schieramento riformista o progressista che dir si voglia voleva che fossero affrontati i temi che bruciano la pelle delle persone e  non i problemi di una parte di una casta del paese.

Questo passaggio, legislativo nel particolare e politico nel generale, che auguro abbia vita breve è una cosa che rischia di produrre una lacerazione ancora più marcata tra i cittadini e le istituzioni, e questo che è già un problema si rischia di farlo diventare qualcosa di assolutamente non controllabile.

            Con il senno di poi, potevano fare qualche ragionamento meno frettoloso le forze progressiste prima delle elezioni?

            Bella domanda, ma chi oggi ha vinto e legittimamente governa ridacchiando, non si faccia illusioni, la risposta è in costruzione e se la ricorderà per un bel pezzo.

 Maglio Domenico

Azione Riformista Savona