REAZIONI ALLE DICHIARAZIONI DI CUNEO di cosco
 
IL SECOLOXIX
SE IL PRESIDENTE dell'associazione Italia Nostra, Roberto Cuneo, da sempre impegnata nella tutela del patrimonio storico, artistico e ambientale di Savona, dichiara in questi giorni che non è utile sparare a zero a prescindere sul cemento e le torri, una qualche reazione c'è da aspettarsela, soprattutto da parte di quelle associazioni culturali savonesi che fanno della lotta alla speculazione edilizia uno dei loro cavalli di battaglia.
E ieri sono fioccati i commenti alla posizione di Cuneo. Sintomo che comunque a Savona e in provincia si avverte forte il bisogno di aprire un dibattito e di arrivare a una soluzione comune sul futuro urbanistico delle città. Insomma, pare di capire, non si accettano più progetti calati o imposti dall'alto e a scatola chiusa.
«Non si tratta di essere contrari o favorevoli al cemento, - dichiara Agostino Polizzi presidente dell'associazione A Storia - il criterio deve essere il buon senso. Però ci sono altre priorità sulle quali bisognerebbe puntare l'attenzione, come le strutture abbandonate: villa Zanelli o l'ex ospedale in primis».
Carmelo Prestipino, presidente della Società Savonese di Storia Patria non si dichiara così stupito dal discorso di Cuneo: «La strada migliore da percorrere per la nostra cittàè sicuramente quella del confronto e non della chiusura».
Storia Patria è quindi alla ricerca del dibattito, «ma - continua Prestipino - bisogna aprire la città al nuovo con misura, nel rispetto anche delle tradizioni».
Chi invece reagisce all'intervento di Cuneo con toni più accesi è Carlo Cerva, presidente dell'associazione A'Campanassa: «Non condivido affatto la posizione di Cuneo, e non capisco come si faccia a essere d'accordo con il progetto del Faro alla Margonara senza reali studi sui fondali e le correnti».
Anche architetti e ingegneri prendono spunto dalla polemica: «Le guerre a priori sono sbagliate - afferma l'architetto Piergiorgio Castellari - oggi c'è il problema del cemento, ieri c'era quello delle pietre e dei mattoni, ogni epoca parla il suo linguaggio e la Savona del 2000 deve parlare un nuovo linguaggio».
L'importante è però che questo linguaggio "parli" anche alla popolazione savonese e la rende partecipe.
«Sono d'accordo con Cuneo soprattutto sul fatto che mancano spazi reali di discussioni con la gente - dichiara l'ingegnere Giuseppe Antonio Ozenda, che ha elaborato insieme con un gruppo di collaboratori il progetto-proposta Savonadomani rivolto al territorio savonese - e quindi ben venga parlarne».
Però non si tratta quindi di dire banalmente cemento sì, cemento no.
«Il problema da risolvere - conclude Ozenda - è l'edificazione senza una strategia, senza un progetto, solo per occupare spazi liberi».
Sonia Cosco