RICORDO DI ESO PELUZZI Aldo Pastore
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La mia attesa è stata vana: Regione Liguria, Provincia di
Savona, Comune di Savona hanno totalmente ignorato questo
avvenimento. Non parliamo, poi, di quegli ambienti culturali ed economici Savonesi che continuano a predicare (a parole) che il rilancio economico e sociale della nostra città passa anche attraverso la valorizzazione della sua storia, delle sue tradizioni e degli uomini e degli artisti che maggiormente l'hanno onorata. Eppure: Eso Peluzzi non è ignoto o banale artista, se è vero (come è vero) che la Regione Piemonte, in collaborazione con il Comune di Barolo, ha ritenuto doveroso promuovere l'allestimento di una pregevole mostra antologica del Pittore, all'interno del Castello di Barolo, nei mesi di novembre e dicembre 1994. | ||||
Io non ho nessuna pretesa di parlare di Eso Peluzzi come artista: non sono critico d'arte e, di conseguenza, non posseggo la necessaria competenza per dissertare su questa materia; d'altra parte, molti altri, assai meglio di quanto possa fare io, hanno valorizzato la figura di questo nostro artista nel contesto della vita pittorica italiana del Primo Novecento. | ||||
Desidero parlare unicamente di Peluzzi come uomo, ricordando, a tal
proposito, due fatti particolarmente significativi: Basta ricordare alcuni dipinti di quell'epoca (I DUE CECHI; BAMBINE DELL' ORFANATROFIO NOCETI; LA PREGHIERA) per convincerci della verità di queste affermazioni. Diceva, giustamente, Gina Lagorio che "la sua opera è stata autentica espressione di un sentimento del vivere, dove l'umana verità non è mai avvilita, nè degradata, ma riscattata dalla consapevolezza di una sorte comune". Per tali ragioni, l'arte del Peluzzi è diventata negli anni anche denuncia, polemica sociale, satira di costume, bisogno di riscatto, forte affermazione della dignità di ogni essere umano. La collettività Savonese deve essere, quindi, profondamente grata a Peluzzi non soltanto per la sua arte, ma soprattutto, per gli alti valori civili e sociali che Egli ha saputo trasmettere a tutti noi. 2) Eso Peluzzi, nell'anno 1969, ha lasciato in dono ai Savonesi una collezione d'arte di grandissimo valore, chiedendo soltanto che tutte le opere donate venissero collocate ed esposte in perpetuo in uno degli ambienti della Casa di Riposo al Santuario. Questo vincolo testamentario (il cui profondo significato umano non necessita di particolari commenti) non è mai stato rispettato dalla collettività savonese, nemmeno in occasione della ricorrenza del centenario della nascita dell' artista.
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