TRUCIOLI
SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
DOBBIAMO SI’ RIPARLARE DI
CINISMO BORGHESE!
“Canto di protesta del
primo Novecento: sull’aria di “Cara piccina”
Hanno voglia Marcegaglia e Montezemolo di mostrarsi come i signori
della ragione produttiva, quella che non ce n’è altra per star tutti
bene e primi in classifica. Hanno voglia di affascinare con le loro
sirene dialettiche e mediatiche chi li dovrebbe contestare perché
tiene l’altro capo della corda del tiro alla fune e rischia di
smarrirsi come nell’Ottocento, quando si restava estasiati dal
panciotto con catena d’oro dell’orologio e dal sigaro Avana del
“padrone”.
Per carità: vecchia
parola. Diciamo meglio e più modernamente “imprenditore”. Poi magari
finiremo col dirli
“filantropi” come scritto sulla lapide della via savonese dedicata a
Viglienzoni, di cui si ricorda la costruzione dell’alveare abitativo
(per avere i lavoranti sempre in vetreria) e non certo i morti per
silicosi.
Gratta la vernice, e
viene fuori, come il lupo dalla nonna di Cappuccetto, almeno quello
Rosso, l’amorale, il cinico, il profittatore che strozzava chi aveva
bisogno di lavorare, ben sapendo che lo mandava a rischio di morte,
si infischiava dei controlli di sicurezza; profittava e basta, sulla
povera, dolente pelle ustionata degli ingannati a bella posta.
Certo!
C’è voluto poco tempo al
Procuratore Guariniello per stabilire questa assurda, criminale,
colpevole verità che è costato il prezzo di sette uomini. Gli
avvocati-manichini (a proposito: perché un “qualcuno” che ha a suo
servizio, nel suo partito ed al suo soldo i migliori avvocati
italiani, starnazza tanto quando sente di dover finire sotto
processo? Che paura dovrebbero avere i nullatenenti che finiscono
nei guai con
Allora, con raddoppiato
cinismo, si è usato spregiudicatamente l’istituto giuridico del
“patteggiamento” (cattiva parola davvero, e prassi criminale) e si è
pensato di espiare la colpa…..pagando soldoni in cambio di carcere
evitato.
C’è di che
inorridire, come e, se possibile, più di quando avemmo
notizia del delitto.
Le vittime, vite contro
euro, sono state rese merce, come nella tradizione del peggior
capitalismo così ad occhi aperti studiato da Marx (ma, ci spiegano
Montezemolo e Marcegaglia, oggi il capitalismo non è più quello: è
riguardoso, gentile, educato e persino profumato e Marx è un vecchio
barbone da riporre sotto naftalina).
E le famiglie (vi
ricordate la corona floreale della Thissen-Krupp ai funerali? Vi
ricordate le facce compunte e vuote di senso dei responsabili dire
“E’ un caso….Succede….?) sono state cinicamente poste, col
beneplacito della giustizia, davanti ad un ricatto bello e buono;
gravissimo.
Bene hanno fatto le
famiglie ad accettare l’indennità. Per due motivi: quegli
operai lavoravano a rischio per dar pane ai loro cari ed ai figli ed
il vile risarcimento almeno va nel senso di quanto avrebbero fatto
le loro volenterose braccia e le loro esperte intelligenze; inoltre
è tanto, tanto difficile aver fiducia in una giustizia affaticata,
travagliata (messa alla gogna dal “nuovo” potere politico),
disarmata dal coacervo di leggine di procedura contraddittorie,
plurime, spesso fatte ad hominem e che avvocati interessati si
impegnano a ricordare ed a non far transigere. Il “common sense” sa
di questi bastoni tra le ruote e perde la speranza più bella,
addirittura evangelica:”Beati qui sitiunt….”,sicura bandiera laica
di ogni stato di diritto degno di questo nome.
Un’altra canzone dei
primi anni del secolo scorso diceva che i commendatori escono dalle
galere fra gli scappellamenti delle corti ed al loro posto vi
entrano…i socialisti! Basta capire chi siano oggi quei “socialisti”
ed il conto, tremendamente, torna.
Ricordo una persona come
Licia Rognini, la vedova di Pino Pinelli, morto di “malore attivo”
(!!!) precipitando da una finestra della Questura di Milano mentre
veniva interrogato a seguito dell’inchiesta sulle bombe di Piazza
Fontana. Rimasta sola con due bambine, non ebbe “patteggiamenti” di
sorta dallo stato assassino, almeno “in vigilando” e le crebbe
battendo a macchina tesi di laurea (allora non c’era computer!).
Ho pensato tanto e tanto
alle sue spalle affaticate, alla solidarietà dei laureandi che le si
rivolgevano ed anche a quella, di spero tanti altri e mia, allorchè
l’Anpi l’aiutò con una sottoscrizione che avrà dato i frutti che
poteva!
Ce l’ho, eccome, con la
“borghesia” ipocrita, quando non crudele come nel caso delle vittime
torinesi, coscienza nera comprata a forza, come il bracciantato
negli anni cinquanta e, purtroppo, nel 2008.
Soldi contro condanna
Mi vergogno! Io per loro!
Sergio
Giuliani
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